19 Marzo 2021
Nei giorni di 23, 24 e 25 marzo 2021, la classe studentesca sarà chiamata a prendere parte alle elezioni per il rinnovo della rappresentanza degli studenti negli Organi Collegiali dell’Università degli Studi di Salerno per il prossimo biennio. Tra questi si voterà anche per il Senato Accademico. Abbiamo incontrato il candidato, per il Polo Scientifico della coalizione Studenti Unisa e membro dell’associazione StudentIngegneria iscritto al corso di laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale, Domenico Pierri per affrontare i temi presenti nel programma elettorale.
Un punto cardine del vostro programma riguarda anche l’erogazione delle borse di studio e l’estinzione della figura dell’idoneo non beneficiario. Come intende muovervi per anticipare l’erogazione delle quote, soprattutto in riferimento ai ritardi cronici da parte dell’Adisurc? È davvero auspicabile l’estinzione della figura idoneo non beneficiario?
Abbiamo raccolto una serie di informazioni su quello che è stato l’ultimo sestennio dal 2014 al 2020, e abbiamo verificato tramite l’albo istituito dall’Adisurc, che tutti gli idonei inizialmente non beneficiari sono risultati poi essere idonei assegnatari. Dal 2014 al 2020, tutti gli studenti hanno quindi ottenuto la borsa di studio, ma con un ritardo abbastanza ampio, nell’attesa che l’Unione Europea stanziasse i fondi FSE POR. A partire dall’anno 2020/2021, lo stanziamento di questi fondi prevede che questa figura si estingua, estinzione proveniente però da un anno e mezzo di graduatorie assestate. Noi vorremmo che ne venga fatta richiesta nelle sedi opportune e nelle istituzioni preposte (Adisurc e CUR, di cui fa parte anche il nostro Rettore), che questi fondi vengano stanziati per tempo, ovvero entro la fine dell’anno accademico, e che questi scorrimenti delle graduatorie -che speriamo portino all’estinzione della figura dell’idoneo non beneficiario-, avvengano in tempi coerenti. Per quanto riguarda invece l’anticipazione dei tempi di erogazione, ci impegneremo affinché l’erogazione della prima rata avvenga nella prima settimana di ottobre in concomitanza con l’uscita delle graduatorie provvisorie, e non a dicembre, con la pubblicazione delle graduatorie definitive. Affinché questo avvenga, bisognerà superare alcuni problemi tecnici e crediamo ci possa essere uno spiraglio almeno per i primi anni, ovvero per gli studenti che si immatricolano per la prima volta all’università.
Nel vostro programma proponete l’istituzione di borse di studio rivolte agli studenti meritevoli che non usufruiscono della borsa di studio dell’Adisurc. Cosa intendete per “studenti meritevoli”? Quale significato attribuite al termine “meritevole”?
Ci troviamo in un’università in cui l’iniziativa ad hoc messa in campo dall’Ateneo è “Unisa premia il merito”, che accompagna ovviamente la borsa di studio erogata dall’Adisurc. Pensiamo però che le due iniziative messe insieme escludano una parte degli studenti che invece potrebbe, se valutata per altri parametri, accedere invece ad una borsa o un sussidio economico, prendendo ad esempio in considerazione l’ISEE degli studenti, i crediti formativi ottenuti o una media raggiunta. Ovviamente ciò non andrebbe a sostituirsi alle misure in atto, ma il nostro pensiero si accorda con quello di altre università italiane che hanno stanziato borse di studio per i propri iscritti. In quel caso il merito viene valutato ad esempio a discrezione del proprio corso di laurea. Il nostro obiettivo è inoltre anche quello di aiutare gli studenti che risultano esclusi dalle iniziative relative al merito, mi riferisco ad esempio agli studenti del primo anno fuori corso e degli anni successivi, e cercare ovviamente di trovare un parametro insieme all’Ateneo che possa consentire loro di accedere ad un sussidio economico e non escludere un’intera categoria da qualsiasi iniziativa messa in campo.
La vostra idea di merito, rispetto all’iniziativa messa in campo dall’Ateneo “Unisa premia il merito”, non assume quindi il tempo come parametro?
Sì, “Unisa premia il merito” include soltanto gli studenti che si laureano in corso, escludendo di fatto chi si laurea, ad esempio, con un anno di ritardo. Noi vorremmo dare una possibilità anche agli studenti che hanno impiegato un anno in più, ma che in quell’anno hanno reso, sono stati appunto meritevoli di ricevere un aiuto o un sussidio economico. Ciò avverrebbe insieme a tutte le iniziative da noi proposte che vanno al di là dell’idea di merito, come ovviamente l’ampliamento della No Tax Area, di cui abbiamo parlato nel nostro programma elettorale. Iniziative di questa caratura vanno comunque interpretate alla luce di tutte le altre proposte. Questa è una misura volta ad aiutare gli studenti fuori corso che hanno comunque avuto un ottimo rendimento durante quell’anno, ma il nostro obiettivo è anche quello di aiutare qualsiasi studente abbia avuto difficoltà in relazione magari al periodo che stiamo vivendo e che non ha avuto la possibilità di rendere come gli altri iscritti all’università.
L’innalzamento della No Tax Area da voi proposto è previsto anche per le categorie escluse attualmente tra le agevolazioni. Saranno quindi compresi, nella vostra proposta, anche i fuori corso?
Sì, e non solo. Attualmente la No Tax Area copre fino al primo anno fuori corso. Il primo obiettivo sarebbe quello di estendere l’istituzione dell’esenzione delle tasse anche a quegli studenti che rispettano i requisiti di merito fissati per la No Tax Area, ad esempio di 25 crediti annui, iscritti però ad anni successivi al primo. Uno studente al secondo anno fuori corso ha comunque la possibilità di recuperare i crediti previsti dalla legge ministeriale riferita alla No Tax Area. Noi vorremmo che l’Ateneo cerchi di andare oltre i requisiti di merito non solo per gli studenti fuori corso, ma anche per i corsisti, sappiamo bene che molti studenti, pur in possesso di un ISEE inferiore allo soglia dei 23.000 euro, vengono esclusi dall’agevolazione perché non hanno raggiunto in quell’anno accademico i 25 crediti formativi richiesti per ottenere l’esenzione totale delle tasse universitarie, costretti così purtroppo a sostenere una spesa non congrua al proprio reddito. La proposta di innalzare la No Tax Area è un punto cardine del nostro lavoro svolto in questi ultimi anni e del lavoro che vorremmo fare in quelli successivi, interpretando questa agevolazione anche in senso “orizzontale”.
Il garante dei diritti degli studenti è una figura che manca da anni nel nostro ateneo, e nel programma di Studenti Unisa ne proponete l’istituzione. Quale tipo di figura immaginate? Una commissione formata da studenti e docenti o una semplice delega del Rettore ad una persona di sua fiducia?
La figura del garante dei diritti degli studenti presente in altri atenei è in genere un soggetto esterno allo stesso ateneo, quindi non un docente, che potrebbe essere magari interessato da vicino ad alcune pratiche o situazioni, ma una persona esterna di una certa caratura che possa vigilare sulla trasparenza delle attività didattiche. Crediamo quindi che il garante debba essere una figura di un certo rilievo, al di sopra delle dinamiche interne all’università. Ciò va ovviamente concordato all’interno degli organi preposti, l’istituzione di un ruolo del genere è prevista nella Carta dei diritti e dei doveri degli studenti, ma non è mai stata nominata, almeno non in questo momento. Crediamo quindi che questa debba essere istituita secondo i criteri appena citati, in modo da assicurare ed esercitare i nostri diritti, purtroppo in alcuni casi ancora non rispettati, soprattutto in alcuni corsi di laurea.
Oltre a quella del garante dei diritti degli studenti, avete menzionato l’istituzione di una Commissione Ateneo per la didattica post-covid. Come vi immaginate possa essere strutturata? Che percentuali di personale docente e rappresentanza studentesca?
La nostra idea di didattica post covid va sicuramente nella direzione di un ritorno della vita all’interno degli spazi dell’ateneo, e abbiamo la possibilità di avere due campus a disposizione purtroppo inutilizzati in questo periodo a causa dell’esperienza attuale, che ci ha privati di uno degli aspetti più belli della nostra vita universitaria. Pensiamo quindi che il ritorno al campus debba essere imprescindibile, soprattutto in una situazione successiva all’emergenza sanitaria, dando però un occhio a quelli che sono i vantaggi di questa esperienza a distanza, che ci ha permesso di scoprire delle potenzialità del mondo digitale non indifferenti. In pochi erano abituati a perdere ore e soprattutto a farlo senza gli strumenti adatti. La stessa università non aveva i mezzi per permettere questa fruizione. Al nostro ritorno avremo la possibilità invece di sfruttare gli spazi dell’ateneo, ma anche il bagaglio acquisito durante questo periodo. Va ovviamente considerata l’utilità di questa esperienza, e per questo crediamo che debba essere istituita una commissione che ne valuti i punti a favore e a sfavore. È però per noi necessario che questa commissione sia d’Ateneo e non dipartimentale, per evitare che ogni dipartimento e consiglio didattico scelga autonomamente in che modo magari trasferire determinate attività da presenza a distanza creando una disparità tra gli studenti. Invece noi pensiamo che debbano essere stilate dall’università delle linee guida da interpretare poi alla luce delle esigenze dei corsi di laurea e delle diverse entità istituzionali. Pensiamo inoltre che la commissione debba avere al suo interno sia dei responsabili dei vari dipartimenti, sia dei rappresentanti degli studenti di quei corsi di laurea, in modo da creare delle linee guida adattabili in tutto l’Ateneo. Speriamo ovviamente che queste tematiche siano discusse in Senato Accademico e in Consiglio d’Amministrazione e che vengano poi messe in atto.
Proponete di integrare l’attuale Carta dei diritti e doveri degli studenti con quella pubblicata dal CNSU che fa riferimento alla DAD. In questo anno di pandemia in che modo avete cercato di raccogliere le testimonianze delle difficoltà della classe studentesca e quali sono secondo voi le priorità in relazione alla didattica emerse in questo periodo?
Abbiamo vissuto un periodo di transizione, lo stiamo attraversando ancora adesso. Anche la rappresentanza è cambiata in questo anno, da rappresentante in consiglio didattico sono a conoscenza dei problemi vissuti dai miei colleghi, e abbiamo cercato sempre, come Studenti Unisa, di parlare con gli studenti cercando di comprendere le loro esigenze. Abbiamo creato sondaggi, form da compilare per fare in modo che, in modo autonomo e anonimo, gli studenti potessero parlare dei propri disagi. Determinate problematiche sono sorte soprattutto all’inizio, derivanti ad esempio dalla questione delle registrazioni delle lezioni, non assicurate purtroppo da tutti i docenti (questione complicata poiché va ad intaccare la privacy di docenti e studenti, rendendone automaticamente difficile la completa disponibilità). Noi crediamo che il diritto ad usufruire delle lezioni debba essere in ogni caso assicurato, e ciò deve essere fatto fornendo agli studenti mezzi di supporto. Le nostre proposte relative al prestito dei pc e le richieste fatte per il kit di connettività, adesso disponibile per tutti gli studenti, andavano e vanno in questa direzione. Di pari passo va garantita la disponibilità del materiale didattico e di tutti i servizi accessori, quindi il diritto di avere del materiale di studio che sia diverso da quello erogato in presenza, determinato anche dal cambiamento della modalità con cui si svolgono le lezioni. Ciò è parte della Carta dei diritti degli studenti che vorremmo integrare, insieme alla possibilità degli studenti che magari hanno avuto dei disagi a causa di internet in sede d’esame di non essere esclusi dall’appello a causa di determinati inconvenienti. Crediamo che questi piccoli appunti facciano la differenza in questo periodo e che debbano essere tenuti in considerazione. L’integrazione della Carta dei diritti e dei doveri ci sembra per queste motivazioni opportuna e legittima.
Proponete di stabilire degli incontri periodici tra studenti e rappresentanti; in che modo intendete fare questo? La rappresentanza studentesca non dovrebbe già essere inserita nella quotidianità studentesca e quindi conoscere già e vivere talvolta anche in prima persona le difficoltà?
Per noi la rappresentanza deve essere radicata all’interno delle dinamiche studentesche, e ha il compito di interagire con gli studenti che rappresenta. Crediamo però che questa interazione possa essere facilitata tramite la creazione di spazi non solo in presenza, ma anche digitali e messi a disposizione dall’Ateneo per parlare con i propri rappresentanti. Basti pensare al ruolo del Consiglio degli Studenti, dove possiamo trovare circa uno studente rappresentante per ogni dipartimento dell’Ateneo, e che potrebbe avere un momento prestabilito in più per svolgere le proprie mansioni, magari istituzionalizzando gli incontri, in modo da rendere la partecipazione più ampia e raccogliere le istanze di quegli studenti che hanno magari timore nel chiedere aiuto ai rappresentanti. La sicurezza di poter partecipare ad un incontro periodico con un rappresentante di un organo, potrebbe stimolare di più gli studenti ad esporre dubbi e perplessità rispetto ai propri disagi.
Proponete l’apertura del campus nel fine settimana e prolungata negli orari serali in modo da consentire una maggiore vivibilità del campus. Il problema però della vivibilità del campus non è anche un problema in generale di spazio oltre che di tempo? Ad oggi le aule sono quasi sempre occupate dalle lezioni e gli eventi che le stesse associazioni organizzano di volta in volta devono sempre incastrarsi con gli orari delle lezioni. Un campus così grande, che aspira a questo tipo di vivibilità, non dovrebbe avere degli spazi esclusivamente adibiti alle attività culturali? Il discorso si collega anche alla stessa presenza delle associazioni in ateneo. Non sono poche le associazioni che in ateneo posseggono una sede, se confrontate con quelle che non ce l’hanno?
Crediamo che in questo periodo di inattività l’Ateneo debba migliorare innanzitutto tutte quelle aule studio e quelle infrastrutture che hanno bisogno di essere rimodernate. Questo deve essere un momento per valorizzare e migliorare le problematiche presenti nel campus (carenze strutturali e mancanza di manutenzione). Pensiamo soprattutto che debba esserci una corretta gestione degli spazi, la scarsa disponibilità di aule per gli eventi extra curriculari è una problematica che mi tocca da vicino, il mio stesso dipartimento soffre di una scarsa fruibilità delle aule. È necessaria una gestione centralizzata degli spazi che possa risolvere questo problema. Il campus è ricco di aule, ma non sono distribuite a seconda delle esigenze dei diversi dipartimenti, e questo comporta la presenza di edifici con aule sovrassature ed altri decisamente più liberi. Questo tipo di gestione favorirebbe la possibilità per le associazioni di organizzare eventi extra curriculari, ma anche un aiuto per la didattica, in modo da rendere semplice ad esempio reperire un’aula per recuperare una lezione. Ovviamente la nostra proposta di estendere l’apertura del campus va in questa direzione, così da avere più orari e spazi per altre attività.
Chiedete di prevedere l’installazione di un minimarket e di una parafarmacia nei campus, probabilmente per venire incontro soprattutto agli studenti fuorisede. A proposito di questa categoria, in questi mesi sono emerse diverse difficoltà: non sempre le agevolazioni hanno consentito di recuperare le spese per gli affitti e tuttora manca per loro la possibilità prendere parte alle elezioni nazionali (dovendo far rientro nei propri comuni) e sempre tuttora manca una assistenza sanitaria nella città in cui studiano. Su questi punti qui, cosa proverete a fare?
Per i fuori sede è anzitutto essenziale un miglioramento delle condizioni delle residenze universitarie, abbiamo elencato una serie di punti e di interventi secondo noi necessari per proseguire una permanenza all’interno di questi edifici. Ovviamente devono esserci delle condizioni di contorno per vivere all’interno dell’università, tra queste garantire l’assicurazione sanitaria, e quindi la possibilità di avere un medico a disposizione h24 all’interno del nostro Ateneo che possa assistere studenti, docenti e personale in caso di bisogno (oltre alle ambulanze e il servizio di primo soccorso già presente all’interno del campus). Crediamo che l’università debba garantire il diritto alla salute dando la possibilità di usufruire di un servizio come quello del presidio sanitario d’Ateneo, da ripristinare e potenziare, con la presenza di un medico autorizzato ad intervenire all’occorrenza, una grande opportunità per gli studenti fuori sede costretti ad uscire dal campus per esigenze sanitarie. Per quanto riguarda gli esercizi commerciali, riteniamo sia un diritto di tutti noi che popoliamo costantemente l’Ateneo, avere la possibilità di non dover uscire dal campus per dei servizi essenziali. Un minimarket darebbe agli studenti la possibilità di non doversi recare al di fuori del campus, verso Fisciano o paesi limitrofi, soltanto per poter fare la spesa. Lo stesso concetto è applicabile anche alla presenza di una parafarmacia, un servizio che permette agli studenti di comprare all’interno dell’università farmaci necessari alle proprie esigenze.
In relazione ai trasporti da e per l’Unisa proponete di rafforzare il ruolo del tavolo tecnico. Dei trasporti si occupa spesso, se non sempre, il Consiglio degli Studenti. Alla luce della vostra esperienza lì, quanto potere credete abbia e possa avere la rappresentanza studentesca per incidere in modo rilevante sui trasporti? giacché è da sempre che la rappresentanza promuove un tale intervento?
È importante proseguire sulla strada del lavoro fatto in questi anni perché è vero, i miei colleghi che sono stati rappresentanti hanno fin da subito riscontrato delle difficoltà in un ambito che giustamente coinvolge non solo il nostro Ateneo e gli enti esterni (comuni, provincia), ma innanzitutto le aziende private, quindi ci sono delle difficoltà oggettive da questo punto di vista. Crediamo però che con la collaborazione di questi enti e di tutte le parti interessate possa essere portato a termine un lavoro che sia di beneficio per tutti gli studenti. Il Consiglio degli Studenti ha cercato sin dall’inizio di collaborare con il delegato ai trasporti dell’Ateneo (prima il professor Galli e poi con il professor De Luca) per rispondere alle esigenze di comunità di studenti provenienti da determinati luoghi. Basti pensare agli incrementi fatti per le linee della Costiera Amalfitana, non disponibili prima di tre anni fa, il potenziamento delle linee 57 e 55, anche quest’ultima inesistente fino a qualche anno prima. Sono piccoli risultati portati a termine nonostante le difficoltà nell’interloquire con le aziende. Immaginiamo quindi un tavolo tecnico al quale possono sedere non solo gli studenti e i delegati del Rettore, ma anche le aziende, che ovviamente hanno un interesse economico, ma che vadano comunque nella direzione del diritto allo studio.
I trasporti sono da sempre il tallone d’Achille del diritto allo studio di questo Ateneo, esacerbato poi dall’emergenza sanitaria. Cosa intendete fare per rendere accessibile il campus da questo punto di vista? Ritenete corrette le misure pensate dall’Ateneo (e vagliate attraverso le opinioni degli studenti tramite un questionario) per la mobilità?
Siamo stati coinvolti nell’aumentare la partecipazione al questionario proposto dall’università perché pensiamo che per migliorare le lacune del nostro campus sia necessario interpellare gli studenti chiedendo loro quali sono le loro esigenze, i loro problemi e le loro idee. Nel questionario sono presenti varie proposte che vanno a sostenere la possibilità di avere una fermata ferroviaria con il nome dell’Università degli Studi di Salerno, e che permetterà il collegamento tra i due campus. Questo è sicuramente un tassello in più che va ad aumentare le opportunità per gli studenti di raggiungere il campus, soprattutto per alcuni territori come l’Agro Nocerino Sarnese o la zona di Salerno; entrambi riscontrano delle difficoltà che invece a livello ferroviario non esisterebbero. Per vagliare le modalità con cui verrà ideato questo collegamento dalla stazione ferroviaria al campus, bisogna comunque comprendere quali sono le opinioni degli studenti in riguardo. Speriamo che ci sia ancora una maggiore partecipazione al questionario, tra l’altro ancora attivo.
Proponete la digitalizzazione dei testi e la creazione di uno sportello online per le segreterie dipartimentali; chiederete anche di conservare la didattica a distanza quando si potrà tornare in presenza? e quindi di conservare una didattica mista anche per il futuro?
Crediamo semplicemente che non possa essere messa da parte così dal nulla. È un’esperienza che ci ha segnati e ci segnerà nei mesi futuri. Dobbiamo quindi sfruttare le potenzialità momento, mi riferisco ad attività come il ricevimento, l’help teaching, i tutorati, tutte attività accessorie alla didattica, ma che richiedono tempo extra e che potrebbero essere tranquillamente erogate a distanza, senza ledere alla qualità della didattica. Pensiamo però che per quanto riguarda la didattica in presenza (mi riferisco ovviamente alle lezioni) debba essere fatta una valutazione, poiché le esigenze variano a seconda dei corsi di laurea di riferimento. Per alcuni di questi la didattica a distanza ha dato dei benefici, in altri viceversa. Per noi andrebbe fatta una valutazione generale dall’Ateneo per portarla poi all’interno dei dipartimenti, ma senza accantonare questa esperienza. Come ho già detto, alcune attività come il ricevimento e la segreteria online potrebbero continuare a svolgersi online anche dopo la crisi sanitaria. Per quanto riguarda la digitalizzazione dei testi, è una risorsa che proveremo a garantire ulteriormente in ogni caso, sia in presenza sia a distanza, perché avere la possibilità di prendere in prestito un testo non solo in formato cartaceo ma anche digitale, può essere comunque un bagaglio di risorse che aiuta gli studenti nel loro percorso.
La ristrutturazione del Centro Counseling da voi proposta richiede l’apertura di uno sportello anche all’interno del campus di Fisciano. Secondo voi, questo incrementerebbe la fruizione del servizio? Credete che averlo circoscritto solo al campus di Baronissi abbia influito negativamente?
Noi crediamo che in qualche modo avere il Centro Counseling solo a Baronissi possa aver influito sulla difficoltà nel fruire quel servizio, ma pensiamo che innanzitutto questo servizio debba essere pubblicizzato, funziona bene, i docenti e i medici al suo interno lavorano egregiamente e questo va sottolineato. La comunità studentesca va sensibilizzata rispetto all’utilizzo di questo servizio a prescindere dal suo potenziamento. Certamente istituire un’altra sede all’interno del campus di Fisciano darebbe una possibilità a quegli studenti che non riescono a spostarsi da un campus all’altro, in modo che possano usufruire di un servizio che riteniamo essenziale, soprattutto in questo momento, ma anche in previsione di un ritorno all’università, poiché la condizione psicologica della comunità studentesca è un argomento che tratta molto da vicino purtroppo la nostra comunità, e crediamo che anche l’Ateneo abbia forte interesse nel lavorare su questo versante.
La vostra richiesta di integrare il part time all’interno del sistema tirocinio rendendolo di fatto equipollente al conseguimento dello stesso è compatibile con la possibilità di effettuare tirocini congruenti al proprio corso di laurea? Cosa intendete proporre per il comparto tirocini?
Abbiamo voluto sottolineare nel nostro programma la dicitura “ove compatibile”, perché crediamo che questa possa essere una buona iniziativa per determinati corsi di laurea, ma non per tutti, soprattutto quelli scientifici, che prevedono attività di part-time lontane da quelle di tirocinio svolte normalmente in quei dipartimenti. Pensiamo invece a quei corsi di laurea appartenenti al polo umanistico, ad esempio, dove le attività di part-time sono vicine a quelle di tirocinio svolte sia all’interno, sia fuori dall’Ateneo. Prevediamo quindi un protocollo generale per lo studio di queste compatibilità, senza andare a minare l’esperienza formativa del tirocinio. Questa attività è e deve continuare ad essere per gli studenti un’esperienza che consente di mettere in campo le conoscenze acquisite e anche acquisire delle competenze. La decisione relativa a questa compatibilità spetta sempre al corso di studi e al consiglio didattico, è quindi una possibilità in più per alcuni corsi di laurea, ovviamente da valutare da dipartimento a dipartimento.
L’Unione Europea si è espressa sulle attività di tirocinio svolte dagli studenti chiedendo che vengano retribuite. In che modo vigilerete sul recepimento della normativa da parte dell’Unisa?
Ovviamente questa è una richiesta fondamentale per noi studenti, perché il tirocinio è il primo step per interfacciarsi con una realtà lavorativa, e questo non deve rappresentare un momento in cui lo studente dà solo le sue competenze e le sue conoscenze al mondo del lavoro, ma il mondo del lavoro deve dare qualcosa allo studente che ovviamente sta mettendo in campo le proprie capacità, le proprie potenzialità. Quindi riteniamo sia necessario che anche l’ateneo sia attento a vigilare sulla recente richiesta della normativa europea, e faremo in modo che l’università, insieme alle commissioni presenti all’interno del senato e nei vari dipartimenti, si adegui e dia il giusto compenso agli studenti, valutando ovviamente il numero delle ore di tirocinio e le attività svolte. Viviamo un periodo particolare in cui le attività vengono svolte a distanza, andrebbero valutate sicuramente le diverse modalità di svolgere il tirocinio, però sicuramente crediamo che l’ateneo debba sfruttare questo momento per dare un segnale agli studenti, ovvero che il lavoro non deve essere gratuito, ma retribuito giustamente.
Durante questo periodo di emergenza, dove tutte le attività sono state spostate a distanza, il tema del digital divide è ritornato in auge. Chiederete di ripristinare il servizio di kit connettività per gli studenti che non hanno fatto in tempo ad ottenerli? Oltre al kit di connettività previsto dall’Ateneo, secondo voi quale manovre sarebbe necessario attuare?
Abbiamo chiesto fin dall’inizio che il kit connettività venisse erogato agli studenti per dare a tutti la possibilità di seguire con gli strumenti adeguati. Inizialmente l’Ateneo aveva riservato questa iniziativa soltanto alle matricole, in modo da dare loro una priorità nell’integrarsi all’interno della realtà universitaria. Non tutti gli iscritti al primo anno hanno usufruito di questo servizio, lasciando scoperte diverse disponibilità, inizialmente 8.000. Ovviamente abbiamo chiesto all’Ateneo la possibilità di destinare il kit connettività anche agli studenti iscritti agli anni successivi. L’istanza è stata accolta, le rimanenti richieste sono andate a ruba, poi è arrivata l’ordinanza del governatore della regione Campania che ha impedito la consegna in presenza. Sappiamo però che l’Ateneo, a partire da questa settimana, spedirà i kit a domicilio. La sospensione è dovuta ad errori tecnici, gli studenti che avevano già prenotato il ritiro in presenza sono riusciti a riprenotarsi per la consegna a distanza. L’errore è stato risolto tempestivamente, e dovrebbero già essere nuovamente disponibili altri 800 kit. Nel momento in cui le disponibilità si esauriranno, non potremmo ignorare l’ingente domanda rispetto a questo servizio, è un segnale chiaro di bisogno da parte degli studenti, e crediamo che l’Ateneo metterà in campo altre risorse per aiutare tutta la comunità studentesca. Noi faremo la nostra parte chiedendole.
Chiedete di aumentare il numero di libri disponibili per il prestito e di provvedere alla digitalizzazione dei testi. Da questo punto di vista, quanto l’Unisa è indietro rispetto ad altre università che hanno consentito lo studio all’interno delle loro sedi durante i mesi scorsi? In che modo, inoltre, secondo voi, sarà possibile ritornare per studiare negli edifici delle biblioteche? Si dovrà pensare anche lì ad un sistema di prenotazione posti?
Per quanto riguarda il numero di volumi presi in prestito, è una richiesta che abbiamo sempre portato avanti tramite il Consiglio degli Studenti con il gruppo Studenti Unisa. La nostra idea è quella di aumentare il numero di volumi da poter prendere in prestito da 3 a 5, soprattutto per i laureandi e per chiunque ne abbia l’esigenza. Nonostante in questo momento ci sia una richiesta minore di testi per l’aumento delle risorse digitali da parte dell’Ateneo, questa istanza continueremo a portarla avanti. Rispetto alla fruizione delle biblioteche e delle aule studio, crediamo che questi spazi si possano aprire agli studenti, innanzitutto dando la possibilità ovviamente di prenotarli. Le attuali normative per l’ingresso nell’Ateneo non lo permettono, ma nel momento in cui si avrà una riapertura graduale dell’università, pensiamo che la biblioteca possa essere fruibile, permettendo agli studenti di prenotare un posto al suo interno per determinate ore della giornata, ed accedere agli spazi tramite un Qr Code ed ingressi contingentati. Riaprire le biblioteche e le aule studio integrando i sistemi di prenotazione, darebbe allo studente la possibilità di sfruttare quello spazio che magari a casa non ha, quindi crediamo sia necessario renderle accessibili gradualmente adeguando innanzitutto i trasporti, effettuando una sanificazione degli ambienti, garantendo il diritto alla salute e offrendo tutti gli spazi che il nostro ateneo fornisce.
Le proposte relative alla sostenibilità ambientale sono un ampliamento di quelle già pensate dall’Ateneo nel programma ecologico presentato nel 2019? Quanto ancora c’è da fare secondo voi? Come andrebbe ridotto ad esempio l’uso della plastica?
Il ritorno all’università deve andare nella direzione della sostenibilità, direzione che stava prendendo anche l’ateneo con le ultime iniziative, basti pensare alla piccola rivoluzione che c’è stata con la raccolta differenziata, prima del tutto assente all’Unisa, un primo passo fatto dall’Ateneo verso un’idea di un campus strutturato su un modello ecologico. Siamo uno degli atenei più grandi del sud Italia ed è impensabile non essere tra le strutture che procedono verso l’ammodernamento dell’impatto ambientale delle stesse. Dal punto di vista del risparmio energetico, il nostro Ateneo non è indietro, e con l’installazione dei pannelli solari situati all’esterno di entrambi i campus, si riesce a coprire una buona parte del sistema energetico. Per quanto riguarda l’utilizzo della plastica l’ateneo può fare di più. Fornire le borracce potrebbe rappresentare un buon segnale, ma bisogna fare degli interventi accessori, ad esempio installare colonnine d’acqua per ricaricare le borracce, avere più contenitori per la spazzatura, data la grandezza del nostro campus e l’aver dovuto assistere a scene poco edificanti rispetto alla tutela dei nostri spazi. Speriamo in un ritorno caratterizzato anche da una rivoluzione dei trasporti, con l’incremento di veicoli elettrici e ibridi, veicoli per cui attualmente non ci sono stazioni di ricarica presso il nostro ateneo, ma solo all’esterno del campus, in particolare presso le residenze. Le idee relative alla mobilità interna di cui abbiamo parlato in precedenza per la questione trasporti, sono rivolte proprio ad un’idea di università sostenibile.
La Redazione