20 Maggio 2024
Romano Carabotta ha preso parte all’incontro elettorale del 14-15 maggio candidandosi al Senato Accademico del Polo Umanistico con Azione Universitaria. Lo abbiamo incontrato per chiedergli delucidazioni sulle istanze di cui si è fatto portavoce.
Ad Aprile avete annunciato la vostra presenza alle elezioni definendolo, per Azione Universitaria, un risultato storico. In che modo è stata presente Azione sul Campus e per quale motivo avete deciso, quest’anno, di presentarvi alle elezioni?
La nostra associazione non nasce il giorno prima delle elezioni per incassare un risultato e fermarsi. Lo abbiamo dimostrato tornando di fatto a Salerno lo scorso settembre, anche se abbiamo ufficialmente registrato l’associazione a gennaio 2023. I primi mesi sono stati organizzativi, e la nostra attività è entrata nel vivo in autunno, riprendendo una lunga tradizione basata su un lavoro già svolto qualche anno fa e sulla storia dell’associazione nazionale, praticamente ininterrotta dal secondo dopoguerra. È l’unica associazione nazionale tuttora presente a possedere una storia così lunga, ma a Salerno è sempre stato complicato strutturare la nostra organizzazione. Noi innanzitutto siamo riusciti nell’intento, abbiamo raccolto consensi – circa ottanta iscritti – in più dipartimenti, e abbiamo avuto la forza di presentarci alle elezioni dell’Università degli Studi di Salerno per la prima volta con il nostro simbolo, con il nostro nome e con candidati tesserati con noi. Per quanto riguarda il nostro operato, stiamo raccontando tutto ciò che abbiamo fatto per la comunità studentesca. Abbiamo portato avanti da soli, a gennaio, la battaglia contro il caro mensa, una battaglia che ci ha consacrato come associazione, che ci ha permesso di incontrare gli studenti e raccogliere 600 firme da portare in Adisurc, 600 studenti che hanno deciso di affidarsi a noi come unica organizzazione interessata alla problematica. Ce ne siamo occupati a gennaio, non adesso, come dimostrano le campagne per le elezioni di alcune associazioni che, per quanto abbiano presentato un programma elettorale, avevano il potere di fare quello che ora promettono in due anni. Noi, senza quel potere, abbiamo raggiunto dei risultati.
All’interno dell’Università esistono progetti di rappresentanza molto ampi a cui non aderite. Scegliete, invece, di presentarvi come un progetto indipendente, proponendo un approccio ideologico, politico e più partitico.
Non condivido la definizione “partitica” rispetto alla nostra organizzazione perché non è di fatto così. Noi non rinneghiamo la nostra storia, non rinneghiamo il nostro percorso, né il nostro mondo di appartenenza. Non lo abbiamo mai fatto. Dobbiamo però chiarire che Azione Universitaria è un’associazione studentesca slegata da ogni partito politico. Il nostro statuto è facilmente reperibile. Ci siamo registrati all’albo delle associazioni studentesche come associazione studentesca e culturale. Siamo questo, non è nel nostro interesse fare politica partitica all’interno dell’università. Chiaramente proponiamo la nostra visione del mondo agli studenti universitari, ma non abbiamo alcun collegamento con un partito. E questo non accade solo per Azione Universitaria Salerno. L’organigramma di Azione Universitaria è totalmente autonomo e indipendente. Per quanto riguarda la domanda sull’indipendenza, questa è stata per noi una scelta cruciale, perché al di là del risultato intendiamo portare una ventata di freschezza e di novità all’interno dell’Ateneo, facendo capire agli studenti che la politica universitaria è una cosa bella se fatta come si deve. Per questo motivo non abbiamo voluto e continueremo a non voler entrare in nessuna coalizione, non ci interessa avere una poltrona se non siamo liberi di usarla. Sottolineo che entrambe le coalizioni ci hanno offerto qualcosa per convincerci a partecipare ai loro progetti, abbiamo rifiutato ogni richiesta. Vogliamo che ci votino studenti come noi, stanchi di questo sistema di potere, di vedere ragazzi trentenni in università a fare campagna elettorale. Se dovessi sintetizzare la risposta alla domanda, direi questo: siamo persone libere e vogliamo restare persone libere anche dopo le elezioni.
Avete contestato l’aumento dei prezzi a mensa. Quale modus operandi avreste adoperato per affrontare la questione?
Abbiamo scelto innanzitutto di essere chiari con la comunità studentesca, cosa che l’attuale rappresentante in seno all’Adisurc non ha fatto. La rappresentanza si è limitata a comunicare il primo gennaio del 2024 attraverso un post Instagram l’aumento dei prezzi, quasi fosse un avvenimento inevitabile, in realtà non è così. Avrebbero dovuto occuparsene per tempo, noi lo abbiamo scoperto in seguito, ma immaginiamo che il rappresentante fosse già al corrente di questa situazione, che le avvisaglie di questi aumenti c’erano state già nell’estate del 2023. Aveva tutto il tempo di lavorare per cercare una soluzione alternativa agli aumenti. Quando ci siamo confrontati su questo, ci è stato sempre detto che il voto contrario non avrebbe comunque impedito l’approvazione degli aumenti. Segnaliamo che la democrazia funziona in questo modo, consente anche alla minoranza di esprimere il proprio dissenso. Banalmente avrebbe potuto fare questo, mantenere alta l’attenzione della comunità studentesca, sensibilizzare gli studenti, ascoltarli, allertare la stampa, mantenere alta l’attenzione sulla questione. Gli aumenti invece sono arrivati e basta, e si è addirittura astenuto. Questo per noi è molto grave.
La sicurezza interna all’Ateneo è un altro tema di cui si è occupata Azione Universitaria. All’interno dell’Ateneo è stata approvata l’installazione di un sistema di videosorveglianza. Ritenete che le azioni intraprese siano efficaci per contrastare il fenomeno?
Sarà stato un caso, ma dopo il nostro primo incontro con il Rettore relativo alla sicurezza in ateneo, sono state introdotte delle iniziative a riguardo. Abbiamo apprezzato la soluzione adottata dall’ateneo di incentivare la presenza fisica di agenti della sicurezza che presidiavano i parcheggi dell’università. Questo ha fatto da deterrente, ad oggi i furti sono diminuiti. In quel periodo anche Spotted dava notizia di numerosi furti. Adesso le comunicazioni sono molto diminuite. C’è stata poi l’innovazione, il miglioramento dell’impianto di videosorveglianza, un altro passo avanti importante. Chiaramente si può sempre fare meglio, la proposta che potremmo provare a portare avanti è sempre quella di incrementare la presenza di vigilanti.
Sui vostri canali social sono presenti numerosi contenuti dedicati all’attacco ransomwer avvenuto all’Università lo scorso anno. L’Ateneo ha intrapreso alcune azioni per contrastare il fenomeno. Con chi avete effettivamente avuto modo di interloquire per avere risposte concrete? Il comunicato rilasciato a dicembre alla comunità studentesca è, secondo voi, esaustivo?
Un’altra questione, insieme al caro mensa e alla sicurezza, cruciali per la vita degli studenti. Nessuna associazione ha ritenuto di doverlo affrontare. Associazioni presenti sul campus da più di dieci anni che prima delle elezioni si riempiono di proposte estremamente innovative, ma spariscono per queste battaglie così importanti. Il primo passo fatto per affrontare la situazione è l’indagine. Abbiamo scoperto, anche un po’ per caso, che i nostri dati personali erano presenti nel dark-web. Ci è stato poi confermato dall’Ateneo. Abbiamo chiesto un incontro con il responsabile della giurisdizione informatica dell’Università. Ottenuto l’incontro, ci hanno rassicurato di aver aggiornato gli organi di polizia sul tema. Da un punto di vista tecnico, invece, abbiamo scoperto che, non essendoci stato un furto, ma soltanto una duplicazione di questi dati, l’Ateneo può affidarsi soltanto alla polizia informatica. Abbiamo avuto delle risposte più o meno soddisfacenti. Il contenuto del comunicato ci era già stato anticipato durante l’incontro con l’ufficio legale. Tutto questo non basta, la sicurezza informatica dell’Ateneo andrebbe ottimizzata. Abbiamo anche portato la questione, tramite i nostri rappresentanti in CNSU, al Ministero dell’Università e della Ricerca.
Ritenete che l’Università di Salerno adotti un giusto criterio di tassazione? Apportereste delle modifiche?
No, credo che funzioni come sistema, la No Tax Area viene ampliata progressivamente e si dà sempre la possibilità anche a studenti con meno possibilità economiche di studiare o di perfezionare il percorso di studi. Noi abbiamo chiesto all’Adisurc lo scorso anno di istituire delle borse di studio per i 60 cfu, il nuovo iter per poter insegnare, un percorso oggettivamente più costoso. Il sistema di tassazione, in generale, è funzionante, dovrebbe essere migliorato, potrebbe essere interessante reintrodurre iniziative come Unisa premia il merito, un incentivo pensato per aiutare e motivare gli studenti.
In merito alla Carta dei Diritti e dei Doveri degli Studenti, che è l’atto normativo che introduce la figura del Garante dei diritti degli studenti. Quanta consapevolezza ritenete che vi sia da parte della classe studentesca sul suo contenuto? Ritenete si debba fare un lavoro di maggiore consapevolezza? Sapendo che solo attraverso una piena conoscenza dei propri diritti si può al meglio usufruire della figura preposta al rispetto degli stessi.
È necessario che lo studente diventi più consapevole e sempre meno succube delle decisioni che vengono prese per lui. I suoi hanno un dovere che è quello appunto di agire per conto degli studenti e far sì che gli studenti sappiano effettivamente cosa accada, cosa viene deciso per loro. Riteniamo importantissimo che gli studenti abbiano più strumenti possibili per comprendere cosa accade loro all’interno del contesto accademico.
All’Università di Salerno è stata recentemente introdotta la figura del Garante dei Diritti degli Studenti. Quale ruolo immaginate di poter ricoprire in quanto rappresentanti? In quale modo favorirete la partecipazione degli studenti?
Questo è un tema molto ampio, quando è stata istituita questa figura abbiamo accolto l’iniziativa con grande piacere. Crediamo che il rappresentante degli studenti debba essere il primo garante della comunità studentesca. Quello che vogliamo fare è esercitare il nostro ruolo di rappresentanza e garantire noi per primi per gli studenti, assicurarci che i loro diritti vengano garantiti ed esercitati. Ci sarà sicuramente un’interlocuzione con questa figura, che faciliterà e assicurerà la tutela degli studenti.
In relazione alla presenza di barriere architettoniche, quanto ritenete siano accessibili i Campus dell’Università di Salerno?
Su questo aspetto l’università dovrebbe lavorare di più, perché sicuramente saranno state abbattute diverse barriere architettoniche in questi anni, ma si può fare molto altro. Tutti gli studenti hanno pari diritti nel dover raggiungere ogni luogo del Campus, ancora oggi ci sono spazi irraggiungibili per chi ha una disabilità.
Quali iniziative proponete per gli studenti fuori sede?
Come Azione Universitaria, abbiamo scritto il nostro programma per il Senato basandoci su una realtà che conosciamo bene, viviamo in prima persona i disagi degli studenti. Quando si viene eletti ci si chiude negativamente in un palazzo e si perde il contatto con la realtà. Anche in questo caso, la cura degli ambienti universitari è necessaria per favorire un’altra figura estremamente sfavorita, i fuori sede. Dovessi essere eletto al Senato, proporrò l’istituzione di una parafarmacia all’interno del Campus, proposta replicata poi anche da altre coalizioni. Proponiamo anche l’introduzione del medico degli studenti, battaglia storica di azione universitaria a livello nazionale. I fuori sede hanno bisogno di un riferimento sanitario all’interno del campus, in modo da poter affrontare con serenità qualsiasi problema di salute.
Nell’ambito degli accordi con le università straniere, quali criteri, secondo voi, andrebbero adottati per individuare al meglio le strutture più adeguate?
Un’università come la nostra deve essere sempre più proiettata verso una dimensione più internazionale. Per farlo è necessario sapere bene che cosa si è, da dove si viene, altrimenti si rischia di restare confusi quando ci si confronta con l’altro. La nostra università ha una proiezione al mondo globale, dopo il Covid è aumentato il flusso di studenti stranieri in Ateneo, e questa non può che essere una cosa positiva, apprezzo molto anche l’introduzione dell’applicazione di abbinamento del Buddy, perché consente allo studente italiano di praticare la lingua e in qualche modo aiutare lo studente straniero a conoscere il nostro Ateneo. Per quanto riguarda i possibili criteri, per noi è necessario semplicemente che si tratti di università che possano offrire agli studenti italiani opportunità di studio. Vogliamo che l’università sia un luogo in cui esercitare la libertà in tutte le sue forme.
Gli spazi sono una tematica costante nel dibattito accademico. Ritenete vi sia una carenza di spazi e/o una cattiva gestione degli stessi?
Ci sono sicuramente due biblioteche, umanistica e scientifica, che offrono un servizio irrinunciabile per gli studenti, consentono a moltissime persone di rimanere in università a studiare tra un corso e un altro. Ciò non basta, ci sono moltissimi spazi all’interno dell’Ateneo che potrebbero essere riutilizzati e adibiti allo studio. Anche noi associazioni potremmo avere un ruolo attivo, l’ateneo potrebbe recuperare questi spazi ed assegnarlo ad associazioni socio culturali come la vostra ad esempio.
Sul tema della sostenibilità ambientale, l’Ateneo ha adottato un nuovo sistema di raccolta differenziata e ha da poco iniziato la distribuzione delle borracce. Ritenete sia abbastanza? Cosa proponete a riguardo?
Una proposta che noi vogliamo portare avanti è quella dell’introduzione di un servizio di biciclette, non per forza elettriche, a disposizione degli studenti che desiderano spostarsi all’interno del campus. Il nostro ateneo è molto ampio, il campus è molto grande e quindi molto spesso muoversi a piedi non è necessario. Anche in questo caso devo però rilevare una contraddizione: il tema della sostenibilità ambientale è stato affrontato da tutte le liste in campo, tutte molto attente al tema della sostenibilità ambientale. Peccato però che poi abbiano fatto una sola cosa in questo periodo di campagna elettorale: fare a gara a chi ha il manifesto più. Questo non mi sembra un buon modo per aiutare l’ambiente, uno spreco inutile di carta solo per farsi più forti o più belli ai giochi degli altri.
All’Università di Salerno è ora presente il Servizio Psicologico di base. Ritenete, con questo, esaurito il tema del benessere mentale degli studenti?
Anche questa è una tematica complessa, un passo in avanti è stato fatto, ma la prevenzione dei disagi psicologici degli studenti non si esaurisce. Tutti hanno un ruolo in questo senso, studenti, rappresentanti, docenti, personale tecnico amministrativo, ambienti sereni in cui gli studenti possano studiare. Anche il nostro approccio allo studio deve cambiare, il percorso accademico è del tutto personale, l’unica gara possibile è quella con sé stessi, mai con gli altri, noi siamo responsabili di tutti come comunità studentesca. Più che di collettività o di individui, preferiamo parlare di comunità e la comunità funziona perché ognuno è intrinsecamente e ontologicamente legato all’altro. Questo si riflette moltissimo sulla salute mentale.
Alla luce delle considerazioni fatte, vuoi aggiungere qualcos’altro?
Come Azione Universitaria abbiamo fatto una scelta comunicativa, quella di stampare i miei manifesti del Senato un po’ più piccoli rispetto a quelli degli altri. Lo abbiamo fatto per far passare un preciso messaggio: le elezioni studentesche dovrebbero essere animate da dinamiche studentesche, non da interessi che di studentesco hanno ben poco. Sono candidato al Senato Accademico, non al Senato della Repubblica, dovrebbero capirla anche gli altri partecipanti. Tutte le proposte fatte verranno portate avanti a prescindere dal risultato delle elezioni. La rappresentanza deve tornare ad essere un servizio reso da studenti per gli studenti. Come primo punto del mio programma elettorale ho dichiarato che, qualora dovessi essere eletto, rinuncerò al gettone di presenza. Non è una scelta populista, ma una questione di principio. Questi soldi possono essere spesi in altro modo. Vogliamo cambiare il modo di fare associazionismo, di fare rappresentanza, un associazionismo che funziona perché fatto da studenti.