14 Maggio 2022
Il 17, 18 e 19 maggio 2022 avranno luogo le elezioni per il rinnovo della rappresentanza studentesca interna al C.N.S.U. Uno dei candidati all’ente è Francesco Tommasino, iscritto all’Università degli studi di Salerno, sostenuto dall’Unione degli Studenti Universitari di Salerno. Lo abbiamo incontrato per discutere dei temi presenti nel programma elettorale.
Sei candidato alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) con Unione degli Universitari (UDU), sostenuto dalla coalizione Studenti Unisa. Quali sono le ragioni che vi hanno spinto a partecipare alle elezioni insieme a UDU?
È una collaborazione che va avanti da anni, in quanto condividiamo gli stessi valori di fondo. L’obiettivo che ci accomuna, e che ha come sottofondo gli ideali condivisi, è quello di creare un ambiente universitario che sia egualitario, il più aperto e inclusivo possibile, che permetta agli studenti di formarsi da un punto di vista culturale, e vivere appieno l’esperienza universitaria senza i limiti dati dall’ambiente familiare o dalla condizione socio-economica che non deve interferire con la formazione degli studenti. Creare, quindi, un ambiente universitario che permetta di fare cultura.
Chiedete di innalzare le soglie ISEE e ISPE per consentire a più studenti di ottenere le borse di studio, che opinione avete sui criteri adottati per distribuire le borse di studio? Cosa cambiereste?
L’indicatore patrimoniale non è sempre indice di quella che è la situazione socio-economica familiare. Ricollegandomi ai concetti di maggiore accessibilità e inclusione, di cui dicevo prima, aumentare l’importo massimo e aumentare le soglie ISEE e ISPE significa dare un maggiore inquadramento della situazione socio-economica reale ed evitare che uno studente perda la borsa di studio perché rientra nella soglie ISEE ma non in quelle ISPE.
Nel vostro programma proponete di rimodulare il contributo tasse per gli studenti fuoricorso: cosa prevedete nel dettaglio? Ritieni che l’attuale sistema universitario tenda ad essere poco inclusivo verso i fuoricorso?
Sì, a volte si guarda al fuoricorso come nota di demerito. In realtà, se andiamo nel dettaglio, nella situazione specifica di ogni ragazzo, si capisce che non tutti hanno la possibilità di dedicare il proprio tempo pienamente allo studio. Ci si può ritrovare in situazioni familiari, o personali, che possono portare fuori dal contesto universitario per diverso tempo. Lo studente fuoricorso va guardato non come una persona che non abbia interesse nel percorso universitario, ma come una persona da includere in quella che è la vita universitaria. Va supportato e non escluso. Tra le idee e gli ideali che portiamo avanti ormai da anni c’è l’inclusione di tutti e non solo di pochi eletti.
Proponete di aumentare la percentuale dell’investimento del PIL nell’area didattica soprattutto per la ricerca. Quanto secondo voi è tutelata la ricerca accademica?
Pensiamo sia doveroso creare un’università completa, piena, che dia occasione di formarsi ma anche di continuare il proprio percorso all’interno della stessa università. Troppi sono gli studenti che si formano in Italia e che emigrano all’estero. C’è molto potenziale e credo che debba rimanere qui, essere coltivato, anche dalle stesse università.
Nel programma si parla di “istituzione di meeting della rappresentanza”, cosa intendete con questo? Questi meeting sarebbero aperti anche agli studenti che non fanno rappresentanza? Secondo te c’è abbastanza confronto tra chi fa rappresentanza e chi no sulle tematiche universitarie?
Il confronto è la base con cui cerchiamo di essere presenti all’interno dell’università quotidianamente. Le problematiche ci accomunano tutti, non sono solo dell’individuo singolo, e l’opportunità di istituire un confronto generale tra quelle che sono le varie realtà risulta cruciale. Per poter rappresentare al meglio c’è bisogno di dibattito. Istituire un confronto, che è quello che già ci impegniamo a fare quotidianamente, e portarlo ad un livello superiore, a una possibilità di confronto generale tra gli studenti dell’ateneo stesso e fra tutti gli atenei della Regione e dell’Italia, può aiutare a migliorare le varie situazioni.
Proponete di affiancare delle attività di tirocinio al percorso dei 24 cfu. Come valutate questa nuova modalità di accesso all’insegnamento? Come valutate l’organizzazione che ne fa l’Università? A Salerno ad esempio i corsi del primo semestre sono stati organizzati in tre settimane e mezzo, in che modo si può fronteggiare questo problema?
Ci impegneremo a creare un progetto che permetta di avere un quadro generale di pianificazione che eviti determinate situazioni, in modo da tutelare lo studente, e che gli permetta di acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per quelli che sono gli obiettivi del corso.
Che tipo di tirocinio immaginate?
Un percorso di tirocinio che dia allo studente che si accinge a questo tipo di percorso delle capacità pratiche, che gli permetta di acquisire gli strumenti per affrontare al meglio la realtà lavorativa.
Proponete di istituire una commissione paritetica per il controllo qualità dei tirocini, qual è ad oggi la vostra opinione su come vengono gestiti i tirocini? Ci sono punti migliorabili?
I tirocini devono essere migliorati perché rappresentano un punto di partenza per la vita lavorativa di ogni studente a prescindere da quello che è il percorso di studio di appartenenza. Ad oggi veniamo da un retaggio culturale italiano che mira troppo alla teoria, che non deve essere assolutamente abbandonata, ma che deve essere affiancata da un percorso pratico, che dia gli strumenti adeguati allo studente e che non lo lanci nel mondo lavorativo impreparato. Per questo proponiamo di stabilire una commissione paritetica che tuteli la qualità di tirocinio, che questi siano effettivamente professionalizzanti, che siano in grado di garantire allo studente una migliore qualità del percorso universitario in grado di renderlo pronto al percorso lavorativo.
Un punto del vostro programma riguarda l’implementazione del supporto psicologico offerto dagli atenei. All’Università degli studi di Salerno, il servizio del centro counseling risulta attualmente sospeso. Come valuti questa sospensione? Cosa si potrebbe fare per evitare che servizi del genere, in momenti d’emergenza, vengano arrestati?
Noi veniamo da due anni che, credo, hanno messo di fronte a tutti quella che è l’esigenza che c’è sempre stata, ma che forse era un po’ messa da parte, di avere un’università che guardi non solo all’apprendimento scolastico ma che accompagni lo studente anche in quello che è il suo percorso personale. Risulta necessario ad oggi avere uno sportello di ascolto, un servizio che possa tutelare gli studenti e li possa accompagnare. Quello presente in ateneo è stato al momento sospeso ma credo vada ristabilito e, anzi, vadano eliminate tutte quelle infrastrutture necessarie per accedere. Bisogna creare uno sportello di ascolto che permetta agli studenti di poter essere seguiti da un esperto, per evitare le tragedie di cui leggiamo troppo spesso sui giornali. Stabilire uno sportello di counseling, di supporto psicologico, risulta necessario.
Proponete di “efficientare le linee di trasporto attuali” e istituire ulteriori linee. Come valutate l’attuale situazione dei trasporti all’Unisa? Cosa proponete di fare per migliorare il servizio?
La questione dei trasporti è cruciale. Lo studente deve poter accedere al campus tramite trasporti che siano fruibili al massimo. Il nostro obiettivo è quello di creare un campus che accolga lo studente e a cui lo studente possa accedervi in tutte le sue sfaccettature. I trasporti sono ad oggi troppo esigui, anche per Baronissi che vede ancora meno linee. Gli studenti si ritrovano a non poter vivere appieno l’università perché costretti da orari stringenti, dalle corse che a volte saltano. Vivere l’università in un ateneo come quello di Salerno offre maggiori opportunità, ma questo passa necessariamente per una maggiore accessibilità ai trasporti, per un’implementazione di questi, e che di fatto tutelino lo studente permettendogli l’accessibilità al campus stesso.
Come valuti la riforma universitaria che prevede ora la possibilità di iscriversi contemporaneamente a due corsi di laurea? Il fatto che le esenzioni economiche riguardino solo un corso di laurea non è un freno per gli studenti alla possibilità di accedere a questa soluzione?
Da un lato questa si configura come una possibilità di poter ampliare il proprio bagaglio culturale e la propria esperienza universitaria, dall’altro lato è chiaro che si debba lavorare su questo aspetto garantendo una maggiore accessibilità ad entrambi i corsi di laurea per non creare un dislivello socio-economico che può limitare l’accesso a questa opportunità. Se da un lato è una riforma che garantisce più opportunità allo studente per potersi formare da un punto di vista culturale come percorso universitario, dall’altro sicuramente c’è ancora del lavoro da fare a riguardo.
In relazione alla figura del fuorisede, vi sono alcune novità: l’istituzione del voto elettronico che consente di esercitare il diritto di voto senza dover tornare presso il comune di residenza, la fruizione della navetta linea 47 nel fine settimana (“Unisa night”). Nel vostro programma proponete, tra l’altro, l’istituzione del medico di base presso il comune in cui si è domiciliati. Ritenete siano misure sufficienti per favorire i fuorisede?
Noi puntiamo ad una maggiore accessibilità del campus e della vita universitaria, che passa anche per momenti pubblici. Miriamo ad un’università che permetta allo studente di vivere appieno e che non si limiti ai corsi e agli esami, per poter vivere un’esperienza completa. Questo passa anche per la tutela dei diritti dello studente, come il diritto di votare e il supporto per il medico di base. Lo studente deve potersi sentire tranquillo nel vivere il campus, deve essere tutelato anche dal punto di vista medico.
Vorresti aggiungere qualcos’altro?
Ci auguriamo di poter continuare il percorso iniziato già da anni e che portiamo avanti quotidianamente: poter migliorare la situazione universitaria italiana e del nostro campus, per permettere maggiore accessibilità e uguaglianza. Un’università che guardi lo studente con interesse e che gli dia gli strumenti necessari per affrontare il mondo del domani e permettergli di migliorare quella che è ad oggi la situazione italiana e internazionale.
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