7 Maggio 2023
Il 9 e il 10 maggio si vota per il rinnovo delle rappresentanza studentesca in seno alle Commissioni Paritetiche Docenti-Studenti dell’Università degli Studi di Salerno. Abbiamo intervistato Francesco Stea, candidato per la lista “ASD – Associazione Studi Diplomatici” alla Commissione Paritetica di Scienze delle Relazioni Internazionali e membro dell’associazione studentesca Associazione Studi Diplomatici.
Sui vostri canali pubblici non è presente un programma elettorale. Perché questa assenza? Quali sono le vostre proposte?
Il programma è assente perché è ancora in fase di scrittura. Essendo un’associazione che fin dal primo momento ha cercato di rendere partecipi gli studenti (il corso di laurea è nato da soli 4 anni e conta un numero di iscritti ancora abbastanza ridotto), abbiamo cercato di integrare tutte le idee che potessero provenire dalla comunità studentesca, anche per comprendere maggiormente le problematiche che loro considerano rilevanti. In generale, sicuramente sia sulla triennale sia sulla magistrale bisogna fare un lavoro di rimodulazione dei CFU degli insegnamenti: alcuni vanno ridotti ed altri innalzati. Vi è l’esigenza di una riorganizzazione dei corsi per quanto riguarda il primo e secondo semestre e sono state riscontrate dagli studenti anche delle problematiche relative al progetto Erasmus. In questo periodo, gli studenti della magistrale hanno evidenziato la scarsità di mete e continuano ad esistere dei problemi per quanto riguarda la parte tecnica di documentazione che serve per partire. Quindi serve una ristrutturazione a livello dipartimentale, sarà essenziale un discorso più ampio e probabilmente sarà necessario interfacciarsi con il Consiglio degli Studenti. In generale, c’è un lavoro di coadiuvazione che viene effettuato con il Consiglio Didattico di volta in volta per le varie tematiche che possano nascere nei semestri.
Come valuti l’offerta formativa del dipartimento in cui ti candidi? Quali sono le criticità che riscontri? E che soluzioni pensi di attuare?
In generale, il corpo docenti è molto unito. Almeno è quello che abbiamo riscontrato noi come associazione in questi quattro anni essendo, e questo ci tengo a ribadirlo, l’unica associazione che ha dei rapporti con i professori a livello istituzionale. Siamo l’unica associazione afferente a Studi Diplomatici negli organi apicali, siamo quindi riconosciuti da quattro anni dai professori in maniera strutturata e con loro vi è un rapporto assolutamente ottimo instaurato da tempo. Nella risoluzione di qualsiasi tipo di problematica (ad esempio corsi organizzati ad orari scomodi per gli studenti), il presidente dell’area didattica -Francesco Amoretti- e tutti i docenti ci sono sempre venuti incontro. Come ho già accennato prima, ci sono sicuramente dei problemi per quanto concerne la rimodulazione dei corsi. Un esempio può essere l’esame di Relazioni Internazionali della Magistrale: questo insegnamento dovrà sicuramente diventare da 12 CFU per adeguarsi al carico del materiale didattico previsto. Ne potrei fare molti di esempi in merito. Di conseguenza, questo è un lavoro che andrà fatto. Dalla sua nascita (quattro anni fa) fino ad ora, il corso di laurea è migliorato sia per la disponibilità dei docenti sia perché, in quanto associazioni, ci siamo attivati in maniera sicuramente rapida per risolvere questa problematica.
Il dipartimento DISA-MIS prevede la presenza di OFA (obblighi formativi aggiuntivi) per chi non raggiunge un certo punteggio ai TOLC. Come ritenete che questi siano organizzati? Quali migliorie apportereste?
La percezione che ho avuto da sempre degli OFA è che sono strutturati in maniera positiva, sicuramente si possono apportare delle migliorie. Ho sempre sostenuto, non so quanto possa essere possibile a livello di organi apicali, ma sicuramente è un punto di contatto con i professori all’interno della commissione paritetica, che il nostro è un corso di laurea peculiare. Ha delle materie variegate tra loro che rendono necessaria una conoscenza di base abbastanza ampia. È un corso di laurea che deve aprirsi a tutti, ma deve porre degli sbarramenti a livello di punteggio e di conoscenze. È ovvio che gli OFA debbano esserci, ma devono anche essere strutturati meglio e devono prevedere il raggiungimento di determinati obiettivi dal punto di vista didattico per lo studente o la studentessa che ne usufruiscono. Quindi sicuramente devono essere apportate delle migliorie probabilmente anche in termine di un aumento di ore e di ciclicità.
Uno dei punti cardine dei programmi elettorali delle precedenti elezioni era il mantenimento della didattica mista in modo da rendere più inclusivo l’accesso alle lezioni. Qual è la vostra posizione in merito?
Nel mio Dipartimento, così come in tutti i dipartimenti dell’ateneo, è stata preclusa questa opportunità. Tengo a sottolineare che il nostro corso ha un problema strutturale di aule che è vergognoso e deve essere assolutamente risolto. Ci sono casi in cui è possibile, a discrezione del docente, svolgere un monte di ore da regolamento online. La possibilità del singolo studente invece di frequentare a distanza non è più consentita. Credo sia giusto così in quanto, prima del Covid, nell’Università degli studi di Salerno, in quanto pubblica, le attività si svolgevano in presenza, con le dovute eccezioni per i non frequentanti. Non sono d’accordo sull’avere una didattica mista perché non invoglierebbe gli studenti a venire a Fisciano e a vivere il campus, che è comunque un’esperienza meravigliosa e formativa e comporta dei vantaggi per la propria carriera. Non stiamo lavorando in questo senso anche perché conosciamo benissimo il pensiero del presidente dell’area didattica, Francesco Amoretti, che dà subito, dalla fine delle criticità del covid ha voluto fortemente tornare ai canoni precedenti.
Ritenete che ci sia una carenza degli spazi adibiti allo studio nel DISA-MIS e, in generale, nell’ateneo? Quali sono le vostre proposte?
Ci tengo a sottolineare che il problema relativo alla carenza degli spazi nel dipartimento DISA-MIS non riguarda i corsi cosiddetti della prima ora, cioè tutti i corsi afferenti ad economia. Il problema riguarda il mio corso di studio in particolare, perché essendo stati associati in un secondo momento al DISA-MIS abbiamo veramente poche aule. La magistrale e tutti i corsi del primo e secondo anno della triennale, a parte l’eccezione di forse un paio di insegnamenti e di qualche laboratorio, vengono seguiti tutti nella stessa aula. Per la magistrale il problema non è così esponenziale perché i numeri sono ridotti (parliamo di 30/35 iscritti), ma la triennale ha numeri più ampi e rappresenta una problematica importante. Risulta difficoltoso anche organizzare i corsi, di recente grazie ad un nostro intervento è stato fatto un passo indietro perché erano state istituite delle giornate che prevedevano 6-7-8 ore consecutive di insegnamento tutti nella stessa aula. E ciò non avrebbe giovato né dal punto di vista psicologico né a livello di apprendimento. È un problema grave che va assolutamente risolto, ma è anche di difficile risoluzione, almeno ci è stato sempre detto che gli spazi d’ateneo stentano ad esserci. La nostra opinione è ben diversa perché di spazi noi ne vediamo, ci sono e sono a disposizione. Bisogna solo avere la volontà di risolvere la problematica per attivare tutte le procedure necessarie e far sì che determinate aule possano essere a disposizione del nostro corso di laurea.
Come ritenete siano organizzati gli help teaching nel vostro dipartimento? Quali migliorie proponete?
Il problema degli help teaching nel nostro dipartimento, ma credo che sia una questione che possa toccare tutti i dipartimenti, è che vengono avviati relativamente tardi durante i semestri. Forse non tutti sanno che gli help teaching vengono attivati tramite una gara, chi la vince ottiene il contratto per istituire l’help teaching. Il problema è che queste gare vengono fatte molto tardi, alcune volte anche a metà maggio, quindi non si hanno le ore necessarie per poter approfondire. Soprattutto per la nostra triennale, che prevede tra gli insegnamenti materie come matematica, statistica, gli help teaching risultano fondamentali. Nella mia esperienza personale, in alcuni casi la mancata partecipazione ha pregiudicato un percorso di laurea che potesse essere terminato in tempo. Di conseguenza, secondo me, va migliorata l’organizzazione. Sicuramente è una questione molto particolare in quanto prevede anche un dispendio economico dipartimentale, ma bisogna far capire ai docenti che è necessario puntare su questo, in quanto può portare a carriere più rapide, un livello conoscitivo della materia più ampia e, in generale, un grado di soddisfazione dell’area didattica maggiore da parte degli studenti. Quindi sicuramente bisogna apportare delle migliorie.
Qual è la situazione dei fuoricorso al DISA-MIS? Cosa proponete a riguardo?
Come ti dicevo prima, la nostra area didattica si compone tra triennale e magistrale, ad ora di 200/250 studenti, di conseguenza essendoci un rapporto con i docenti molto importante ed essendo strutturato con classi relativamente medio-piccole, orientativamente c’è meno possibilità di andare fuori corso. Ci sono sicuramente studenti fuoricorso, ma con le dovute tempistiche tutti stanno concludendo il proprio percorso di studi. Ci sono anche molte situazioni personali che portano uno studente ad andare fuoricorso, non dipende sempre dall’area didattica. Sicuramente però si stanno laureando, dei primi iscritti un buon 95% si è già laureato. In generale, per i fuoricorso secondo me quello che è importante è permettere a questi studenti di avere chiarimenti rapidi riguardanti il materiale didattico e il programma dei vari esami, per molti questo non è avvenuto, sono necessarie delle agevolazioni in questo senso. Agevolazioni che secondo me devono riguardare anche gli studenti non frequentanti. All’interno del nostro corso vige spesso questa doppia facciata del “non è obbligatorio seguire”, nonostante sia fortemente consigliato per avere maggiori agevolazioni. Chi non segue invece affronta un esame molto più corposo. Sicuramente non frequentando un corso bisogna provvedere a quella mancata parte con eventualmente altro materiale, però in alcuni casi c’è una sproporzione troppo ampia, e di conseguenza bisogna uniformare questo e avere maggiore comprensione degli studenti lavoratori o studentesse madri (nel nostro ci sono state e ci sono attualmente). Bisogna parlarne e apportare delle migliorie anche in questo senso, e su questo mi sento di dire che non ci saranno sicuramente problemi in quanto i professori ci verranno incontro.
Come valuti l’attuale offerta formativa dei tirocini del DISA-MIS?
L’attuale offerta dei tirocini del DISA-MIS è letteralmente disastrosa. Noi in quanto corso di laurea in Studi Diplomatici e la magistrale in Global Studies, siamo passati da un anno dal Dipartimento di Studi Politici, Sociali e di Sociologia al DISA-MIS. Al DISPS avevamo la possibilità di fare dei tirocini che potessero essere svolti in presenza, ad esempio il mio l’ho svolto nel comune del mio paese ed è stata sicuramente un’esperienza formativa come sarebbe stata in altri enti. I tirocini del DISA-MIS, nonostante offrano comunque la disponibilità di poter attivare un tirocinio presso un ente portando la dovuta documentazione, presenta dei tirocini basilari che consistono perlopiù in dei corsi di 60/80 ore con un test finale, e al superamento vengono riconosciute queste ore di tirocinio. Per me, per quanto possa essere sicuramente interessante, il tirocinio è un qualcosa che va unito ad altre esperienze che devono essere svolte dal vivo. Un corso come quello di Studi Diplomatici che si propone di formare la classe dirigente politica del domani non può prevedere un tirocinio del genere. Questo sarà sicuramente un punto su cui i professori dovranno collaborare e dovremmo trovare un punto di incontro per cercare di attivare dei tirocini con enti o con associazioni di stampo internazionale. Soprattutto gli studenti devono intravedere quelle che sono le prospettive di tirocinio a livello nazionale, come per esempio il bando che viene fornito dal MAECI per poter svolgere le attività di tirocinio in ambasciate estere. Si tratta di un aspetto peculiare del nostro percorso di studi. In generale, per tutti i percorsi universitari, ma per il nostro ancora di più essendo un corso politico che crea possibilità di lavorare in quel campo una volta avuta la laurea.
Come ritieni siano strutturati i questionari ANVUR che gli studenti sono tenuti a compilare a conclusione dei corsi?
Ho sempre avuto l’impressione che i questionari, già partendo dal singolo studente, non siano presi in maniera del tutto sincera o comunque in maniera oculata. Molte volte le risposte si danno in maniera veloce per potersi prenotare ad un esame e via discorrendo. Sicuramente si può far meglio. In commissione paritetica, uno dei compiti è quello di valutare la qualità del corso di laurea, quindi quei questionari sono basilari per poter aiutarci nel nostro lavoro. Non vanno assolutamente presi sottogamba. L’impressione che ho avuto dall’esterno dell’organo apicale, e magari può cambiare all’interno, è che i questionari non vengano mai presi in maniera così seria, perché ci sono esperienze di insegnamenti che magari in un determinato anno (non sempre) sono stati negativi su cui poi non c’è stata una reale miglioria o un cambio di rotta. Le migliorie possono riguardare la struttura, essendo i questionari che ci vengono posti su Esse3 molto generali. Non cambierei però la struttura in cui sono formati, cambierei la percezione che si ha dei risultati. Sicuramente all’interno potrò capire anche dal punto di vista dei docenti come questi test sono valutati e cosa emerge.
P.S.: l’associazione studentesca Asinu ha contattato per le elezioni del rinnovo della rappresentanza alle Commissioni Partitiche 38 associazioni studentesche. Le interviste pubblicate sono quelle relative alle associazioni studentesche che hanno accettato la proposta dell’intervista.
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