21 Marzo 2021
Nei giorni di 23, 24 e 25 marzo 2021, la classe studentesca sarà chiamata a prendere parte alle elezioni per il rinnovo della rappresentanza degli studenti negli Organi Collegiali dell’Università degli Studi di Salerno per il prossimo biennio. Tra le liste rientra anche Fronte della Gioventù Comunista che ha un candidato per ogni organo apicale (Nucleo di Valutazione – Antonio Nicola Russo, Senato Accademico – Raffaele Caserta, Consiglio di Amministrazione – Marco D’Andria). Abbiamo incontrato Giuseppe Cammarano iscritto al corso di laurea in Lettere per affrontare i temi presenti nel programma elettorale in rappresentanza dell’intera associazione.
Fronte della Gioventù Comunista partecipa alle elezione studentesche con dei candidati anche negli organi apicali quali Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione e Nucleo di Valutazione. Nella vita quotidiana in che modo l’associazione è vicina agli studenti?
Fronte della Gioventù Comunista è un’organizzazione giovanile nata relativamente da poco nell’ateneo e non strettamente legate al mondo dell’università. A Salerno siamo presenti su più fronti: dall’università alle scuole superiori passando poi per il mondo del lavoro. Fin da subito ci siamo attivati fin da subito per essere vicina agli studenti su tutte una serie di tematiche attenti alla questione fondamentale del diritto allo studio. Abbiamo lanciato una raccolta firme all’inizio della pandemia quando si presentò palesemente il problema dell’università. Partiamo da una presa di posizione che si basa su una serie di analisi che affrontiamo a livello nazionale e locale. Nell’ambito di questa emergenza abbiamo riscontrate diverse problematiche: le lacune digitali presenti per una didattica universitaria online, i carichi di studio diventati particolarmente pesanti, gli orari disorganizzati delle lezioni. Inoltre, tanti studenti non si sono potuti permettere e non si possono permettere tuttora più di un computer per famiglia e l’accesso ad internet è raramente è davvero ottimale. Quindi, ci sono tutte una serie di problemi a cui l’università in sé non ha risposto. L’unica, timida misura che l’unisa ha preso per fronteggiare la questione della didattica è stato il kit di connettività che è arrivato un anno dopo l’inizio della pandemia. La questione della didattica è soltanto uno dei problemi che si sono presentanti più forti di prima davanti agli studenti a causa dell’emergenza sanitaria e della crisi sociale-economica che ne è scaturita. Possiamo parlare del problema delle tasse, ad esempio. Siamo vicini agli studenti e lo siamo stati ove possibile in presenza, ad esempio quest’estate quando ci sono stati gli esami di ammissione a Medicina noi siamo stati presenti proprio con dei presidi per esporre il problema del numero chiuso. Adesso abbiamo cercato di fare di necessità virtù e siamo molto assidui sui social visto che lo spazio fisico si è ristretto con il campus chiuso e tutto quel che ne consegue. L’ultima azione in presenza che abbiamo avuto è stata quella che riguarda le proroghe universitarie a Fisciano. Anche in questo periodo è importante ribadire che c’è un opposizione alle politiche universitarie. È importante esserci.
Quali sono i punti più importanti del vostro programma elettorale?
Il nostro motto per queste elezioni universitarie scritto sul programma è “un’università diversa si conquista solo con la lotta”. Aldilà della rappresentanza e dell’elezione noi portiamo una lotta politica per un’università radicalmente diversa. Non è il caso di parlare di classe perché gli studenti non rappresentano una classe autonoma, ma c’è comunque una lotta politica da portare avanti. Anche per questo il nostro programma non è redatto come una lista delle cose da fare, ma è praticamente come un manifesto politico. Partiamo da tutta una serie di considerazioni. Una riguarda il fallimento della rappresentanza com’è adesso e che l’università è diventata un’azienda autonoma che ha sempre di più abolito il diritto allo studio. Noi proponiamo una lotta politica che vada oltre le elezioni e quelle piccole conquiste che vengono poi talvolta spacciate per vittorie. Faccio un banale esempio: il rialzo della soglia di sbarramento della No Tax Area a 23.000 euro è un dato che potrebbe essere tranquillamente cancellato dall’unisa un domani, in quanto è l’università autonoma a decidere quali soglie mettere e in che quali posizioni. Questo perché non ci si assicura che questa vittoria venga fissata da una conquista politica. A livello della rappresentanza, ci si di questi piccoli passi in avanti che poi possono essere tranquillamente ribaltati dall’università. Noi ovviamente siamo contro questo e siamo a favore di un avanzamento politico per gli studenti e di una rappresentatività concreta. Non portiamo avanti una lotta di dipartimento perché l’università va affrontata nel suo complesso e il pensare che si possa produrre un reale cambiamento lavorando in un singolo dipartimento è un’idea sbagliata che non ha un valore concreto. L’università ha aperto e spalancato le porte ai privati che l’hanno trasformata progressivamente in una sorta di vivaio per acquisire manodopera. Le proposte che ci sono state di incentivare questa presenza di privati all’interno dell’università sono assolutamente deleterie. Come si può incentivare la presenza dei privati quando è chiaro che questa coincida con un maggiore sfruttamento ai danni degli studenti? È inutile parlare di futuri, se per gli studenti questo combacia con lo sfruttamento. Bisogna pensare a qualcosa di radicalmente diverso, ad un’università libera, che non costringa i propri studenti a pagare delle tasse così elevate. Un ateneo che sostenga da subito gli studenti con delle borse di studio e tutta una serie di punti sui quali l’università di Salerno deve fare dei passi avanti.Bisogna portare avanti una lotta per quelle che sono delle rivendicazioni sacrosante da parte degli studenti. Spesso tra gli studenti c’è anche una sorta di disillusione, si ha sempre paura di tentare un passo leggermente più lungo perché sembra utopico. Invece no, dobbiamo mirare alla luna, cioè puntare in alto perché i diritti sono delle necessità più che concrete e non discorsi inutili. Riguardano direttamente la vita di tanti di noi che purtroppo devono fare i conti con una situazione che nell’ultimo periodo è diventata drammatica. Questa pandemia è diventata subito una crisi economica-sociale e gli studenti non possono pagare per questo. Il peso della pandemia non deve essere scaricato sulla comunità accademica come spesso si cerca di fare e quindi proponiamo un’università più affrancata dalle barriere di classe, che sia più aperta e che non aggravi i suoi studenti per fare fronte a questa crisi economica a cui invece dovrebbero fronteggia ben altri, quei privati che stanno con il naso nell’università aspettando di trovarci dentro la giusta manodopera da sfruttare.
Ritenete la manovra della “No Tax Area” insufficiente e chiedete una ridistribuzione delle fasce. In che modo si potrebbe attuare? Anche nei confronti della categoria dei fuori corso.
Il rialzo della No Tax Area è un provvedimento da parte dell’unisa che non è scolpito nella pietra. L’università potrebbe in qualsiasi momento ribassarla ai 13.000 euro o ancora di più, lasciando così esposti un grande numeri di studenti. Il calcolo dell’ISEE è decisamente falsato perché non rispecchia l’effettiva situazione economica di studenti e famiglie. Nel senso che in proporzione gli studenti delle fasce più basse pagano di più rispetto a quelli delle fasce più alte. Quello che noi proponiamo è semplicemente che l’università di Salerno diventi più organica anche alla fiscalità generale con una maggiore progressività nella tassazione ed il rialzo della No Tax Area. L’università deve rispondere a delle logiche di profitto e dovendo badare a se stessa dal punto di vista dei fondi, grava sugli studenti. Un’anticamera di azienda a tutti gli effetti. Sulla categoria dei fuoricorso vi è un’idea sbagliata da combattere, quella che concepisce lo studente come uno scansafatiche. La maggioranza dei fuoricorso sono anche lavoratori che non riescono a conciliare il carico di studio con il peso lavorativo. Ma questo non vuol dire assolutamente che siano persone “non meritevoli” di agevolazioni fiscali, anzi. Sono studenti a cui deve andare l’attenzione dell’università come per tutti gli altri. C’è stata anche una sorta di caccia al fuoricorso, su di loro si è teso nel corso del tempo a scaricare una parte non indifferente del peso fiscale dell’università. Si tratta di un’immagine che, anche stavolta, non rispecchia la realtà. Teniamo poi conto che, in generale, gli studenti che lavorano sono anche sotto altri aspetti “soggetti” a queste forme e si ritrovano in un sistema che non è modellato secondo le loro esigenze. Come nel caso della meritocrazia università e la politica di “Unisa premia il merito” che non rappresenta una misura di diritto allo studio che comporta anche uno svantaggio per la didattica e concepisce l’ateneo come un diplomificio: dare il maggior numero di esami senza premurarsi di come questi siano preparati.
Qual è la vostra opinione sulla politica di “Unisa premia il merito” portata avanti dall’Ateneo salernitano? Quale significato attribuite al termine “meritevole”?
È opportuno specificare che soprattutto in questo periodo, dove bisogna implementare ogni tipo di sostegno per lo studente, “Unisa premia il merito” rappresenta una misura importante per tanti. Solo che è una manovra insufficiente come la No Tax Area. Forse non è un caso, che da quando nel governo c’è stato il decreto delle mille proroghe, Unisa premia il merito sia praticamente scomparsa dai radar, non ci sono notizie in merito nonostante possa essere un sostegno per parte della classe studentesca.
Il Garante dei Diritti degli Studenti è una figura che manca in ateneo da anni, avete intenzione di proporre l’istituzione di questo ruolo? Se sì, quale tipo di figura immaginate? Una commissione formata da studenti e docenti o una semplice delega del Rettore ad una persona di sua fiducia?
Il discorso che noi facciamo su iniziative del genere si riallaccia a quello sulla rappresentanza. La rappresentanza deve farsi portavoce in sede istituzionale delle rivendicazione degli studenti e non diventare un semplice passacarte delle politiche di Ateneo com’è accaduto, purtroppo, anche all’università degli studi di Salerno dove il rappresentante è diventato una sorta di sportello informale. Questo vale anche per il Garante dei Diritti degli Studenti, una figura necessaria perché la rappresentanza da sola non basta senza una reale partecipazione degli studenti alla vita politica accademica. Se questo ruolo verrà implementato, bisognerà vigilare affinché si faccia promotore della volontà della classe studentesca. Di sicuro, escludiamo l’idea che possa essere un delegato del Rettore, un’ipotesi che non è auspicabile in alcun senso. Aldilà della forma di un organo del genere, bisogna garantire che dalla parte studentesca ci sia piena consapevolezza su quello che si decide in questo organo. Va fatto un lavoro su più fronti ed il Garante deve interfacciarsi sia con l’università e sia con l’Ente del Diritto allo Studio per la Regione Campania (Adisurc).
I trasporti sono da sempre il tallone d’Achille del diritto allo studio di questo Ateneo, esacerbato poi dall’emergenza sanitaria. Cosa intendete fare per rendere accessibile il campus da questo punto di vista? Ritenete corrette le misure pensate dall’Ateneo (e vagliate attraverso le opinioni degli studenti tramite un questionario) per la mobilità?
Il problema dei trasporti esisteva anche prima della pandemia e con la situazione attuale si è presentato con più forza. Si è voluto costituire un campus universitario senza premurarsi al tempo stesso di assicurare dei trasporti adeguati. Basti pensare che nel fine settimana non ci sono linee di pullman nemmeno per Salerno-città e questo costringe gli studente fuorisede che vivono a Fisciano o nei paesi circostanti a sentirsi tagliati fuori due giorni su sette. Questo è solo un assaggio dei problemi che affronta chi si trova ad approcciarsi al servizio trasporti dell’ateneo. Quest’ultimo non sta lavorando nella direzione di un miglioramento dei mezzi. L’idea stessa di pensarci solo ora è sbagliata perché che i trasporti fossero carenti si sapeva da anni, non è un problema può saltare fuori adesso. Bisogna lavorare nella direzione di un trasporto pubblico che sia assicurato, frequente e accessibile a tutti gli studenti. In questo contesto rientra anche la questione relativo al diritto al trasporto con la sospensione della validità dell’abbonamento UnicoCampania. Il consorzio, ha sospeso l’abbonamento che era molto vantaggioso e conveniente per la maggioranza degli studenti che continuano, anche durante la pandemia, ad aver necessità di viaggiare. Nemmeno su questo c’è stata una reazione pronta dall’università di Salerno. Gli studenti devono avere dei punti di riferimento fissi, non possono sottostare alle giravolte di un Consorzio Regionale. Il diritto allo studio poi in questo caso si interseca perfettamente con il diritto ad un trasporto pubblico e di qualità. Ecco la direzione in cui bisognerebbe andare e non semplicemente ragionare su un questionario, scoprendo il segreto di pulcinella sulla carenza dei trasporti.
Nel vostro programma auspicate l’estinzione della figura dell’idoneo non beneficiario, attraverso l’uso di maggiori fondi statali e regionali ed inoltre proponete la rivalutazione delle borse di collaborazione. Secondo voi quali sono le misure che l’università dovrebbe attuare?
Il problema è che riguardo alle borse di studio si è creato una discriminazione completamente artificiosa quella dell’idoneo non beneficiario. Si è andato così a costituire un gruppo di persone veramente esiguo che da subito ne beneficiano ed una stragrande maggioranza di studenti che devono aspettare mesi o, addirittura, anni per poterlo fare. Una borsa di studio che viene erogata dopo un anno diventa un rimborso spese. Perché nel frattempo lo studente ha comunque dovuto affrontare una serie di spese (libri, affitti, trasporti) che vengono solo parzialmente rimborsate. Questa figura va eliminata facendo un lavoro che garantisca una borsa di studio immediata per tutti quelli che ne hanno diritto. Riguardo alle borse di collaborazione possiamo fare almeno parzialmente lo stesso discorso fatto in precedenza per “Unisa premia il merito” e la No Tax Area. Si tratta di una misura insufficiente con la quale l’unisa cerca di tamponare alcuni problemi come la carenza di personale, ricorrendo ad una “mano d’opera” degli studenti. Ciononostante in questo periodo di pandemia molti studenti che facevano affidamento e riferimento a questa borsa di collaborazione per poter far fronte alle necessità che si sono presentate, non hanno più saputo nulla a riguardo e non c’è stato nessun feedback da parte dell’università. Quindi, noi chiediamo che siano stanziati immediatamente fondi per le borse di collaborazione per poter venire incontro a questa misura su cui, nella sua parzialità e nella sua insufficienza, gli studenti facevano affidamento.
Quali sono secondo voi i limiti e le problematiche riscontrate dalla classe studentesca per quanto riguarda la didattica a distanza? Quali soluzioni si potrebbero attuare? Chiederete di conservare la modalità mista anche in futuro?
Per la didattica a distanza noi facciamo un ragionamento a più ampio respiro. Il diritto allo studio del resto non è qualcosa che esiste come un compartimento stagno, ma si interseca con tutta un’altra serie di fattori. Il diritto allo studio non può esistere senza il diritto a trasporto, senza la garanzia di accesso ad internet. Caratteristiche che, per molti studenti, non sono è così scontato. Si è parlato di una didattica a distanza garantita, ma questo è assolutamente falso perché è stata costruita su delle basi troppo tremolanti. Molti studenti hanno vissuto con estremo disagio l’avere un solo computer per famiglia oppure una connessione internet scadente che non ha permesso il pieno e corretto svolgimento del proprio percorsi di studi. Inoltre, dal punto di vista meramente didattico sono emersi una serie di problemi. Gli studenti da remoto non possono sopportare un carico didattico come se seguissero in presenza, c’è bisogno di una snellimento emergenziale. Un’ora di didattica a distanza pesa come tre ore di didattica in presenza. Tra le diverse problematiche rientrano anche quelle dei semestri mal calibrati e delle registrazioni. Soprattutto queste ultime, nella modalità online, sono diventate necessarie e devono essere quantomeno garantite dai docenti. Su questo l’ateneo dovrebbe compiere dei grandi passi in avanti di cui viene nascosta l’urgenza e la necessità.
L’Unione Europea si è espressa sulle attività di tirocinio svolte dagli studenti chiedendo che vengano retribuite. L’Unisa intende recepire tale normativa e in che modo vigilerete che questo sia fatto? Qual è la vostra posizione a riguardo?
La nostra posizione è di sostegno alla decisione della Corte Europea che ha sentenziato sulla retribuzione dei tirocini. L’università sulle attività di tirocinio lasciato carta bianca ad un ente esterno su come e quanto retribuire lo studente. Nulla di più sbagliato e sintomatico di un problema più profondo: la penetrazione che il settore privato ha compiuto ai danni dell’università. Il settore privato, le aziende e poi Confindustria nei suoi vari rami, hanno si sono insinuati nelle università ad ogni livello (didattica, decisionale, scelta del personale, tirocinio). Lo studente è lasciato “in balia” di un’azienda che deve trarne profitto e non avrà cura di assicurare una retribuzione adeguata, ma piuttosto una che soddisfa maggiormente l’interesse dell’azienda. Fino ad ora, l’ateneo salernitano non si è ancora mosso. Deve attivarsi per impostare uno statuto per chi è tirocinante e, seguendo le direttive dell’Unione Europea, garantire un’opportuna retribuzione. Un messaggio che non sembra essere stato ancora recepito e bisogna sincerarsi che ciò accada in tempi celeri. Anche questa è una lotta da portare avanti.
Quali sono modifiche strutturali che ritenete opportune? Riguardano anche l’incremento dell’accessibilità al campus da parte delle persone con disabilità?
L’accessibilità al campus deve essere garantita soprattutto quando avverrà il momento del rientro in presenza all’università. Quando accadrà, l’ateneo dovrà essere pronto ad assicurare completo e pieno accesso alle persone con disabilità e ciò non è assolutamente scontato, basti pensare alle barriere architettoniche ancora presenti. Ora che l’università è online, l’accessibilità fa rima con disponibilità di sportelli, uffici e tutti i relativi servizi online per lo studente. Molti di questo, sono diventati ancora più inefficienti rispetto a prima. Basti pensare al caso più eclatante che è quello della biblioteca. Quest’ultima, già in precedenza presentava delle problematiche come il numero dei libri prestabili nettamente inferiore a quello presente in altri atenei italiani – 3 all’unisa e 5 all’unibo (Bologna) -. Un disagio avvertito da gran parte della classe studentesca che fa affidamento sulle risorse delle biblioteche d’ateneo. Il discorso sull’accessibilità, quindi, si spalma su più livelli: dalle barriere architettoniche fino a garantire e stabilire un immediato incontro con la burocrazia universitaria.
Chiedete una maggiore accessibilità al campus. A questo proposito qual è la vostra posizione sul perdurare della chiusura delle biblioteche? Secondo voi, l’università in che modo potrebbe consentire alla classe studentesca di recarsi in ateneo per usufruire di spazi per lo studio?
Durante quest’anno di pandemia è diventato palese che dalla parte istituzionale non c’è stata la minima intenzione di rendere nuovamente accessibili gli spazi della cultura e della ricerca, tra questi le biblioteche. Durante l’estate, sono stati riaperti praticamente tutti i tipi di locali: bar, ristoranti ecc. Un fatto scandaloso sia su scala nazionale che su scala strettamente locale e quindi in riferimento all’università di Salerno. Non c’è stato un adeguamento da parte dell’ateneo delle misure di sicurezza per garantire e predisporre un accesso alle biblioteche. Una mancanza avvertita dalla classe studentesca. Il discorso è strettamente legato al tema del diritto allo studio perché non avere occasione di recarsi in biblioteca per consultare un libro significa dover rallentare o fermare il proseguimento dello studio e ciò è inaccettabile. L’università avrebbe dovuto da subito attivarsi per garantire l’accesso alla biblioteca attraverso processi di sanificazione e protocolli di distanziamento. Anche la riattivazione del servizio restituzione e prestito a distanza è arrivata in ritardo. È assolutamente necessario riaprire le biblioteche e questa dovrebbe essere una delle priorità dell’università di Salerno. Quest’estate deve essere quella decisiva, dopo la mancata occasione durante la scorsa, per dare un segnale agli studenti.
Avete un candidato anche per l’organo del Nucleo di Valutazione. Che termine attribuite a concetti quali “valutazione” e “qualità”?
Noi da comunisti siamo promotori di una politica diversa da quella dell’ateneo. La valutazione deve essere fatta rispettando alcuni parametri, ma questi non devono corrispondere ad un’università autonoma che deve scalare le classifiche. L’università attualmente è composta da classi che allontana coloro che appartengono alle classi popolari attraverso un’elevata tassazione, manovre come “Unisa premia il merito” e la negazione dei vantaggi su cui dovrebbe basarsi il diritto allo studio. Nel rispetto di quest’ultimo deve essere fatta la valutazione, lavorando negli organi preposti per una didattica di qualità, gratuita e garantita per tutti. Per il termine “qualità” siamo sempre su questa frequenza d’onda. L’interesse dello studente delle classi popolari e quello dell’università viaggiano su due binari distanti. È poco importante che l’ateneo di Salerno sia un punto di riferimento per tutto il mezzogiorno d’Italia se al suo interno si verificano delle dinamiche così pesanti e pregne di un peso letteralmente di classe. Dalla nostra prospettiva e quindi dalla prospettiva comunista valutazione e qualità devono andare nella direzione del rispetto e della garanzia del diritto allo studio per tutti, per chiunque voglia approcciarsi all’università.
Per la tematica relativa alla sostenibilità ambientale dell’Università quanto ancora c’è da fare secondo voi? Come andrebbe ridotto ad esempio l’uso della plastica?
Secondo noi c’è ancora molto da fare. L’università è un ente che risponde ed è reattivo soltanto in parte alla questione della sostenibilità ambientale. Ci sono state delle misure “spot” non portatrici di un reale avanzamento della situazione da questo punto di vista. Ad esempio, l’idea dei trasporti elettrici che non sono stati concepiti in modo strutturale, organico alla transizione ecologica dell’ateneo. Noi del Fronte della Gioventù Comunista abbiamo un’idea ben precisa di cosa significhi ecologia e rispetto ambientale. Se a portare avanti all’unisa la transizione ecologica saranno – come probabilmente accadrà – aziende private che devono rispondere ad una logica di profitto, la questione ambientale perde una vistosa parte del suo significato. In questo modo, si subordina l’interesse per un’alta sostenibilità e un basso impatto ad quello aziendale. Così, la conversione dell’università diventa un movimento utile a portare maggiori profitti nelle tasche dei privati. Noi siamo contrari a questo, siamo favorevoli ad una vera e concreta transizione ecologica che ci liberi anche da un sistema capitalistico che genera l’inquinamento. Questo lo diciamo in generale nella società e nel particolare nell’università perché comunque questa è un luogo fisico, sociale e quindi anche lì si verificano delle dinamiche che coinvolgono l’intera società.
La Redazione