12 Giugno 2019
Negli ultimi anni l’eco-sostenibile ha cominciato a far parte del design e dell’architettura dando alla luce il cosiddetto “eco-design”, un particolare tipo di design pensato per garantire il benessere dell’ambiente e della società in cui viviamo. Questo tipo di design utilizza materiali sostenibili, non tossici e naturalmente riciclati, che a loro volta possono essere riutilizzati.
I movimenti ecologisti iniziati negli anni ’60 hanno portato ad una presa di coscienza da parte delle società dell’impatto che i processi produttivi generavano sull’ambiente: questo sembra aver raggiunto, negli ultimi anni, un livello di diffusione generale e sembra aver portato un insieme di esperienze che le ha spinte a conoscere e sperimentare un’ampia gamma di soluzioni e di materiali. L’ecosostenibilità entra in gioco prima che un prodotto venga messo sul mercato, con uno sguardo attento prima di tutto alle conseguenze che un certo prodotto può avere in termini di impatto ambientale. Naturalmente, il designer che si occupa dell’ideazione di questi prodotti riesce nel suo intento solo se l’azienda glielo permette: l’eco-sostenibilità, quindi, non è tanto legata alla scelta del materiale ma alla bontà della progettazione, che è l’insieme di molteplici ragionamenti per far sì che il prodotto sia fatto in un certo modo piuttosto che in un altro.
Da questa attenzione ai materiali e al loro attento uso sono nate diverse soluzioni eco-friendly come la “Radio Popolare”, una radio realizzata recuperando una cassetta della frutta per scocca e manopole e la collezione “Povero design”, lampade assemblabili le cui parti sono contenute in un tubo di cartone e i cui cavi di rivestimento dei fili elettrici sono realizzati con stringhe di scarpe. Non si direbbe, ma anche alcuni oggetti di uso quotidiano fanno parte di questa categoria: basti pensare ai vasetti di Nutella riutilizzabili come bicchieri, alle borse di ecodesign realizzate con materiali scartati da altri prodotti, agli occhiali realizzati con il legno provenienti dalle Dolomiti, alle sedie in fibra di vetro e tanto altro ancora.
Anche il consumatore ha, in tutto questo, un ruolo attivo e fondamentale: deve infatti effettuare un acquisto e un consumo responsabile, occupandosi personalmente della parte del riciclaggio e riutilizzo. Le aziende devono cominciare a considerare il consumatore come un vero e proprio agente di cambiamento, coinvolto all’interno del ciclo di vita del prodotto. Il consumatore non è altro che un individuo come tutti gli altri, che però ha deciso di cambiare le sue abitudini, informandosi di più sull’argomento.
Michela Monaco