26 Maggio 2019
Nel 2018 è approdato su Netflix il telefilm Atypical che ha come protagonista Sam (Keir Gilchrist), un adolescente affetto da autismo. Questo tema molto delicato viene affrontato in un modo tutt’altro che pesante, clinico e sofferto, anzi, viene trattato con una normalissima semplicità, rispettando le persone affette da tale malattia. Il tema centrale di Atypical è l’amore e su come questo intenso sentimento viene percepito dalla “particolare” mentalità di Sam.
Sam è intelligente, simpatico, ama l’arte e la tecnologia ma soprattutto è ossessionato dai pinguini: li cita in continuazione, sia durante le sedute di psicoanalisi che in qualsiasi altro momento. Questi uccelli non volanti sono un vero e proprio modello di comportamento per lui: guarda in continuazione documentari sull’Antartide, ripete i nomi di alcune specie di pinguini per calmarsi quando è in preda ad una crisi e paragona continuamente il loro comportamento a quello dell’uomo.
Nonostante le sue evidenti problematiche, Sam riesce ad affrontare abbastanza bene le sfide quotidiane, indossando quasi sempre le sue cuffie anti-rumore per potersi concedere la libertà di affrontare anche i luoghi più affollati. Una delle sue caratteristiche caratteriali principali è quella di essere molto diretto e di parlare senza preoccuparsi della possibile reazione delle persone, mostrando spesso una faccia priva di emozioni. Ma se, da queste sue caratteristiche può apparire un ragazzo insensibile e cinico, non significa che sia incapace di provare vere emozioni: il ragazzo vuole sapere cos’è l’amore, vuole amare ed essere amato e questo suo desiderio che insegue con tenacia va a sfatare il mito secondo il quale le persone autistiche non sono capaci di provare emozioni.
La madre (Jennifer Jason Leigh) è una donna molto apprensiva, a tratti soffocante, mentre il padre (Michael Rapaport) – dopo un lungo periodo di non-accettazione dei problemi del figlio – cerca di aiutarlo più che può, soprattutto dandogli “consigli sentimentali”, regalandoci momenti di goffa tenerezza; ma è sicuramente la sorella (Brigette Lundy-Paine) ad essere la sua ancora di salvezza e ad avere sempre un occhio puntato su di lui, sia a casa che a scuola, e sembra essere l’unica ad accettare il fratello e a trattarlo come una persona normale. Ed è proprio questa l’intenzione principale del telefilm: mettere in evidenza la linea sottile che separa ciò che è “normale” da ciò che non lo è. La serie, più che concentrarsi sul malato, va invece ad analizzare l’uomo in generale con le proprie particolarità, le proprie stranezze e la propria unicità.
Atypical riesce a far divertire e commuovere lo spettatore, spingendolo anche ad informarsi ulteriormente sulla tematica dell’autismo, avvicinandolo quindi ad una problematica reale, mostrandogli le grandi prove quotidiane che queste persone devono affrontare. Inoltre Sam, parlando di fronte allo psicologo, guarda dritto in camera e sembra puntare lo sguardo sullo spettatore al di là dello schermo, come se si stesse rivolgendo a lui: grazie all’abolizione della quarta parete, lo spettatore è completamente coinvolto e non può non affezionarsi a Sam, ai suoi amici e alla sua famiglia, imparando così a conoscere un ragazzo come tutti gli altri, sensibile, innamorato e preoccupato per il suo futuro
Michela Monaco