15 Maggio 2024
Diego Osimo è candidato al Nucleo di Valutazione con la coalizione Studenti Unisa. Lo abbiamo intervistato, in occasione delle elezioni del 14-15 maggio, per chiedergli delucidazioni sulle istanze che, in quanto candidato, intende perseguire.
Fai parte dell’associazione ABCD – Associazione Studenti DiSPaC, che ha scelto di concorrere alle elezioni studentesche con la coalizione Studenti Unisa. Quali sono le motivazioni di questa scelta?
In passato abbiamo dialogato con i singoli membri, piuttosto che con i gruppi associativi. Nel corso del tempo, dialogando con sempre più membri dei gruppi associativi che costituivano la coalizione, si è scoperta un’affinità di intenti e di valori che ci ha portato ad avere un avvicinamento, poi concretizzatosi in questa tornata elettorale. La nostra associazione è sempre stata indipendente nella propria ideologia, il nostro posizionamento non è condizionato da una questione ideologica ma da amicizie e collaborazioni che man mano abbiamo rafforzato, soprattutto in virtù di valori comuni.
Visto l’organo in cui ti candidi, quale significato attribuisci alle espressioni “valutazione”, “qualità”, “merito”?
Ritengo i primi due termini positivi e necessari per l’Ateneo, perché se svolti correttamente all’interno dei parametri non troppo generici, possono aiutare ad innalzare la reputazione dell’Ateneo, anche nel panorama regionale e nazionale. Per quanto riguarda il merito, mi sono espresso spesso a riguardo, soprattutto se se ne tiene conto in relazione a narrative che io ho reputo sbagliate. Ad esempio, se ne parla in relazione alla velocità di esecuzione degli esami: su questo ci siamo espressi contrari perché il merito, per quanto ci riguarda, non va considerato in questo modo. Noi preferiamo parlarne come buona formazione e come diritto allo studio. Non è una parola che usciamo in relazione ai percorsi individuali degli studenti perché non riteniamo che sia la narrazione giusta.
Nel vostro programma elettorale, proponete di rendere i Questionari di Valutazione (compilati dagli studenti) più flessibili e più adatti alla raccolta di informazioni. Quali modifiche, nello specifico, apportereste?
È un punto che ho tenuto a cuore sin dal primo momento perché riguarda da vicino l’organo in cui mi sono candidato. Ritengo sia un sistema che si può migliorare e che attualmente è sterile perché pone soltanto domande a risposta multipla, senza prevedere un box che permetta la stesura di una risposta aperta. Inoltre, non ci sono sezioni in cui gli studenti, anche autonomamente, a prescindere dagli organi di rappresentanza, possano fare considerazioni proprie.
La compilazione dei Questionari di Valutazione è obbligatoria. Come valuti questo? Aiuta o disincentiva gli studenti alla compilazione?
L’obbligatorietà, dal mio punto di vista, disincentiva l’interesse. Gli studenti che sono costretti a compilarli per poter prenotare l’esame si approcciano ai Questionari in modo frettoloso, senza potersi effettivamente dedicare a una valutazione sincera.
I dati che emergono dai Questionari vengono rielaborati dall’Ateneo e pubblicati sul sito. Quanto, ritieni, vengano presi in considerazione questi dati?
La componente studentesca sicuramente non ha grandi riguardi nei confronti dei risultati ma, per l’esperienza che ho maturato come rappresentante, posso affermare che i risultati vengono presi in considerazione. Ritengo che possano essere presi maggiormente in considerazione dal momento che le discussioni che si fanno a riguardo spesso sono di carattere generale. Anche qualora venissero riscontrate criticità specifiche, i dati emergenti sarebbero amalgamati in un sistema generale. Questo lo si fa per non mettere in difficoltà un singolo docente o un singolo corso, e di conseguenza le discussioni e le analisi volgono in un carattere troppo generale.
Ritieni ci sia abbastanza consapevolezza da parte degli studenti sull’importanza dei Questionari?
L’importanza dei questionari va sicuramente sensibilizzata. La componente studentesca non nutre particolare fiducia negli organi di rappresentanza, a prescindere che siano formati da studenti o docenti, per cui avvicinarli in qualche modo in prima persona agli organi, quindi a prendere parte ai giudizi e alle valutazioni che regolano l’Ateneo, potrebbe aiutarli a maturare maggiore interesse. Così, quella fiducia che non riescono a riporre nei confronti degli organi, possono crearla, costruirla avvicinandosi loro in prima persona a questi sistemi.
Il Presidio di Qualità d’Ateneo si compone, tra le altre figure, anche del Presidente del Consiglio degli Studenti. Come valuti la presenza all’interno dell’organo del Presidente del Consiglio degli Studenti? Come valuti in generale la sinergia tra i diversi livelli di rappresentanza?
Il presidente del Consiglio degli Studenti è eletto tra gli stessi membri dell’organo ed è dunque espressione di una o dell’altra parte. Ritengo sia importante che vi sia un rappresentante ma questo è un ruolo che non affiderei al Presidente del Consiglio, quanto a una nuova selezione che possa tenere conto di tutte le parti del Consiglio. Nel momento in cui, invece, il Presidente è espressione dell’una o dell’altra parte, vi sarebbe uno sbilanciamento. Ritengo, pertanto, che sia una presenza importante ma che potrebbe essere regolata meglio.
Le Commissioni Paritetiche sono un organo strettamente collegato al Nucleo di Valutazione. Quanta rilevanza ritieni abbia il lavoro di quest’organo?
Sulla base della mia esperienza, anche attraverso la comunicazione che c’è stata nel mio Dipartimento, sia con i membri della parte studentesca che con il corpo docente, posso dire che è un organo che ha sempre funzionato in maniera ottimale e che riveste un ruolo rilevante. Tuttavia, potrebbe ampliare i propri compiti e rendere le sue funzioni un po’ più ampie. Ad esempio, all’interno delle Commissioni Paritetiche dovrebbero rientrare in maniera un po’ più consistente questioni di organizzazioni, come quella degli orari. È in consiglio didattico che vengono approvati i piani di studio, però in commissione paritetica, proprio per la presenza sia di docenti che di studenti, si potrebbe arrivare a pensare di creare una sorta di organizzazione fatta sia da studenti che da docenti, che possano collaborare alla pianificazione degli orari. Questo è un punto che abbiamo provato a portare avanti nel nostro Dipartimento, perché gli studenti appartenenti alle associazioni, ma anche i non soci e i non tesserati, hanno sempre dato una mano rilevante in queste questioni. Pensavamo, quindi, di provare ad ufficializzarlo in futuro.
La circostanza per cui le elezioni di rinnovo della rappresentanza interna alle Commissioni Paritetiche non avvenga simultaneamente a quelle di rinnovo di rappresentanza interna al Nucleo di Valutazione, secondo te, sfavorisce la possibilità per gli studenti di comprendere quanto gli organi siano tra loro collegati?
Secondo me, sì. Sicuramente ci sono state questioni organizzative che hanno prolungato il mandato delle altre cariche anticipando le elezioni delle Commissioni Paritetiche che, però, dovrebbero essere elette insieme. Proprio per far capire l’importanza, la sincronia tra gli organi, la loro necessaria comunicazione. Per cui sì, devono essere considerati tutti quanti nel loro insieme, così come si sta facendo in queste elezioni, che però purtroppo escludono la commissione paritetica, che in qualche modo è stata presa in disparte.
L’istituzione e la soppressione dei corsi di laurea fanno riferimento a un sistema introdotto dall’ANVUR che riguarda l’accreditamento iniziale e l’accreditamento periodico dei corsi di laurea per il cui giudizio vengono adottati alcuni criteri. Come valuti questi criteri? Li ritieni adeguati, oppure no? È prevista, prossimamente, in Ateneo la visita di una commissione ANVUR.
In linea generale ritengo che i criteri siano sensati e positivi. Potrebbero, però, essere più specifici, non troppo generalizzati. Per l’accreditamento iniziale si tiene conto di alcuni parametri che nello specifico non riescono a rilevare la reale necessità di introduzione di un nuovo corso di laurea. Ad esempio, nel nostro Ateneo mancano ancora corsi di studio importanti (come: Psicologia, Veterinaria) che vorremmo provare a portare avanti nel corso dei prossimi anni. In riferimento alla presenza della Commissione ANVUR in Ateneo: bisognerà intensificare, ma questo a prescindere, con i prossimi mandati, la comunicazione tra tutti gli organi. A prescindere dalle parti elette, proprio per assicurare che le valutazioni che verranno effettuate avvengano nel modo più lineare possibile. Quindi, intensificare quanto più possibile la comunicazione tra i vari rappresentanti presenti in tutto l’Ateneo, così come anche sensibilizzare gli studenti e far comprendere la necessità di prendere parte anche a questo processo in maniera diretta o indiretta.
Come valuti gli attuali sistemi integrativi alla didattica per persone con DSA?
Gli strumenti attuali funzionano perché ho avuto modo di interfacciarmi con studenti ma soprattutto con i vari tutor che seguono casi particolari di esigenze e che devono necessitare di strumenti adeguati. Ciò che ho rilevato, anche in altri Dipartimenti, è la necessità di, prima ancora di partire con l’assistenza nel percorso di formazione, rilevare quanti e quali sono le persone con esigenze, perché spesso non vengono riconosciuti. Ci sono tanti studenti che, per diversi motivi, non possiedono la necessaria documentazione per accertare la presenza di esigenze particolari. Di conseguenza, i docenti in fase d’esame non tengono conto delle difficoltà dello studente, che svolge l’esame nelle stesse modalità degli altri. Quindi, è importante una migliore apertura, prima ancora di passare alla fase dell’assistenza attraverso gli strumenti.
Che opinione hai a riguardo sulla possibilità che un corso di laurea sia a numero chiuso o a numero aperto? Ritieni che gli OFA siano un valido strumento di inserimento dello studente nel corso di laurea?
Ritengo non ci siano motivazioni consistenti che possano far considerare il numero chiuso una soluzione valida, perché noi teniamo alla formazione che avviene durante il percorso universitario e non quello che può accadere all’inizio o alla fine del percorso. È rilevante soltanto quello che avviene durante la formazione, che è quello che rende lo studente meritevole. Qui, ecco, il concetto di merito che non ha a che fare con la velocità, ma con la qualità dello studio che, in quanto tale, si definisce durante il percorso, non prima, perchè tutti devono avere le stesse possibilità di accesso ai corsi di studio. Non ho mai considerato gli OFA realmente funzionali. Ma non per come sono strutturati, piuttosto perché vengono posti con carattere troppo generale, come se fossero prove Invalsi, che non tengono conto delle specificità che dovranno affrontare gli studenti durante il percorso di studio. Nel nostro Dipartimento vengono formulate soltanto domande di carattere generale e organizzato un corso di letteratura italiana. Non si tiene conto di tutte le altre difficoltà, che invece andrebbero approfondite con lezioni che guardino più al metodo di studio che alle singole discipline.
Alla luce delle considerazione fatte, vuoi aggiungere qualcos’altro?
Mi sento di fare una sottolineatura sul concetto di merito. Riteniamo sia importante che sia considerato con il giusto significato. Serve sensibilizzare gli studenti al diritto allo studio e non alla competizione tra gli stessi. Ci sono già stati troppi episodi spiacevoli. Non è una retorica che si può più continuare a portare avanti. Per noi è impensabile che negli organi di rappresentanza, e soprattutto tra gli studenti, passi questo tipo di concezione. Noi in primis dobbiamo farci testimoni di un percorso formativo che non tenga conto della velocità, ma di una sistema di formazione di qualità.