27 Gennaio 2021
«Nell’odio nazista non c’è razionalità: è un odio che non è in noi, è fuori dell’uomo, è un frutto velenoso nato dal tronco funesto del fascismo, ma è fuori ed oltre il fascismo stesso. Non possiamo capirlo; ma possiamo e dobbiamo capire di dove nasce, e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».
– Primo Levi
Questa citazione, come anche altre tratte dal libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, sarà tra i post e le immagini nelle home di ogni social su cui si entrerà durante la giornata di oggi, come ogni 27 gennaio che si rispetti. Saranno 24 ore in cui gli hashtag #pernondimenticare, #GiornataDellaMemoria e #Shoah entreranno in tendenza in tutte le piattaforme online, i maggiori canali televisivi manderanno in onda programmi o film dedicati all’olocausto e le immagini dei pigiami a righe o delle scarpette rosse scorreranno sotto gli occhi di tutti. Una volta scattata la mezzanotte o aver postato qualche riga in onore del 27 gennaio, ognuno tornerà alla propria vita, convinto di aver fatto il suo dovere, di avere la coscienza pulita dopo aver cliccato “pubblica” sullo stato. Non importa poi se durante il resto dell’anno superstiti come la senatrice a vita Liliana Segre, a cui è stata assegnata una scorta nel 2019, ricevono ogni giorno più di 200 insulti e messaggi d’odio oppure se l’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica contemporanea registra oltre 190 distinti episodi di antisemitismo in Italia in pochi mesi. O, ancora, l’Auschwitz Memorial deve richiamare l’attenzione sui comportamenti inopportuni da parte di alcuni visitatori che giocavano a fare gli equilibristi sugli stessi binari su cui un tempo passavano i treni diretti ad Auschwitz, carichi di persone che sarebbero state rinchiuse da lì in poi nel campo di concentramento e molte di loro non avrebbe fatto più ritorno. Una memoria che viene calpestata, ignorata se coloro che visitano e camminano sullo stesso terreno che rappresenta le pagine più buie della storia vengono sopraffatti da sentimenti ludici anziché compassionevoli o di indignazione. E magari gli stessi, puntualmente, ogni 27 gennaio celebrano comunque la ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto.
Nel novembre del 2019 a Dresda, capitale dello stato tedesco della Sassonia, il Consiglio comunale ha dichiarato lo “stato d’emergenza nazismo” (Nazinotstand) a causa di atteggiamenti e azioni violente sempre più evidenti da parte di forze estremiste antidemocratiche, anti-pluraliste, misantropiche e di estrema destra. L’atto, che invita la politica a prendere dei seri provvedimenti per contrastare il fenomeno, è stato approvato da 39 consiglieri comunali Verdi, post-comunisti (Linke), Liberali (Fdp) e socialdemocratici (Spd), ma è stata considerata un’iniziativa simbolica e con errori linguistici dal partito cristiano-democratico (Cdu) di Angela Merkel. Nello stesso periodo, in Danimarca oltre 80 lapidi sono state vandalizzate, dipinte con graffiti verdi e rovesciate, in un cimitero ebraico risalente al 1807 a Randers, città dello Jutland. Ad ottobre del 2019, in Italia, al Senato è stata istituita la Commissione straordinaria contro odio, razzismo e antisemitismo. Voluta da Liliana Segre e approvata in aula con 151 voti favorevoli e 98 astenuti, la proposta non ha ottenuto l’unanimità perdendo così l’occasione di lanciare un messaggio forte e simbolico che un paese democratico dovrebbe portare avanti in maniera compatta.
In Austria, a Braunau, la casa dove nacque Adolf Hitler nel 1889, viene visitata con numerosi pellegrinaggi da coloro che continuano a condividere gli ideali nazisti e venerano l’abitazione come se fosse un luogo di culto. A giugno del 2020, dopo anni di battaglie legali, il governo austriaco ha deciso di trasformarla in una stazione di polizia. Il progetto, affidato allo studio Marte.Marte, prenderà vita entro il 2022, anno in cui l’edificio ospiterà ufficialmente gli agenti della polizia austriaca diventando simbolo di protezione per la libertà e i diritti fondamentali dei cittadini. La scelta migliore, secondo il ministro dell’Interno austriaco Karl Nehammer, per far sparire ogni traccia del peggior dittatore di tutti i tempi. Orme a cui, in un mondo che reputa disumane e denuncia ogni anno le gesta atroci e bestiali di colui che le ha lasciate, nessuno dovrebbe guardare con ammirazione.
Il rispetto per la memoria delle sei milioni di vittime dell’Olocausto, ritenuti colpevoli e condannati a morte solo perché nati ebrei, non può essere circoscritto ad un post con qualche frase ad effetto pubblicato ogni 27 gennaio. Il loro ricordo deve essere quotidianamente onorato con azioni atte a garantire pari dignità ad ogni individuo e a combattere l’indifferenza che continua a regnare sovrana. Perché di campi di concentramento, oggi, è ancora pieno il mondo. Corea del Nord, Cina, Myanmar, Malaysia, Bangladesh, Australia, America, Turchia, Libia, Siria, Bosnia e anche Italia. Magari sono denominati diversamente, come i CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) o CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) in cui in Italia sono detenuti all’incirca 45mila migranti, cifra tra le più alte di tutto l’Occidente, in attesa di essere identificati e deportati nel proprio paese d’origine. Detenuti in strutture con carenti condizioni igienico-sanitarie e spazi comuni, nei quali consumare i pasti o condurre attività ricreative, praticamente assenti.
Nomi, dinamiche e leggi diverse da quelle portate avanti durante la Seconda Guerra Mondiale, ma nate come loro nell’odio alimentato da convinzioni politiche basate sulla supremazia di un popolo su un altro e cresciute nel disinteresse di chi reputa queste realtà troppo lontane per considerarle un problema da risolvere. Ciò che è stato sta per tornare (o già lo ha fatto) e si è ancora in tempo per fermarlo prima che le coscienze di tutti vengano oscurate. Bisogna agire in fretta e si potrebbe iniziare imparando a preservare la memoria di questa giornata non solo il 27 gennaio, cercando di mettere in pratica gli insegnamenti di un periodo storico che è l’esempio di ciò che è capace di generare un clima di odio, supremazia e indifferenza. Per non diventare testimoni di un’altra Shoah.
Annaclaudia D’Errico