23 Giugno 2020
Una notizia sta facendo oggi il giro dei giornali. Una bambina di dodici anni è in ospedale. Il motivo, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe l’essere stata bullizzata sui social da alcuni coetanei. Non ci sono altri dettagli e in realtà non ne servono affatto per commentare una notizia sconvolgente di questo tipo.
Il bullismo, proprio come il razzismo, si cela nei meandri della nostra società, anche se facciamo finta che non sia così. Anche se ci raccontiamo che sia solo una fase, da vivere durante il periodo scolastico, e che poi semplicemente passa. I social network non hanno fatto altro che amplificare il fenomeno generando un clima di discriminazione che ha ormai da tempo varcato le mura scolastiche.
Non serve essere conoscenti, compagni di classe o vicini di casa. Il cyberbullismo ha superato la dimensione scolastica – sebbene sia un errore pensare che il bullismo si generi solo negli ambienti di istruzione – e quella del paesino. Sui social chiunque può imbattersi nel fenomeno. Solo qualche mese fa, su Instagram, lo subiva una adolescente che aveva preso parte alla diretta di un cantante, Daniel Cosmic. Il giovane ha ben pensato di rivolgere frasi offensive alla sua fan “Come stiamo? Se non ci mangi molto bene”, “Non ti importa la bellezza esteriore dei ragazzi, l’importante è che siano commestibili”, e ad un’altra ragazza ha detto “Oddio, spegni la luce”. Tutto questo in diretta. Mentre seguono e partecipano molte altre persone. Tutto questo ad adolescenti che volevano semplicemente parlare con una persona che seguivano con interesse.
La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps), in occasione della Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo che si celebra il 7 febbraio, ha reso noti dati drammatici: oltre il 50% dei ragazzi tra gli 11 e 17 anni ha subito episodi di bullismo, tra chi utilizza quotidianamente il cellulare (85,8%) ben il 22,2% riferisce di essere stato vittima di cyberbullismo. Secondo un’indagine realizzata dall’Osservatorio di Terre des Hommes e ScuolaZoo in rete le ragazze sono più colpite dei ragazzi: il 12,4% delle giovani ammette di esserne state vittima, contro il 10,4% dei ragazzi. I commenti a sfondo sessuale sono stati subiti dal 32% delle ragazze e dal 6,7% dei ragazzi. Nel 2019 la Polizia Postale ha trattato 460 casi di bullismo che hanno visto vittima un minore (52 avevano meno di 9 anni), il 18% in più rispetto al 2018. Le persone che hanno subito una diffamazione online sono state 114 e 141 quelle che hanno subito ingiurie, minacce, molestie.
Come la lotta al bullismo deve basarsi sull’educazione delle nuove generazione, sul far comprendere loro il rispetto verso gli altri, così la lotta al cyberbullismo non può far altro che partire da qui: da un’educazione impartita alle nuove (e non solo nuove) generazioni, che passi anche attraverso l’insegnamento su come utilizzare i social e su quanto possano pesare le parole. La notizia di oggi è l’ennesimo episodio di un fenomeno, dalle diverse sfaccettature, che si manifesta ancora nel nostro paese e che non abbiamo in alcun modo debellato.
Antonella Maiorino