13 Aprile 2019
Manca poco più di un mese alle none elezioni europee per il rinnovo dei deputati che rappresentano i paesi membri dell’Unione Europea all’interno dell’Europarlamento di Bruxelles. I giorni decisi dal Consiglio Europeo per l’apertura delle urne nei 27 stati membri dell’Ue sono quelli compresi tra giovedì 23 maggio e domenica 26. La scelta del periodo è stata effettuata, in maniera unanime, dall’organo che comprende i capi di stato o di governo degli Stati membri dell’UE con il presidente del Consiglio europeo ed il presidente della Commissione europea. Tuttavia, lasciando libera autonomia ai vari stati di decidere in quale giorno svolgere le elezioni, in Italia e in Germania si terranno domenica 26 maggio (dalle ore 7 alle ore 23). A votare saranno i cittadini che avranno la possibilità di eleggere i deputati, del loro stato di appartenenza, che andranno a comporre il Parlamento Europeo per i prossimi cinque anni.
Una questione spinosa è quella che riguarda la Brexit, ovvero l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, dato che quest’ultima è stata spostata dal 12 aprile al 31 ottobre, un posticipo che forse obbligherà l’Inghilterra a dover eleggere i propri deputati in quanto risulterebbe ancora come stato membro dell’Ue sia nei giorni in cui si svolgeranno le elezioni che nei mesi a venire. Una realtà plausibile che comporterebbe l’invarianza del totale dei parlamentari che si sarebbe dovuto ridurre da 751 a 705, poiché, con la manovra Brexit, dei 73 seggi appartenente al Regno Unito, assegnati a Londra, 46 sarebbero stati completamente rimossi e 27 distribuiti tra 14 stati ancora membri, tra i quali sarebbe rientrata anche l’Italia, che da 73 seggi sarebbe salita a 76. L’unica possibilità di non procurare disagi sia logistici che economici di organizzare le votazioni comunitarie in un tempo relativamente breve sarebbe quella di accogliere la richiesta della premier Theresa May, alla Camera dei deputati della Nazione, di ratificare l’accordo di separazione entro il 22 maggio, in questo modo il Regno Unito non sarà costretto a prendere parte alle elezioni che si terranno praticamente il giorno dopo.
L’età minima per poter votare cambia da paese a paese, per esempio in Austria è 16 anni, mentre in Italia 18 e in alcuni paesi la soglia arriva anche a 25 anni. Sia in Italia che in altri stati è possibile votare anche se si ha la cittadinanza in uno degli stati membri ma si risiede in un altro paese europeo. Il cittadino che risiede all’estero ha la possibilità di esprimere le proprie preferenze o per lo stato in cui vive oppure per il suo stato di appartenenza, se intende votare per quest’ultimo deve seguire un’apposita procedura che cambia a seconda del paese a cui si fa riferimento. Purtroppo, questo diritto non è concesso in tutti i paesi, infatti, ancora oggi, Repubblica Ceca, Irlanda, Malta e Slovenia non lo permettono anche se dovrebbero. Come non esiste una legge elettorale un’unica per tutti gli stati membri, anche i seggi differiscono e sono divisi secondo il principio della proporzionalità digressiva: i paesi con una popolazione più elevata hanno più seggi rispetto ai paesi con minori abitanti. Sebbene gli Stati membri dell’Unione abbiano sistemi elettorali diversi, esistono elementi comuni a tutti: ciascun gruppo politico ottiene un numero di seggi proporzionalmente al numero dei voti ottenuti, seguendo così il classico sistema elettorale proporzionale.
Il Parlamento Europeo, che sarebbe l’organo che si andrà a rinnovare con un incarico di cinque anni dopo queste elezioni, risulta l’unica istituzione ad essere eletta direttamente dai cittadini dell’Unione Europea. Le funzioni e gli obiettivi di questa istituzione sono molteplici, le più importanti sono sicuramente quella legislativa ed economica, infatti il Parlamento Europeo insieme al Consiglio è responsabile sia del bilancio, cioè dei fondi che vengono stanziati dall’Europea nei vari paesi che ne fanno parte, sia per le leggi vigenti in tutta l’Ue. Per quanto riguarda gli obiettivi, il Parlamento europeo si è conquistato la fama di difensore dei diritti fondamentali delle persone e della democrazia. All’interno dell’unica istituzione dell’UE direttamente eletta dai cittadini, i deputati al Parlamento europeo si battono contro gli attacchi alle libertà fondamentali, considerandosi difensori e sostenitori dei diritti umani e della democrazia che dovrebbe vigere in tutto il mondo. Infatti, come sancito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: “La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo” ed i deputati si impegnano a preservare questo diritto, o almeno così dovrebbe essere.
Le elezioni europee, nonostante la notevole carica di cui saranno investiti i candidati eletti a deputati, sono viste dai cittadini come una conferma del governo nazionale e quindi non è data loro la giusta importanza. Votare non è di certo un obbligo, ma dovrebbe essere nell’interesse di ogni cittadino cercare di far valere i diritti per cui ha lottato e combattere affinché le decisioni che riguardano la propria vita e quella di 505 milioni di cittadini possano essere esclusivamente positive per un’Europa migliore.
Annaclaudia D’Errico