19 Marzo 2021
Nei giorni di 23, 24 e 25 marzo 2021, la classe studentesca sarà chiamata a prendere parte alle elezioni per il rinnovo della rappresentanza degli studenti negli Organi Collegiali dell’Università degli Studi di Salerno per il prossimo biennio. Tra questi si voterà anche per il Senato Accademico. Abbiamo incontrato il candidato, per il Polo Scientifico della coalizione Studenti Unisa e presidente dell’associazione AscBreaking iscritto al corso di laurea in Chimica, Gerardo Federico Attanasio per affrontare i temi presenti nel programma elettorale.
AscBreaking è un’associazione nuova all’interno dell’Università di Salerno. Come e da dove nasce l’idea di crearla?
ASC Breaking è un’associazione nata sul territorio universitario nel Dipartimento di Chimica e Biologia con l’esigenza di provare a cambiare la situazione attuale. Prende spunto dagli elementi che costituivano le vecchie associazioni, provando a rinnovarli per incrementare un’innovazione e una connessione tra gli studenti che hanno diverse ideologie. All’inizio, l’associazione si è formata da un piccolo gruppo di chimici che con idee all’avanguardia provano ad ottimizzare il proprio futuro. Il logo dell’associazione rappresenta un puzzle che contiene un forte significato: l’auspicio di collaborare, un giorno, con il corso di laurea in Scienze Ambientali e con quello di Biologia. Non a caso, nei 3 elementi citati nel logo “AscBreaking”: AS è per l’ambiente, il carbonio per i chimici e Br per i biologi. Il puzzle richiama un’idea di rete futura, formata da studenti che collaborano tra loro, che hanno voglia di portare il loro profitto al meglio, tralasciando i conflitti che caratterizzano alcune associazioni e che danneggiano il futuro della comunità studentesca. Se i problemi non vengono affrontati come una squadra non si potrà andare oltre.
Il corso di laurea in chimica si differenzia dagli altri per le attività di laboratorio in presenza obbligatoria. Com’è stata gestita questo tipo di esigenza durante quest’anno?
Essendo il nostro un corso di laurea ad indirizzo scientifico, abbiamo molto a cuore la frequenza nei laboratori per approcciarsi alla materia pratica con delle buone basi teoriche. Durante il periodo Covid, per motivi di sicurezza non sono stati attivati molti laboratori. Lavorare in un laboratorio per uno studente, ad esempio, di scienze ambientali è fondamentale per la sua formazione da professionista del settore. Non avere la possibilità di sviluppare la conoscenza delle basi pratiche in quel campo ha destato rancore tra gli studenti, i quali sentono la necessità di continuare gli studi in presenza.
Un punto cardine del vostro programma riguarda anche l’erogazione delle borse di studio e l’estinzione della figura dell’idoneo non beneficiario. Come intendete muovervi per anticipare l’erogazione delle quote, soprattutto in riferimento ai ritardi cronici da parte dell’Adisurc? È davvero auspicabile l’estinzione della figura idoneo non beneficiario?
Si cercherà al meglio di concedere questa opportunità, però come sappiamo l’Adisurc ha dei parametri rigidi e ciò non consente ad alcuni studenti di beneficiarne. La questione dell’anticipazione dell’erogazione delle quote viene spesso messa in secondo piano, quando invece costituisce uno dei bisogni primari dello studente. L’idea è di effettuare un ricalcolo all’interno dell’ateneo per gestire in modo ottimale l’erogazione delle quote sulle borse. Si è ipotizzata anche l’eventualità di utilizzare dei fondi a disposizione dell’università per avere un incremento negli aiuti alla comunità studentesca. Chi richiede una borsa di studio, lo fa per necessità, soprattutto in questo periodo difficile causato dalla pandemia. Da rappresentante penso che bisogna mettersi in prima linea per aiutare i colleghi in difficoltà ed è fondamentale per la loro formazione. Quando ci chiedono di fare da intermediari con i professori, per esempio nel momento in cui non hanno a disposizione due webcam per effettuare l’esame online o quando hanno dubbi per quanto riguarda il ritardo dell’erogazione delle quote delle borse di studio. Tanti hanno necessità di usufruire di questi contributi per affrontare il corso di studi. Inoltre, un’ulteriore problematica relativa all’Adisurc riguarda lo stabilire un canale di comunicazione, risulta difficile ottenere dei colloqui. In ogni caso, l’intenzione di muoversi c’è, ma abbiamo bisogno di un ulteriore supporto per portare avanti la questione.
Nel vostro programma proponete l’istituzione di borse di studio rivolte agli studenti meritevoli che non usufruiscono della borsa di studio dell’Adisurc. Cosa intendete per “studenti meritevoli”? Quale significato attribuite al termine “meritevole”?
Per meritevole s’intende l’impegno dello studente. Si ricollega anche all’esempio di prima, molti studenti risultano con la dicitura di idonei non beneficiari e questa è una condizione che danneggia davvero tanto. Bisogna ricalcolare questa questione e dare un’occhiata ai parametri secondo i quali lo studente risulta idoneo ma non beneficiario della borsa di studio. L’istituzione delle borse per gli studenti meritevoli, dunque, andrebbe anche ad agevolare questa categoria di studenti. Questo non è un tema strettamente legato alla struttura dell’università, essendo l’Adisurc una realtà esterna all’ateneo con cui bisogna interfacciarsi.
Il Garante dei diritti degli studenti è una figura che manca in ateneo da anni, e nel programma Studenti Unisa ne proponete l’istituzione. Quale tipo di figura immaginate? Una commissione formata da studenti e docenti o una semplice delega del Rettore ad una persona di sua fiducia?
Questo è un punto che i miei colleghi hanno voluto inserire all’interno del programma elettorale perché effettivamente il Garante dei Diritti degli Studenti manca nella nostra università. Personalmente, come tipo di figura gradirei non solo una singola persona ma una commissione che unisca tutti i componenti dell’università. Avere la possibilità di interfacciarsi, in questa commissione, anche con un eventuale delegato dei docenti vuol dire avere la certezza che i diritti della classe studentesca vengano garantiti e tutelati. Delle volte è proprio il mezzo di comunicazione ad essere sbagliato e questo porta ad un mancata connessione tra personale docente e comunità studentesca. Noi siamo come un palazzo che con le giuste fondamenta di diversi tipi si può reggere. Se invece vogliamo considerare solamente qualche fondamenta, presumo che il palazzo non abbia tanto equilibrio. Penso che con l’unione dei componenti che fanno parte del sistema si possa avere uno strumento in più per far sì che tutto avvenga in maniera molto semplice e che abbia fini molto proficui.
Proponete di integrare l’attuale Carta dei diritti e doveri degli studenti con quella pubblicata dal CNSU che fa riferimento alla “dad”. In questo anno di pandemia, in che modo avete cercato di raccogliere le testimonianze delle difficoltà della classe studentesca e quali sono secondo voi le priorità in relazione alla didattica emerse in questo periodo?
L’integrazione della Carta dei diritti degli studenti è nata proprio perché c’è stata l’esigenza di essere a loro fianco per sostenerli, soprattutto in questo periodo. Per raccogliere le testimonianze, a parte i mezzi di comunicazione molto rapidi, come gruppi Whatsapp, Telegram etc., quello che utilizziamo è lasciare agli studenti la possibilità di compilare diversi form online. Attraverso questi form, completamente anonimi, gli studenti sono liberi di scrivere le loro considerazioni su tutte le tipologie di dinamiche affrontate e quelle sulle quali vorrebbero avere più chiarimenti. Comunque, in una realtà universitaria a distanza, i mezzi di comunicazione social ci hanno permesso di raggruppare diverse problematiche avvertite dalla classe studentesca durante la pandemia. Ad esempio, la testimonianza di uno studente che non poteva sostenere gli esami a casa non avendo un’adeguata connessione.
Avete menzionato l’istituzione di una Commissione Ateneo per la didattica post-covid. Come vi immaginate possa essere strutturata? Che percentuali di personale docente e rappresentanza studentesca?
Istituire questa commissione è molto importante perché all’interno del nostro ateneo ci sono numerosi dipartimenti. Personalmente, immagino una struttura gerarchica con delle commissioni e sottocommissioni formate sia da studenti e sia da rappresentanti del personale docente: una mini-commissione per ogni dipartimento dato il gran numero di dipartimenti, che poi fanno capo ad un’altra commissione legata all’apice della governance dell’ateneo. Le sottocommissioni raccolgono le problematiche del singolo dipartimento per poi sottoporre proposte e soluzioni con la principale Commissione d’Ateneo per la Didattica post-covid.
L’innalzamento della No Tax Area proposto da voi è previsto anche per le categorie escluse attualmente dalle agevolazioni. Saranno quindi compresi, nella vostra proposta, anche i fuori corso?
Assolutamente saranno compresi i fuori corso. Il programma elettorale è molto vasto e sono diverse le opzioni che noi cerchiamo di andare ad evidenziare. Proponiamo di fare questo perché a volte non ci sono persone che ne usufruiscono, come i fuori-corso. Personalmente, penso che qualora noi ci classifichiamo come studenti (in corso, fuori corso, dottorandi) siamo tutti quanti uguali, identici e allo stesso livello. Quindi perché fare queste distinzioni? Perché iniziare ad imporre chi sì e chi no?
Proponete di stabilire degli incontri periodici tra studenti e rappresentanti; in che modo intendete fare questo?
Al momento stabilire questi incontri periodici in presenza risulta molto difficile, però si può pensare di sfruttare la piattaforma di Microsoft Team che ci permette di essere in stretto contatto con il mondo universitario. Creare, quindi, un canale team che possa essere sfruttato come punto d’incontro in cui gli studenti possano interfacciarsi con i rappresentanti e fare una sorta di riunione all’aperto. A volte, gli studenti che sono chiamati al voto sono completamente estranei al lavoro svolto dalla rappresentanza e non ne capiscono il principio. Il rappresentante deve essere una figura sempre accanto allo studente per aiutarlo e supportarlo in ogni circostanza. Creare un canale di comunicazione è importante per stabilire un certo rapporto tra le due parti perché, al momento, questo collegamento manca.
I trasporti sono da sempre il tallone d’Achille del diritto allo studio di questo Ateneo, esacerbato poi dall’emergenza sanitaria. Cosa intendete fare per rendere accessibile il campus da questo punto di vista? Ritenete corrette le misure pensate dall’Ateneo (e vagliate attraverso le opinioni degli studenti tramite un questionario) per la mobilità?
L’intenzione è quella di amplificare il bacino d’utenza dei trasporti. Gli studenti hanno estremamente bisogno che i mezzi pubblici siano efficienti perché non tutti hanno a disposizione un veicolo per poter raggiungere l’università. Lo studente pendolare non deve trovarsi di fronte ad una situazione di sovraffollamento (50 posti per 150 utenti) come spesso è accaduto nei periodi pre-Covid. Le misure pensate dall’Ateneo sono corrette, ma occorre qualcosa di più come l’incremento dei mezzi.
La vostra richiesta di integrare il part time all’interno del sistema tirocinio rendendolo di fatto equipollente al conseguimento dello stesso è compatibile con la possibilità di effettuare tirocini congruenti al proprio corso di laurea? Cosa intendete proporre per il comparto tirocini? Inoltre, l’Unione Europea si è espressa sulle attività di tirocinio svolte dagli studenti chiedendo che vengano retribuite. L’Unisa intende recepire tale normativa e in che modo vigilerete che questo sia fatto?
Questo è un punto che i miei colleghi dell’area umanistica hanno voluto inserire nel programma e preferirei non esprimermi a riguardo.
Chiedete di prevedere l’installazione di un minimarket e di una parafarmacia nei campus, probabilmente per venire incontro soprattutto agli studenti fuorisede. A proposito di questa categoria, in questi mesi sono emerse diverse difficoltà: non sempre le agevolazioni hanno consentito di recuperare le spese per gli affitti e tuttora manca per loro la possibilità prendere parte alle elezioni nazionali (dovendo far rientro nei propri comuni) e sempre tuttora manca una assistenza sanitaria nella città in cui studiano. Su questi punti qui, cosa proverete a fare?
Le esigenze dei fuorisede sono numerose e proveremo a prendere con le tenaglie la situazione per cercare di potenziare i servizi già presenti e incrementare dei nuovi (come ad esempio la fruizione di un minimarket ed una parafarmacia) in modo da migliorare il più possibile le condizioni di questa categoria di studenti.
Proponete l’apertura del campus nel fine settimana e prolungata negli orari serali in modo da consentire una maggiore vivibilità del campus. Il problema però della vivibilità del campus non è anche un problema in generale di spazio oltre che di tempo? Ad oggi le aule sono quasi sempre occupate dalle lezioni e gli eventi che le stesse associazioni organizzano di volta in volta devono sempre incastrarsi con gli orari delle lezioni. Un campus così grande, che aspira a questo tipo di vivibilità, non dovrebbe avere degli spazi esclusivamente adibiti alle attività culturali? Il discorso si collega anche alla stessa presenza delle associazioni in ateneo. Non sono poche le associazioni che in ateneo posseggono una sede, se confrontate con quelle che non ce l’hanno?
La vivibilità del Campus è un punto storico del nostro programma di ateneo. Molti studenti avvertono il bisogno di rimanere in ateneo anche dopo la conclusione di un corso o di un esame. Un esempio può essere quello dei fuorisede che, avendo necessità di una connessione internet stabile, rimanevano nelle aule studio per poter usufruire di quella dell’ateneo. Vorremmo lavorare per dare l’opportunità agli studenti di accedere in qualsiasi momento e giorno – e quindi poter studiare al Campus anche il sabato e la domenica – agli spazi universitari che siano strutture interne o esterne.
Proponete la digitalizzazione dei testi e la creazione di uno sportello online per le segreterie dipartimentali; chiederete anche di conservare la didattica a distanza quando si potrà tornare in presenza? E quindi di conservare una didattica mista anche per il futuro?
Questo è un punto che sento molto vicino. Ci tengo molto a mantenere ciò che sono i criteri di didattica a distanza per un semplice motivo: se la situazione dovesse sbloccarsi per la Campania non è detto che succederà lo stesso per le altre regioni o paesi. Conservare una didattica mista è un modo per venire incontro agli studenti residenti in altre città italiane o all’estero. Bisogna sfruttare questa risorsa anche nell’ipotesi in cui potremmo ritrovarci a fronteggiare una situazione analoga, in modo tale da non essere impreparati come lo eravamo a marzo dell’anno scorso. In ogni caso, bisogna dare l’opportunità agli studenti di seguire i corsi, anche a coloro che, per cause esterne, non possono recarsi all’università per poterlo fare in presenza permettendogli di incrementare il loro bagaglio culturale.
La ristrutturazione del Centro Counseling da voi proposta richiede l’apertura di uno sportello anche all’interno del campus di Fisciano. Secondo voi, questo incrementerebbe la fruizione del servizio? Credete che averlo circoscritto solo al campus di Baronissi abbia influito negativamente?
Questa è un’altra opzione che hanno voluto riportare i colleghi del polo umanistico nel programma elettorale. Non ne discuto perché per l’area scientifica che rappresento non sono stati riscontrati problemi di questo tipo.
Le proposte relative alla sostenibilità ambientale sono un ampliamento di quelle già pensate dall’Ateneo nel programma ecologico presentato nel 2019? Quanto ancora c’è da fare secondo voi? Come andrebbe ridotto ad esempio l’uso della plastica?
Personalmente, su questioni del genere sono del parere che bisogna sempre trovare il modo di incrementare la sostenibilità ambientale e per l’ateneo di Salerno c’è ancora molto da migliorare. Abbiamo i raccoglitori della plastica ed un piano per la raccolta differenziata, ma si deve attuare una campagna di sensibilizzazione per far capire agli studenti che la plastica danneggia il nostro sistema ed è una materia che deve e può essere sostituita. Ad esempio, si potrebbero installare delle fontane di acqua potabile all’interno dell’ateneo così che gli studenti possano riempire delle borracce personali o fornite dall’università. L’importante è far decrescere il tasso di plastica che è ancora molto elevato all’Università di Salerno (un distributore è composto per i ¾ da plastica).
Durante questo periodo di emergenza, dove tutte le attività sono state spostate a distanza, il tema del digital divide è ritornato in auge. Chiederete di ripristinare il servizio di kit connettività per gli studenti che non hanno fatto in tempo ad ottenerli? Oltre al kit di connettività previsto dall’Ateneo, secondo voi quale manovre sarebbe necessario attuare?
Portare avanti il servizio del kit connettività rientra tra le nostre progettazioni. Oltre a questo, continuiamo ad interfacciarci con gli studenti perché è loro la voce da prendere in considerazione. Infatti, questa iniziativa ha ottenuto un riscontro positivo ed ha fatto capire a gran parte della comunità accademica che l’università di Salerno è dalla loro parte. Per altre proposte, attraverso le opinioni degli studenti cercheremo di individuare le manovre necessarie da attuare.
Chiedete di aumentare il numero di libri disponibili per il prestito e di provvedere alla digitalizzazione dei testi. Da questo punto di vista, quanto l’Unisa è indietro rispetto ad altre università che hanno consentito lo studio all’interno delle loro sedi durante i mesi scorsi? In che modo, inoltre, secondo voi, sarà possibile ritornare per studiare negli edifici delle biblioteche? Si dovrà pensare anche lì ad un sistema di prenotazione posti?
Date le circostanze, abbiamo notato che c’era un’esigenza di avere un supporto didattico maggiore che non poteva essere dato a 360° gradi perché il numero dei testi presenti nel canale di consultazione dell’università non lo permetteva. L’implementazione delle risorse punta all’ottimizzazione ed al potenziamento di strumenti che l’ateneo potrebbe fornire ai propri studenti. Nel programma, infatti, vi è l’ipotesi di una partnership con delle case editrici per creare una piattaforma per la consultazione dei libri da mettere a disposizione della classe studentesca. L’Università di Salerno è indietro rispetto alla riapertura delle biblioteche a differenza di altri atenei dove è stata creata una progettazione per permettere agli studenti di studiare e consultare libri in presenza. Penso che comunque l’università non si fermerà e con la nuova rappresentanza si potrà modificare e potenziare al meglio questa situazione. Speriamo che sarà possibile ritornare a studiare nelle biblioteche perché queste rappresentano un punto di ritrovo e d’incontro per la classe studentesca. Un luogo di crescita formativa e didattica. Si potrebbe pensare ad un sistema di prenotazione di posti ed avere un restart sul progetto base d’ingresso, con una disposizione ed un criterio di igiene ben strutturato ed organizzato.
La Redazione