18 Febbraio 2021
La pubblicazione del bando per i finanziamenti delle iniziative culturali e sociali delle associazioni studentesche è forse uno dei momenti più attesi dalla comunità di studenti e studentesse impegnati in ateneo per attivismo, divulgazione, cultura, supporto didattico. È, insomma, il “pronti, partenza, via!” per allestire il backstage dello spettacolo. Tutto ciò che accade all’Università degli studi di Salerno, convegni, incontri, proiezioni, lezioni orizzontali organizzate dai gruppi studenteschi dipende da quei finanziamenti. Il bando viene reso pubblico, si valutano i requisiti, si ragiona sui punteggi, si creano progetti e si compila la documentazione necessaria da proporre ad una commissione apposita.
Ogni due anni, in quindici giorni scarsi, intraprendere collaborazioni, stimolare la creatività e per le associazioni che non partecipano alle elezioni, raccogliere un cospicuo numero di adesioni per ottenere il privilegio di partecipare ed essere riconosciuti. In fine bisogna mettersi in fila presso l’Area III – Ufficio diritto allo studio – per consegnare la propria cartellina e sperare che tra i 200.000 euro destinati alle associazioni studentesche ci siano fondi anche per quella di cui si è parte. Conclusa la trafila, passate le ore 12.00 del 24 febbraio 2020 si aspetta e (forse) si esulta.
Inutile ricordare ancora in questa sede tutto ciò che è accaduto poco più di dieci giorni dopo e sulle conseguenze che la realtà universitaria locale e nazionale ha subito non solo per l’emergenza sanitaria ma anche per i ritardi e la scarsa considerazione del mondo accademico, ma la realtà associativa ha incassato un gancio destro estremamente diretto ed impossibile da schivare. Ripensare le attività programmate in modalità telematica si è rivelato estremamente complicato data la natura delle stesse e dell’operato generale dei collettivi studenteschi, naturalmente bisognosi di contatto, di luoghi, di cooperazione.
L’idea di ricevere fondi per finanziare i progetti accolti è immediatamente diventata una chimera fino al 14 ottobre 2020, giorno in cui la PEC delle organizzazioni coinvolte ha ricevuto l’agognata comunicazione: l’elenco delle iniziative culturali e sociali finanziate è stato reso pubblico. Niente esternazioni di giubilo, la chiusura dell’Università riporta immediatamente alla consapevolezza di non poter sfruttare al massimo le potenzialità dell’opportunità ottenuta, si immaginano nuovi modi di proporre i propri progetti o rimandarli in attesa di una situazione più prospera, ma il nuovo ostacolo da abbattere è la data di scadenza: prima 31 marzo 2021, poi 31 luglio 2021 (grazie ad una proroga) che equivalgono a mesi in balia del caso, un prevedibile non ritorno all’università, difficoltà nel rielaborare i contenuti delle attività e impossibilità di usufruire di un budget prezioso.
In un intero anno di stasi, ritardi e procrastinazioni, soltanto pochi mesi per spendere denaro ed energie e continuare constatare, per l’ennesima volta, quanto la connessione tra associazioni studentesche, uffici competenti e governance sia pari a zero. Otto mesi per riunire i membri di una commissione, approvare le iniziative proposte e comunicare i risultati agli studenti. Otto mesi di dialogo assente con le associazioni, di comunicazioni non date. Più che iniziative irrisorie, news su classifiche, foto da influencer e video da webstar, ci si sarebbe aspettati una maggiore considerazione per chi vive e da all’Università degli studi di Salerno tutti i giorni impegno, volitività e dinamismo. Meno auguri, borracce, bonus e sim: fate fare agli studenti gli studenti.
Maria Vittoria Santoro
Articolo tratto dal bollettino informativo ARROCCHI ARTIFICIALI