18 Aprile 2014
Presente bussa alla porta,
vende al dettaglio vie di uscita,
al crollo delle sue leggi di mercato.
Lo lascio attendere:
mentre mi ritrovo a giocare a dadi con la mia angoscia,
attorno ad uno specchio di oppio e cenere.
L’inverno cola dalle tegole, trovando linfa nuova dagli errori della città.
Echi lontani miglia cercano la primavera:
è vana la sua attesa,
sboccia solo quando è frutto di conquista.
L’ho sentita ruggire nel risveglio di Atene,
come un effetto domino partorire il sogno arabo.
La primavera è rivoluzione:
un j’accuse all’immobilità di questa fila indiana,
saziata da distillati di placebo e briciole di compassione.
Ora chiudo gli occhi,
la mia coscienza apre finestre dentro,
bloccate dal gelo ormai da tempo:
fuori vedo un altro me,
un guerriero che cavalca le proprie utopie
verso la genesi di un nuovo solstizio.
Gian Luca Sapere