7 Settembre 2020
Ciò che il sistema universitario ha dovuto affrontare nei mesi di attività organizzate a distanza può fungere da ispirazione per l’individuazione di idee e manovre da mettere in atto per la creazione di una nuova realtà universitaria. Il ritorno tra le aule è previsto per settembre, quando tra i banchi siederanno il 10-20% in meno delle matricole. Sebbene sia questo per ora l’effetto più incisivo riscontrato dalle università, vale la pena porre l’attenzione sulle numerose questioni emerse durante i mesi che ci siamo lasciati alle spalle.
La classe studentesca ha nutrito dubbi su ogni aspetto del percorso universitario: esami, corsi, tirocini curriculari e professionalizzanti, testi, tesi di laurea, affitto, borse di studio. Si è parlato di tutto. Con il solo scopo di chiedere sostegno e aiuti dalle università e dal ministero. I fondi sono stati individuati, ma resta ancora da capire se saranno utilizzati per sostenere gli studenti che avranno difficoltà a partecipare all’organizzazione accademica ed economica degli atenei oppure se saranno impiegati per il solo raggiungimento del pareggio interno di bilancio. Sono emersi nuovi temi e quelli di vecchia conoscenza sono tornati con un impatto maggiore.
Tutte questioni di cui si potrebbe interessare la rappresentanza studentesca chiamata a rinnovarsi nei prossimi mesi. La didattica online si è rivelata una risorsa per l’intero impianto accademico (non solo per quello privato un po’ snobbato dagli istituti pubblici), l’accessibilità ai testi online senza il ricorso alla carta stampata può aver sensibilizzato le governance d’ateneo sul bisogno di integrare le risorse bibliotecarie, la necessità di avere collegamenti rapidi tra le parti accademiche potrebbe rappresentare l’inizio di un nuovo dialogo tra le componenti universitarie, un approccio più diretto e costruttivo con i docenti e persino una rivalutazione della stessa classe studentesca che superi l’etichetta celata all’interno delle linee guida d’ateneo per il sostenimento degli esami. Nuove tematiche, nuovi approcci alla quotidianità accademica di cui è importante continuare a tenere conto anche dopo la fine della pandemia. Aspetti che si legano con le tematiche innovative già oggetto di attenzione da parte della rappresentanza, ossia quelle ambientali, che all’interno dell’ateneo salernitano richiedono ancora l’attuazione di importanti misure, tra cui la distribuzione delle borracce, l’eliminazione definitiva della plastica monouso, l’installazione di nuove fontanelle per l’approvvigionamento d’acqua. Su altre questioni delicate, invece, l’emergenza sanitaria ha amplificato gli effetti di un sistema che ha più volte sacrificato il valore di una comunità integrante pur di rientrare in parametri stretti che dessero più spazio all’idea di aziendalizzazione dei saperi anziché di libertà degli stessi.
La continua esclusione dei fuori-corso dalle agevolazioni economiche, la presenza di idonei non beneficiari, i servizi non gratuiti o non garantiti, la difficoltà di reperire il materiale didattico sono falle del sistema che ora pesano più di prima. È spesso stato detto che le università, considerate sempre più come luoghi di privilegio anziché di confronto interdisciplinare e crescita personale, stanno perdendo il prestigio anticonformista di cui godevano. Se per rilanciare la formazione accademica è necessario un profondo processo riformatore, è evidente che a farsene portavoce dovranno essere in parte anche i rappresentanti degli studenti. I quali, almeno per questa tornata elettorale, dovranno essere in grado di formulare un progetto di visione ampia e a lunga durata che vada ben oltre la solita richiesta dell’appello in più. Si dovrà far fronte comune e rilanciare un’idea rinnovata di comunità accademica, che non escluda i fuoricorso, non obblighi i diplomandi a rinunciare agli studi, non costringa i fuorisede a frequentare corsi lontani da casa senza supporti economici, che non obblighi gli studenti per l’ennesima volta ad arrangiarsi.
Le crisi possono diventare delle opportunità se colte come pretesto per cambiare. Per la rappresentanza, chiamata ad interfacciarsi continuamente con gli altri interlocutori universitari, forse è arrivato il momento di osare un po’ di più. È proprio il caso di dirlo: o si cambia ora, o mai più.
La Redazione