18 Marzo 2021
Nei giorni di 23, 24 e 25 marzo 2021, la classe studentesca sarà chiamata a prendere parte alle elezioni per il rinnovo della rappresentanza degli studenti negli Organi Collegiali dell’Università degli Studi di Salerno per il prossimo biennio. Tra questi si voterà anche per il Senato Accademico. Abbiamo incontrato il candidato, per il Polo Umanistico della coalizione Studenti Unisa e membro dell’associazione RUN Salerno iscritto al corso di laurea magistrale in Consulenza e Management Aziendale, Andrea Iannelli per affrontare i temi presenti nel programma elettorale.
Un punto cardine del vostro programma elettorale riguarda l’erogazione delle borse di studio e l’estinzione della figura dell’idoneo non beneficiario. Come intendete muovervi per anticipare l’erogazione delle quote, soprattutto in riferimento ai ritardi cronici da parte dell’Adisurc? È davvero auspicabile l’estinzione della figura dell’idoneo non beneficiario?
Puntiamo ad estinguere la figura dell’idoneo non beneficiario, considerando anche che negli anni scorsi il gruppo Studenti Unisa è riuscito con il proprio lavoro a coprire quasi l’intero ammontare delle borse di studio attraverso eventuali scorrimenti e risorse POR, misure che al termine dell’anno accademico hanno comunque permesso alla maggior parte degli studenti di rientrare all’interno delle graduatorie assestate come studenti beneficiari. Ciò che ci proponiamo di fare è continuare su questa linea attraverso un’anticipazione del passaggio da “idoneo non beneficiario” a “idoneo beneficiario” dello studente in modo tale che lo stesso possa usufruire del contributo non in anni successivi rispetto al corso di studio d’appartenenza, anno in cui effettivamente lo studente si ritrova a sostenere determinate spese, ma cercando di anticipare l’erogazione di questo contributo. Ciò nonostante, negli anni è stato comunque permesso alla maggioranza degli studenti di essere beneficiari con le graduatorie assestate.
Nel vostro programma proponete l’istituzione di borse di studio rivolte agli studenti meritevoli che non usufruiscono della borsa di studio dell’Adisurc. Quale significato attribuite al termine “meritevole”?
Con “studenti meritevoli” identifichiamo tutti quegli studenti che purtroppo, per dei parametri economici, non riescono a rientrare all’interno di quei parametri che invece prevede il classico bando per la borsa di studio dell’Adisurc. L’idea è quindi quella di coinvolgere, attraverso queste borse di studio premiali, quegli studenti che, per un particolare merito accademico, si distinguono, e che vengono appunto premiati da un punto di vista economico.
Il Garante dei Diritti degli Studenti è una figura che manca da anni nel nostro ateneo, e nel programma di Studenti Unisa ne proponete l’istituzione. Quale tipo di figura immaginate? Una commissione formata da studenti e docenti o una semplice delega del Rettore ad una persona di sua fiducia?
Le modalità per istituire la figura del Garante dei Diritti degli Studenti vanno ben definite con gli organi della governance d’Ateneo. Si tratta di una figura già predisposta dallo statuto della nostra università e la riteniamo indispensabile per vigilare sia sull’imparzialità ma anche sulla trasparenza delle attività didattiche. Essendo prevista dallo Statuto, riteniamo quindi che la sua nomina debba essere presente nel regolamento d’Ateneo.
Proponete di integrare l’attuale Carta dei diritti e doveri degli studenti con quella pubblicata dal CNSU che fa riferimento alla DAD. In questo anno di pandemia in che modo avete cercato di raccogliere le testimonianze delle difficoltà della classe studentesca e quali sono secondo voi le priorità in relazione alla didattica emerse in questo periodo?
Da questo punto di vista siamo stati estremamente vicini agli studenti, riteniamo che l’erogazione della didattica sia un aspetto delicato, soprattutto per quanto riguarda il nostro campus. Se da un lato esprimiamo la nostra volontà di voler tornare in presenza, dall’altro siamo consapevoli che questo aspetto non può essere trattato in maniera facile, immediata e superficiale. La didattica va assicurata e credo che l’università lo stia anche facendo bene con la DAD, ma riteniamo opportuno che per una didattica post-covid venga comunque garantita una didattica a distanza per tutti quegli studenti impossibilitati, anche per questioni sanitarie, a raggiungere il campus. In questo senso cercheremo quindi di mantenere l’erogazione della DAD almeno fino alla fine del corrente anno accademico. Dopodiché tutto dovrà regolarsi in base alla situazione al perdurare della crisi sanitaria. Si tratta di un lavoro in continua evoluzione.
Avete menzionato l’istituzione di una Commissione Ateneo per la didattica post-covid. Come vi immaginate possa essere strutturata? Che percentuali di personale docente e rappresentanza studentesca?
Immaginiamo una commissione quanto più paritetica possibile tra la componente docente la componente studentesca. e il ruolo di questa commissione è proprio quello di andare verificare gli effetti positivi della DAD – perché sicuramente ce ne sono stati, non abbiamo riscontrato soltanto gli aspetti negativi – e integrarli poi con le dinamiche che si presenteranno successivamente, così da assicurare una corretta didattica post covid sfruttando l’esperienza maturata nell’ultimo anno.
L’innalzamento della No Tax Area da voi proposto è previsto anche per le categorie escluse attualmente tra le agevolazioni. Saranno quindi compresi, nella vostra proposta, anche i fuori corso?
Il nostro obiettivo è proprio quello, ma siamo consapevoli delle difficoltà di estendere la platea a tutti gli studenti dell’ateneo. In questo senso però il nostro obiettivo è quello di avvicinarsi il più possibile alla soglia massima dei 30.000 euro definita a livello nazionale. Sappiamo che per il nostro Ateneo il limite massimo è di 23.000 euro, risultato già ottenuto da Studenti Unisa. Pertanto riteniamo possibile innalzare questa cifra in un’ottica quanto più vicina alla media nazionale. Sarebbe naturalmente l’ideale riuscire ad includere anche gli studenti fuori corso, siamo, per questo, in fase di valutazione.
Proponete di stabilire degli incontri periodici tra studenti e rappresentanti; in che modo intendete fare questo? La rappresentanza studentesca non dovrebbe già essere inserita nella quotidianità studentesca e quindi conoscere già e vivere talvolta anche in prima persona le difficoltà?
Abbiamo pensato ad incontri periodici tra studenti e rappresentanti attraverso dei veri e propri focus groups, già sperimentati in alcuni dipartimenti dai rappresentanti degli studenti e che hanno prodotto risultati abbastanza soddisfacenti. Attraverso questi incontri tra rappresentanza e classe studentesca, emergono quelle criticità che, magari attraverso il classico questionario da compilare nella propria area utente prima di fare l’esame, non riuscivano a venire fuori. Proprio grazie all’istituzione dei focus groups all’interno di macroaree dell’Ateneo, è possibile individuare, grazie al confronto, tutte quella problematiche che non risulterebbero evidenti.
In relazione ai trasporti da e per l’Unisa proponete di rafforzare il ruolo del tavolo tecnico. Dei trasporti si occupa spesso, se non sempre, il Consiglio degli Studenti. Alla luce della vostra esperienza lì, quanto potere credete abbia e possa avere la rappresentanza studentesca per incidere in modo rilevante sui trasporti? Giacché è da sempre che la rappresentanza promuove un tale intervento?
Crediamo che attraverso il Consiglio degli Studenti si possa fare molto in questo senso. Anche negli anni precedenti, attraverso l’ideazione di forum compilati su Google dai rappresentanti in seno al Consiglio degli Studenti, questi sono riusciti a realizzare una prospettiva molto chiara della situazione e a potenziare alcuni aspetti del servizio trasporti. L’istituzione di un tavolo tecnico serve proprio a potenziare ulteriormente questi servizi dialogando naturalmente con tutte le aziende coinvolte e con tutti i rappresentanti del nostro campus.
I trasporti sono da sempre il tallone d’Achille del diritto allo studio di questo Ateneo, esacerbato poi dall’emergenza sanitaria. Cosa intendete fare per rendere accessibile il campus da questo punto di vista? Ritenete corrette le misure pensate dall’Ateneo (e vagliate attraverso le opinioni degli studenti tramite un questionario) per la mobilità?
A tal proposito, oltre ad un potenziamento della mobilità da e verso il campus, che dovrà avvenire sicuramente tramite un aumento delle corse necessario per un ritorno in sicurezza e imposto dalla situazione sanitaria corrente e dal distanziamento, ci stiamo muovendo anche riguardo alla mobilità interna al campus incrementando servizi come il bike sharing e monopattini elettrici, in modo tale che ci si possa muovere liberamente e in modo sostenibile all’interno dell’Ateneo e nelle zone adiacenti.
Durante questo periodo di emergenza, dove tutte le attività sono state spostate a distanza, il tema del digital divide è ritornato in auge. Chiederete di ripristinare il servizio di kit connettività per gli studenti che non hanno fatto in tempo ad ottenerli? Oltre al kit di connettività previsto dall’Ateneo, secondo voi quale manovre sarebbe necessario attuare?
A tal proposito abbiamo già previsto un ripristino del servizio attraverso la spedizione a casa del kit di connettività assicurata dall’ateneo. Sicuramente prevediamo un potenziamento, perché la richiesta è stata tanta. Il digital divide caratterizza la nostra comunità studentesca. Anche la logistica di distribuzione va migliorata, adesso e in futuro, in modo da aiutare gli studenti che abitano in aree non coperte dalla banda larga.
La vostra richiesta di integrare il part time all’interno del sistema tirocinio rendendolo di fatto equipollente al conseguimento dello stesso è compatibile con la possibilità di effettuare tirocini congruenti al proprio corso di laurea? Cosa intendete proporre per il comparto tirocini? Inoltre, l’Unione Europea si è espressa sulle attività di tirocinio svolte dagli studenti chiedendo che vengano retribuite. L’Unisa intende recepire tale la normativa e in che modo vigilerete che questo sia fatto?
Abbiamo inserito nel nostro programma elettorale il riconoscimento dell’attività part-time come tirocinio curriculare specificando che ciò possa avvenire “ove compatibile” con il proprio piano di studi. Ci rendiamo conto che in alcune facoltà, in particolare quelle umanistiche, la proposta può essere utile allo studente, ma in altri corsi di studio ad indirizzo scientifico potrebbe sembrare una riduzione del carico e delle prospettive dello stesso studente. La compatibilità risulta essere quindi un requisito fondamentale in quanto, se per alcuni indirizzi è possibile verificarla o meno, questa compatibilità, per altri (in particolare quelli scientifici) il riconoscimento di un’attività part-time come tirocinio risulta assolutamente incompatibile, in quanto i ragazzi hanno altre possibilità di tirocinio congrue e finalizzate all’inserimento nel mondo del lavoro. Per quanto riguarda la normativa europea, credo che l’attività di vigilanza vada fatta su quelli che sono i tirocini extra curriculari e svolti al di fuori del proprio piano di studi. In quel senso dovranno essere assolutamente rispettate quelle norme disposte dall’UE.
Chiedete di prevedere l’installazione di un minimarket e di una parafarmacia nei campus, probabilmente per venire incontro soprattutto agli studenti fuorisede. A proposito di questa categoria, in questi mesi sono emerse diverse difficoltà: non sempre le agevolazioni hanno consentito di recuperare le spese per gli affitti e tuttora manca per loro la possibilità prendere parte alle elezioni nazionali (dovendo far rientro nei propri comuni) e sempre tuttora manca una assistenza sanitaria nella città in cui studiano. Su questi punti qui, cosa proverete a fare?
La dicitura “Open Campus” contenuta all’interno del programma si riferisce proprio a questo. Consideriamo l’università un luogo aperto alla cultura e alla socialità degli studenti, e riteniamo che sia necessario spingersi oltre la quotidianità della singola lezione universitaria. Partendo da questo punto di vista, abbiamo pensato all’istituzione di attività commerciali come i minimarket e la parafarmacia, così che lo studente possa considerare il campus come una vera e propria cittadina, al cui interno può trovare tutti i servizi di cui ha bisogno. Per il resto, le tematiche si toccano molto e non le affrontiamo soltanto noi a Salerno, ma attraversano tutto il paese. Ci poniamo sicuramente in un’ottica di vicinanza agli studenti, cercando di garantire il più possibile i loro diritti a 360 gradi. Siamo però consapevoli della problematicità di queste tematiche, che vanno affrontate in diversi organi non soltanto appartenenti all’interno del nostro ateneo.
Proponete l’apertura del campus nel fine settimana e prolungata negli orari serali in modo da consentire una maggiore vivibilità del campus. Il problema però della vivibilità del campus non è anche un problema in generale di spazio oltre che di tempo? Ad oggi le aule sono quasi sempre occupate dalle lezioni e gli eventi che le stesse associazioni organizzano di volta in volta devono sempre incastrarsi con gli orari delle lezioni. Un campus così grande, che aspira a questo tipo di vivibilità, non dovrebbe avere degli spazi esclusivamente adibiti alle attività culturali? Il discorso si collega anche alla stessa presenza delle associazioni in ateneo. Non sono poche le associazioni che in ateneo posseggono una sede, se confrontate con quelle che non ce l’hanno?
Sul discorso spazi l’università si è mossa in questa direzione, vedasi Piazza dei Giovani, adibita per gli eventi all’esterno e per le associazioni studentesche. Per quanto riguarda il resto, ci rendiamo conto che gli spazi di cui abbiamo bisogno sono superiori a quelli presenti attualmente, però crediamo che attraverso il lavoro svolto insieme agli organi di governance d’Ateneo si possa realizzare un miglioramento sotto questo punto di vista. Per quanto riguarda l’apertura del nostro campus, abbiamo previsto nel nostro programma una chiusura serale che si aggiri intorno alle 23:00 e l’apertura del campus anche nel fine settimana, proprio per garantire agli studenti, soprattutto quelli che sono fuori sede e che risiedono nelle residenze universitarie, di avere un rapporto con l’Ateneo che vada al di là delle singole lezioni, ma che possa continuare all’interno della nostra cittadina.
Proponete la digitalizzazione dei testi e la creazione di uno sportello online per le segreterie dipartimentali; chiederete anche di conservare la didattica a distanza quando si potrà tornare in presenza? E quindi di conservare una didattica mista anche per il futuro?
L’istituzione di una commissione post covid è dedicata proprio a questo, a cogliere gli aspetti positivi e negativi scaturiti dalla DAD e interpretare queste valutazioni. Ci auspichiamo senza dubbio un ritorno in presenza, fermo restando che i benefici che abbiamo tratto dalla DAD permangano. A tal proposito abbiamo anche richiesto l’istituzione di un servizio di ricevimento di segreteria online e l’incremento della digitalizzazione dei testi. Iniziative che per noi possono e devono essere presenti anche dopo un ritorno in presenza.
La ristrutturazione del Centro Counseling da voi proposta richiede l’apertura di uno sportello anche all’interno del campus di Fisciano. Secondo voi, questo incrementerebbe la fruizione del servizio? Credete che averlo circoscritto solo al campus di Baronissi abbia influito negativamente?
Il potenziamento da noi pensato va proprio in questa direzione, crediamo sia necessario, anche considerando la situazione che ha attraversato la vita degli studenti sotto un profilo psicologico. Con l’incremento di questa attività noi studenti potremmo sicuramente trarne beneficio.
Chiedete di aumentare il numero di libri disponibili per il prestito e di provvedere alla digitalizzazione dei testi. Da questo punto di vista, quanto l’Unisa è indietro rispetto ad altre università che hanno consentito lo studio all’interno delle loro sedi durante i mesi scorsi? In che modo, inoltre, secondo voi, sarà possibile ritornare per studiare negli edifici delle biblioteche? Si dovrà pensare anche lì ad un sistema di prenotazione posti?
Assolutamente crediamo, anche in questo caso, che sia necessario ritornare presto ad utilizzare l’università attraverso la prenotazione di questi spazi in forma digitale. La digitalizzazione va sfruttata da questo punto di vista, cercando di essere più all’avanguardia possibile per assicurarsi che gli studenti possano accedere a tutte le risorse di cui l’Ateneo dispone. In quest’ottica l’università non è rimasta ferma, si è mossa verso una digitalizzazione dei testi, ma non sono tutti disponibili, soprattutto per quanto riguarda il materiale di ricerca. Proponiamo quindi un incremento di queste risorse. La riduzione dell’uso della carta va inoltre di pari passo con le proposte ambientali.
Le proposte relative alla sostenibilità ambientale sono un ampliamento di quelle già pensate dall’Ateneo nel programma ecologico presentato nel 2019? Quanto ancora c’è da fare secondo voi? Come andrebbe ridotto ad esempio l’uso della plastica? La celebre borraccia non è mai stata distribuita agli studenti.
È assolutamente necessario continuare in questa direzione, la sostenibilità va perseguita nel tempo, anche se si parte da un punto di vista consapevole e da un dialogo già strutturato. A tal proposito, come ho già detto prima, abbiamo previsto l’istituzione di una mobilità interna che sia sostenibile, e questo è un aspetto che ha riguardato i programmi d’Ateneo soltanto in quest’ultimo periodo, ed intendiamo proseguire nella stessa direzione. Per quanto riguarda gli altri aspetti del modello ecologico, abbiamo inserito nel nostro programma la promozione di iniziative che consentano di ridurre l’utilizzo della plastica, l’ammodernamento dei parcheggi con pannelli solari, tutte misure volte alla sostenibilità a alla circolarità dei processi della nostra università.
La Redazione