Allerta meteo, vento forte, corridoi allagati: l’Università non chiude

Allerta meteo, vento forte, corridoi allagati: l’Università non chiude

12 Gennaio 2025

Allerta meteo, vento forte, corridoi allagati, ma l’Università non chiude. Sarebbe un apprezzabile omaggio alla resistenza se non fosse che l’università non chiude, ma cede direttamente.

Nella giornata di oggi, 12 gennaio, il Campus di Fisciano ha ospitato le consuete lezioni per gli iscritti e le iscritte ai corsi TFA. I social, e in particolare la pagina Spotted:Unisa, hanno mostrato a tutti/e noialtri le condizioni in cui quest’oggi le lezioni hanno avuto luogo. Vento forte, corridoi allagati, stracolmi d’acqua. Un’improvvisa intemperia? Niente affatto. Una situazione prevedibilissima. È stata, infatti, nella giornata di ieri, diramata un’allerta meteo relativa alla giornata di oggi, sulla base della quale il comune di Fisciano ha disposto la chiusura del cimitero comunale e dei parchi. E l’Università? (una domanda che non compare solo qui, ma che è stata rivolta anche allo stesso comune).

L’Università è rimasta aperta. Nulla da obiettare se le strutture interne al Campus fossero nelle condizioni di non subire danni. Ma i danni, purtroppo, ci sono eccome e minano letteralmente la sicurezza di chi si trova all’interno degli edifici. Nella giornata di oggi abbiamo assistito agli ennesimi studenti e alle ennesime studentesse che hanno camminato lungo un corridoio interamente allagato, bagnandosi piedi e scarpe. Abbiamo guardato ancora una volta i video di chi cammina a fatica lungo la strada per raggiungere l’edificio in cui seguire. E ancora una volta abbiamo visto qualcosa (di dimensioni non trascurabili) staccarsi da un edificio e cadere giù. Nessun ferito, per fortuna.

A nulla è servito, allora, interrogarsi su quanto accaduto agli studenti il 30 novembre. A nulla è servito che studenti e studentesse abbiano manifestato più volte di fronte al Rettorato chiedendo alla governance di Ateneo non solo di far luce su quanto accaduto ma anche di impegnarsi seriamente affinché nessun altro incidente avesse luogo. A nulla è servito il nostro articolo che richiamava la necessità di reintrodurre la didattica a distanza nelle giornate con allerta meteo. A nulla sono servite le interlocuzioni che la rappresentanza e la varie associazioni studentesche hanno finora avuto. A nulla è servita la denuncia che studenti e studentesse hanno fatto attraverso il canale di Spotted:Unisa. Nulla di quanto la comunità studentesca ha fatto, a diverso titolo e in diversi modi, è servito se, per una giornata come quella trascorsa, l’Ateneo non ha voluto chiudere il Campus e garantire la sicurezza degli iscritti e delle iscritte attraverso l’erogazione della didattica a distanza.

Continuiamo a domandare quanto abbiamo già chiesto: è davvero necessario tutto questo? È davvero indispensabile costringere studenti e studentesse a raggiungere gli edifici universitari in condizioni meteorologiche particolarmente avverse? Eppure, c’è una allerta meteo. Eppure, il comune di Fisciano si adegua a quella allerta. Il tipo di allerta (giallo, in questo caso) non può costituire una ragione sufficiente per minimizzare il pericolo e non prendere in considerazione la chiusura delle strutture e l’attivazione della didattica a distanza. Gli edifici hanno già manifestato una certa fragilità strutturale, di conseguenza l’allerta gialla (che, comunque, comporta un rischio per le zone verdi, anch’esse presenti all’interno del Campus) non può in alcun modo essere sottovalutata.

Tuttora, quindi, non è chiaro sulla base di cosa si preferisca una didattica in presenza con evidenti disagi a una didattica a distanza che tiene in considerazione la sicurezza di chi deve frequentare le lezioni.

L’incolumità degli studenti e delle studentesse non può essere un mero optional per un campus universitario che ospita quotidianamente migliaia di iscritti/e. Deve essere una priorità. Quanto accaduto il 30 novembre ha spaventato chiunque abbia attraversato la stradina della collinetta adiacente all’edificio C, ma l’atteggiamento di incuranza a cui abbiamo assistito quest’oggi spaventa forse anche di più.