17 novembre: perché i docenti scioperano?

17 novembre: perché i docenti scioperano?

17 Novembre 2023

Per il 17 novembre 2023 è stata indetta una giornata di sciopero nazionale che riguarda tutte le categorie, organizzata dai sindacati Cgil e Uil contro la manovra di bilancio 2024. Tra coloro che hanno aderito alla protesta rientra anche parte del personale docente e ricercatore dell’Università degli studi di Salerno. Lo sciopero, a differenza di quello dei trasporti, riguarderà l’intero turno lavorativo di 8 ore. L’invito alla partecipazione, in un comunicato inviato a tutta la collettività accademica, è stato sottoscritto dai docenti: Amendola Adalgiso, Avallone Gennaro, Bubbico Davide, Esposito Vincenzo, Monaco Davide, Ripa Valentina, Schiaffo Francesco e Vitale Francesco

“Scioperare il 17 novembre è una necessità democratica”, scaturita soprattutto dall’istituzione della precettazione da parte di Matteo Salvini, attuale Ministro delle Infrastrutture, del 14 novembre. Dopo l’attuazione di questa manovra, lo sciopero dei trasporti ha subìto una riduzione dell’orario (da 8 a 4 ore). Per le categorie di lavoratori e lavoratrici della sanità, poste, scuola e università, servizi pubblici e ambientali, la durata della protesta è rimasta invariata. Punti cardine della mobilitazione sono la scarsa partecipazione di politiche governative volte a tutelare la sanità e l’istruzione, settori che denunciano da tempo la condizione di precarietà, esacerbata dalla continua crescita dell’inflazione. La denuncia del personale docente dell’Ateneo salernitano, parte dalla consapevolezza che il sistema universitario a livello nazionale stia perdendo sempre più di importanza.

La legge di bilancio, oggetto della mobilitazione, prevederà tagli considerevoli per la comunità accademica. In particolare, i fondi stanziati per le borse di studio subiranno una riduzione di circa 28 milioni di euro e quelli per aiutare la categoria dei fuorisede (protagonisti di varie istanze contro il caro affitti) saranno meno di 6 milioni. Manovre inaccettabili che andranno ad escludere la maggioranza degli studenti e delle studentesse dalla possibilità di esercitare il diritto allo studio, come denunciato dall’Unione degli Universitari (UDU).

È doveroso – secondo il comunicato dei/le docenti – mobilitarsi anche per combattere l’idea che i luoghi accademici assumano sempre più la forma di mere fabbriche di conoscenza, costrette a far fronte alla scarsa presenza di fondi nazionali, puntando maggiore attenzione alla ricerca di finanziamenti privati che non garantiscono la stessa tutela di un rapporto pubblico. La precarietà del sistema universitario riguarda tutte le categorie ed ogni figura è essenziale alla funzione degli atenei. Da tempo non rientra tra le priorità governative l’istituzione di un regolare piano di reclutamento ordinario e sufficientemente finanziato per i ricercatori che dopo anni di studio e di lavoro profuso rimangono bloccati senza sapere quando otterranno un avanzamento di carriera.

Una situazione, questa, che grava sulle spalle di chi è già inserito all’interno del sistema accademico e che deve far fronte ad un lavoro spropositato rispetto alle proprie forze. Ciò comporta un senso di alienazione e frustrazione dovuto ai ritmi serrati degli impegni accademici e del lavoro culturale di base fatto per offrire una didattica sempre all’altezza delle aspettative, ed implica una necessaria riflessione su come l’istituzione universitaria, pur di rispondere alle esigenze burocratiche, stia perdendo uno dei suoi valori cardini, che è quello della libertà accademica e di come questo influisca sul rendimento di docenti e ricercatori. 

Come gli/le stessi/e docenti hanno specificato: una sola giornata di sciopero non è sufficiente per la risoluzione delle mancanze e delle carenze strutturali sempre più evidenti dell’ambito universitario. Ciò, tuttavia, può fungere come base per una mobilitazione generale necessaria nella rivendicazione dei diritti di lavoratori e lavoratrici di tutte le componenti essenziali per un più adeguato funzionamento dei luoghi accademici. Un modo per introdurre una discussione sulle tematiche oggetto della mobilitazione e, più in generale, sul ruolo critico che l’università dovrebbe occupare nel contesto nazionale.

 

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