22 Novembre 2021
Tutti i video motivazionali sono molto chiari su quali siano le abitudini da seguire per avere successo in una vita molto ordinaria: alzarsi presto, uscire, lavorare e ascoltare tanta musica con le cuffiette simulando espressioni imbronciate. Consigli molto semplici da seguire quando si è studenti universitari e si intende provare a studiare per contrastare l’abbiocco mattutino-pomeridiano-serale.
È lunedì, ma potrebbe essere qualsiasi altro giorno della settimana. Venti minuti di anticipo alla fermata perché nella vita nulla è imprevedibile quanto lo è un pullman. Cinquanta minuti per arrivare in campus ed attenderne altri quindici al terminal perché si è così in anticipo che non è arrivato neanche l’addetto al controllo del qr-code. C’è una fila troppo lunga per l’ingresso al bar, quindi meglio sacrificare il benessere del proprio stomaco e scegliere di ingerire qualsiasi cosa sia quello che è chiamato “caffè dei distributori”. Sono solo le 08:25, e l’attesa è ancora lunga.
Solo due anni fa, a quest’ora, era possibile già stare comodamente seduti in biblioteca a scattare il solito consueto selfie pre-studio per una storia instagram che non può interessare assolutamente a nessuno, e dopo finalmente aprire i libri. Ora, l’orario di apertura è spostato alle 09:00 e questo significa riuscire a sedersi soltanto dopo tre ore essersi alzato. Ma i video motivazionali sono concordi nel ritenere il sacrificio parte essenziale del risultato, perciò va bene così.
Alle 09:00 finalmente si entra, si mostra il codice della prenotazione, ci si dirige verso la propria sala e poi sì, si comincia davvero. Chi non vive una vita frenetica con poco spazio e poche possibilità, probabilmente non potrà capire la sensazione di pace e benessere nel poter studiare in un ambiente privo di interferenze. Dopo un anno e mezzo di lockdown universitario (inteso come impossibilità di accedere ai locali universitari per qualsiasi attività), ritrovarsi in biblioteca equivale a prendere una intensa boccata d’aria e poter dire “f-i-n-a-l-m-e-n-t-e”.
C’è una sola pecca: finisce tutto troppo presto. Alle 13:00 c’è già chi intima di lasciare la sala nonostante lo statino della prenotazione parli di turno fino alle 14:00. Non si può far altro che uscire e tentare una delle operazioni più ardue di sempre: cercare un’aula libera. Questa parte della narrazione è a libera immaginazione di chi legge, perché le possibilità di trovare veramente uno spazio libero e accessibile sono soggette a così tante variabili che è realmente impossibile ipotizzare una percentuale di possibilità.
Un tempo un’impresa del genere non sarebbe stata necessaria. Le biblioteche seguivano come orario di apertura quello delle 08:30-18:30. Ben dieci ore, a fronte delle quattro di ora. C’era davvero la possibilità di occupare un posto in biblioteca per tutto il giorno e dedicarsi unicamente allo studio, per tutto il tempo. Chi è abituato a studiare in biblioteca, lo sa: quattro ore seduto alla propria postazione non è lo stesso delle dieci ore trascorse lì.
È facile immaginare come ci si sentirà quando accadrà, quando si potrà stare di nuovo tutto il giorno in biblioteca: di nuovo una boccata d’aria e il pensiero fisso su “f-i-n-a-l-m-e-n-t-e”.
Resta da capire solo: tra quanto accadrà?