18 Giugno 2023
Si è conclusa il primo giugno la rassegna cinematografica “Cineforum La Macchia 8.0: Profilo Femminile”, dedicata all’emancipazione e all’autodeterminazione di genere attraverso la proiezione di film e documentari che raccontano, attraverso le epoche, le rivendicazioni delle donne, le loro lotte per ottenere diritti fondamentali. Le pellicole “Il diritto di contare”, “Suffragette”, “La lotta non è finita” (con il patrocinio dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico), “È solo a noi che sta la decisione” (con il patrocinio dell’Archivio Nazionale Cinema Impresa) e stralci di un’arringa dell’Avvocata Tina Lagostena Bassi in un processo per stupro, hanno rappresentato una possibilità di delineare un identikit, un profilo del genere femminile che si muove e si evolve attraverso la storia, proponendo narrazioni intense e sempre diverse delle lotte per una società paritaria.
Le relatrici di ogni evento hanno portato all’interno del dibattito le proprie competenze, esperienze, punti di vista arricchenti, nuovi modi per confrontarsi con le tematiche femministe odierne, una consapevolezza maggiore nel comprendere il passato, riportando un’idea di femminismo condivisa e non appartenente soltanto al proprio circostante. Dalla scelta dei prodotti audiovisivi e dal dialogo avuto con ogni ospite, è stato tessuto un filo indistruttibile che collega ogni proiezione, nonostante le differenze sostanziali tra le tematiche proposte: la storia di ogni donna è una storia anche collettiva e i diritti conquistati non hanno nulla a che fare con la scontatezza.
Si è cercato di comprendere quanto il pregiudizio culturale rispetto all’accesso delle donne a professioni pensate per il genere maschile abbia impregnato la società degli anni ‘60 e quelle a venire, in particolar modo per le donne nere, in estremo svantaggio in una società (ancora) razzializzata. Ci si è soffermati sulla storia dell’ottenimento dell’unico strumento valido per esprimere dissenso e rivendicare diritti all’interno della società: il voto, precluso al genere femminile, ottenuto attraverso lotte necessariamente non pacifiche, soprusi e violenza. Si è tornati a parlare di aborto, del dibattito che negli anni ‘70 è scaturito attorno ad esso (e di come sia simile a quello odierno), di manifestazioni, di confronto in strada, di stupro e di narrazioni della violenza.
Il Profilo femminile che delineiamo è un filo conduttore che lega le donne negli spazi di rivendicazione che nel corso della storia hanno assunto forme diverse. È un filo che a volte si presenta come una matassa impossibile da sbrogliare: la società patriarcale che vuole le donne relegate a ruoli di margine resiste nonostante tutto. A volte, invece, si libera, si estende e concede spazio: il diritto di voto, il diritto di abortire, l’abolizione del matrimonio riparatore, il reato di stupro e tutti i reati che di volta in volta sono stati inseriti per tutelare la donna. Ogni passo in più fatto dal genere femminile è un passo in più attribuibile ad una donna che di quella battaglia si è fatta portavoce per una libertà che ha intrecciato tutte. Eppure, questa non è né una storia né una battaglia che si vince da sole. Si affrontano insieme, riconoscendo l’una nell’altra, la propria aspirazione nell’aspirazione dell’altra. La risposta collettiva può essere la rivoluzione di un sistema educativo che stimoli la capacità di superare le strutture di pensiero assorbite e creare comunità attraverso nuovi modelli di donne, famiglie, genitori consapevoli, maggiore educazione emotiva. Il quadro delineato attraverso il dibattito, non ha potuto non mostrare quanto la cultura patriarcale si propaghi nella nostra contemporaneità ogni qual volta le donne provino a rivendicare i propri diritti subendo discriminazioni.
Durante i quattro incontri sono state sviscerate alcune delle questioni più nodali relative all’emancipazione femminile. Ciò che abbiamo appreso, oltre ai contenuti specifici delle questioni, va dalla considerazione che serva ancora studiare e approfondire il passato per meglio avere consapevolezza del presente, alla necessità di non dare mai per scontato i diritti acquisiti, alla possibilità di sovvertire anche narrazioni che in modo subdolo perpetrano l’idea di una donna che non debba essere alla pari rispetto ad un uomo. Abbiamo, altresì, imparato che il confronto, la messa insieme delle esperienze personali, è fondamentale per rendersi conto che alcune delle difficoltà che le donne vivono sulla propria pelle sono difficoltà sociali che necessitano di una risposta sociale e collettiva. Abbiamo compreso il valore del fare tutto ciò assieme: nessuna delle donne protagoniste delle pellicole era sola. Nessuna donna è sola se lavora insieme alle altre per l’individuazione di soluzioni che siano inclusive e rispettose di tutte. Ringraziamo profondamente le docenti che hanno animato il dibattito, invogliato ad andare oltre le nostre personali considerazioni e ispirate ad essere più consapevoli.
Manifestazione realizzata con il contributo dell’Università degli Studi di Salerno.
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