24 Febbraio 2018
Ogni giorno veniamo bombardati da tante notizie. Le ascoltiamo distrattamente, le prendiamo a pizzichi ingerendole a piccoli bocconi e quello che ci rimane è una visione alterata di quella che è la realtà complessiva. Questo accade specialmente quando si parla di paesi lontani dal nostro la cui cultura è stata spesso bistrattata, fraintesa.
La Palestina, in particolar modo, è oggetto di deformazioni storiche sin dall’affermazione sionista secondo cui sarebbe stata soltanto una terra vuota. Tuttavia questa regione non era un deserto, ma una fiorente società araba con una rete costiera di porti e città molto attive nei collegamenti commerciali con l’Europa, mentre le fertili pianure interne intrattenevano scambi commerciali con le regioni vicine dell’entroterra.
La decolonizzazione, in questo contesto, non è soltanto l’interruzione e lo smantellamento del colonialismo ma anche il contrastare quello che lo storico israeliano Ilan Pappe definisce il “Memoricidio”. Perché quando si parla di memoria non dobbiamo pensare soltanto ad un popolo, ma comprendere l’importanza della storia e del calvario di ciascuna cultura.
E contro ogni stereotipo e pronostico spesso è proprio la donna palestinese a conservare intatta la cultura del suo paese. Grazie all’arte, al teatro, alla letteratura, la musica, la storiografia, gli approfondimenti giornalistici, mette di volta in volta in discussione le narrazioni dominanti lottando per la trasmissione di un sapere più onesto.
Ad adoperarsi per la diffusione di questo messaggio la rassegna Femminile palestinese, quest’anno alla quinta edizione, curata da Maria Rosaria Greco e promossa dal Centro di Produzione Teatrale Casa del Contemporaneo.
Lo storico israeliano Ilan Pappe (University of Exeter) e l’antropologa palestinese Ruba Salih (SOAS – School of Oriental and African Studies, University of London), venerdì 2 Marzo nell’Aula Vittorio Foa del DSPSC, approfondiranno il tema “Palestina, decolonizzazione e libertà accademica”. Poiché a 70 anni dalla fondazione dello Stato di Israele e quindi dalla pulizia etnica della Palestina iniziata nel 1948, “decolonizzazione” e “libertà accademica” sono questioni centrali.
Ruba Salih, a Salerno per la prima volta, ha raccontato attraverso la scrittura le storie di quelle donne la cui voce è stata rubata troppo spesso. La condizione della donna secondo l’Islam e nei paesi arabi è stata sempre oggetto di convinzioni e pregiudizi ormai consolidati. Questa è l’occasione per interrogarsi sulle ragioni e le possibilità di una convivenza reciprocamente rispettosa anche nelle nostre città.
Dopotutto il ruolo della cultura è proprio quello di aprire le sue porte a più persone possibili, per far si che ognuno sviluppi le proprie capacità critiche e favorisca l’emergere della verità.
Letizia Pizzarelli