20 Maggio 2024
Ferdinando Di Sarno ha preso parte all’incontro elettorale del 14-15 maggio candidandosi al Consiglio Didattico di Beni Culturali. Lo abbiamo incontrato per chiedergli delucidazioni sulle istanze di cui si è fatto portavoce.
Sei VicePresidente dell’associazione Sui Generis, che ha scelto di concorrere alle elezioni studentesche con la coalizione Progetto Unisa. Quali sono le motivazioni di questa scelta?
Progetto Unisa nasce come un’alleanza creatasi recentemente. La nostra associazione, Sui Generis, da sola non avrebbe avuto la possibilità e la potenza di far valere le proprie idee sulla coalizione opposta. Abbiamo deciso di unirci con tutte quelle associazioni che sentivano i nostri stessi bisogni, è una raccolta di voci di persone che da tempo non riuscivano a mettere in campo le proprie idee.
Il corso di laurea in Beni Culturali non prevede l’accesso programmato. Sei d’accordo con questa scelta oppure opteresti per il numero chiuso?
Sono sempre favorevole al numero aperto, preferendo un criterio di selezione simile a quello francese, tramite prove in itinere svolte durante l’anno sulle materie studiate durante il proprio percorso. Siamo sempre stati favorevoli a questo tipo di università, e non a quella in cui la modalità d’accesso è il numero chiuso, ma le persone che hanno superato la prova transitano all’interno dei Dipartimenti, occupando il posto destinato ad un altro studente, sicuramente più brillante, che avrebbe potuto laurearsi in soli tre anni.
Come valutate l’organizzazione degli OFA? Ritenete siano un valido strumento di inserimento degli studenti al corso di laurea?
Credo che gli OFA siano una perdita di tempo per lo studente, sono modi per impiegare assistenti e dottorandi in Dipartimento. Sono completamente inutili dal mio punto di vista, non si impara nulla di rilevante. Rappresentano l’obbligo di un corso in più, aggiunto al carico di studio giù esistente. Nel caso la prova per gli OFA non fosse superata, è necessario svolgere un esame in più. La trovo una misura eccessiva.
Il numero degli appelli previsti a Beni Culturali rispetta il numero minimo di appelli stabilito dalla Carta dei diritti e dei doveri degli studenti? Ci sono appelli per i fuori corso?
Sì, gli appelli previsti dal Dipartimento rispettano la Carta dei diritti e dei doveri degli Studenti. La gestione degli appelli è efficiente, i professori sono disponibili, non ci è arrivata nessun tipo di lamentela su questo fronte.
All’interno del vostro programma elettorale fate riferimento all’accavallamento degli orari delle lezioni. Qual è il problema, effettivamente, riscontrato? Quali soluzioni proponete?
Gli accavallamenti degli orari delle lezioni caratterizzano ogni Dipartimento dell’università, ma ritengo che a Beni Culturali sia più pronunciato, capita davvero frequentemente. I docenti cambiano molto spesso orari perché hanno problemi con i loro stessi programmi. Ci ritroviamo spesso a vagare in cerca di un’aula libera, professore compreso. Molto spesso si sovrappongono laboratori obbligatori per sostenere l’esame, costringendo gli studenti a scegliere quale materia seguire. Il disagio è provocato da un dialogo tra segreteria e docenti completamente assente. La nostra proposta è quella di coinvolgere nel piano di occupazione degli spazi le aule dei laboratori, sale conferenze, presenti al secondo piano dell’edificio. Vorremmo, inoltre, sensibilizzare il corpo docente sui disagi della classe studentesca: notiamo una certa leggerezza nell’effettuare cambiamenti repentini di orari e di aule. Chiederemo di creare una rete che metta in contatto tutti gli studenti del corso nel minor tempo possibile.
All’interno del vostro programma elettorale proponete di inserire attività pratiche da affiancare alle lezioni teoriche. In che modo un approccio più pratico può favorire la formazione degli studenti?
Affiancare la pratica alla teoria non significa sacrificare la teoria in nome della pratica, siamo sempre in un corso di laurea umanistico, la teoria è necessaria. Chiediamo però che vengano introdotte quella serie di iniziative, che fanno parte dell’offerta formativa dl corso, attive in tutte le università d’Italia. Vorremmo che fossero offerte esperienze semi lavorative, visite in archivio o in un centro restauri, scavi per ragazzi che fanno archeologia. Le reputiamo essenziali, arricchirebbero il nostro curriculum e darebbero un po’ di respiro agli studenti tra lezioni ed esami. Di conseguenza, anche la questione occupazione aule verrebbe agevolata. Le attività richieste potrebbero essere anche occasioni di dibattito, formazione e socialità.
Come valutate l’erogazione dei tirocini? Avete riscontrato inefficienze? Quali modifiche proponete?
I tirocini rappresentano la parte pratica del nostro percorso di studi. Per quanto mi riguarda sono una presa in giro: è questo il mio parere personale. So però che è anche il parere di molti miei colleghi. Peccano nell’organizzazione, non sia ha la sicurezza che venga convalidato. Il tirocinio che affronterò quest’anno sarà completamente inadeguato alle mie esigenze: mi limiterò a schedare foto già schedate in un laboratorio del mio edificio. La comunicazione tra docenti e studenti non c’è. I professori accusano la classe studentesca di non contestare questo sistema. Un rappresentante eletto in Consiglio Didattico è stato eletto, ma non vuole entrare nel merito, sembra che da due anni si tengano Consigli senza un rappresentante del corpo studentesco. Non ci arrenderemo finché il sistema tirocini non si adatti alle nostre richieste.
All’interno del vostro programma elettorale proponete l’eliminazione degli esami in moduli. Cosa intendete nello specifico? Da dove nasce quest’esigenza?
I moduli sono presenti per ora soltanto alla magistrale. I professori tendono a dividersi i corsi per avere più libertà. Il problema sorge nel momento in cui si è in seduta d’esame. Ogni docente rivendica la propria parte e non c’è alcun accordo sui testi usati, sull’orario dell’appello, sul voto finale. Non è possibile aspettarsi nulla, se non la competizione tra docenti stessi.
All’interno del vostro programma elettorale proponete di aumentare l’offerta per i dottorati. Quali difficoltà avete riscontrato?
Credo che il polo umanistico stia perdendo tantissimi dottorati, a differenza del polo scientifico. Nel mio corso di laurea i dottorati disponibili sono semplicemente due, conosco corsi di laurea in cui superano i 30. Ovviamente sono tutti corsi di laurea scientifici. Non credo esista un Dipartimento di studi umanistici in cui il numero di dottorati superi il dieci, nemmeno i più popolosi. Abbiamo cercato di confrontarci con degli esperti e ci hanno detto che il numero di dottorati di un corso di laurea esprime la qualità della ricerca. E i professori non si preoccupano abbastanza di scegliere tematiche attrattive e in linea con il mondo accademico internazionale.
C’è, secondo voi, nell’area umanistica, rispetto a quella scientifica, una maggiore carenza di spazi?
Credo che la disparità ci sia a livello di risorse economiche. Non sono solo gli spazi ad essere carenti, ma la qualità dei docenti, la quantità dei docenti, la quantità dei dottorati, la quantità e la qualità dei laboratori. Nel laboratorio dove ho fatto il tirocino non c’è carta. I laboratori di informatica e di economia sono invece estremamente all’avanguardia. Non ci interessa sapere da quali dinamiche dipendano queste carenze, ma vorremmo riprenderci le risorse che ci spettano per vivere al meglio il Campus.
È previsto per l’anno 2025 il rinnovo della carica di Rettore ad Unisa. I rappresentanti eletti nei vari Consigli didattici potranno partecipare al voto. Sei candidato al Consiglio Didattico di Beni Culturali. Quale criterio adotterete per esercitare al meglio il vostro diritto di voto? Proverete a coinvolgere la classe studentesca?
Molto banalmente, siamo candidati al Consiglio Didattico anche per questo, vogliamo votare una persona che risponda a tutte queste richieste. Cerchiamo, quindi, di attingere a tutte le risorse a cui possiamo accedere per migliorare tutto ciò di cui abbiamo parlato. La nostra scelta si baserà sulle risorse che ci spetteranno.