10 Aprile 2021
È di inizio Aprile la notizia che il Senato francese ha votato a favore di una legge che è stata considerata un vero e proprio attacco nei confronti della comunità islamica. Il provvedimento si suddivide in tre emendamenti i quali vietano di indossare in pubblico “qualsiasi abbigliamento o vestiario che indicherebbe una presunta inferiorità della donna rispetto all’uomo”, inclusi l’hijab alle ragazze con età inferiore ai 18 anni. Sono incluse anche le studentesse universitari e le madri accompagnatrici nelle gite scolastiche. Inoltre, ai proprietari delle piscine pubbliche sarà consentito di non accettare al loro interno persone che indossano il burkini – costume da bagno femminile che copre interamente il corpo -. La misura include anche il divieto della scelta del medico in base al genere per questioni religiose. Nei prossimi giorni, la proposta già approvata in Senato, sarà messa al vaglio dell’Assemblea Nazionale – ramo del parlamento francese – che stabilirà se rendere o meno la legge effettiva. A darne risonanza è stato un utente di TikTok (aesthixbi) tramite un video di sensibilizzazione pubblicato sul social diventato virale in breve tempo che riportava anche il link per la petizione lanciata su Change.org.
Non è la prima volta che la Francia si rende protagonista di proposte di legge ai limiti della discriminazione nei confronti dell’Islam e, in generale, delle etnie religiose. Nel 2004, con una maggioranza di 494 voti a favore e 26 contro, l’Assemblea Nazionale ha vietato nelle scuole pubbliche l’ostentazione di simboli religiosi come il velo islamico per le donne, il crocifisso della religione cattolica, la kippah (copricapo ebraico) e il turbante dei sikh (comunità indiana). Proibizioni nascoste sotto il nome della legge denominata “Legge della laicità”. Nel settembre del 2020, durante un’assemblea della commissione parlamentare in cui si discutevano della pandemia da Covid-19, diversi parlamentari, afferenti a vari partiti, hanno abbandonato i lavori, affermando che non potevano accettare che la rappresentante dell’Unione degli Studenti, la ventunenne Maryam Pougetoux, indossasse l’hijab. Anne-Christine Lang, del partito “En Marche” al governo con Macron, nel corso della seduta e prima di lasciare l’aula, ha dichiarato che non poteva tollerare la presenza di una donna col velo in un incontro all’interno dell’Assemblea Nazionale, affermando la sua tesi anche tramite un video pubblicato sul suo profilo Twitter “Come deputata e femminista, legata ai valori repubblicani, alla laicità e ai diritti delle donne, non posso accettare che una persona partecipi ai nostri lavori con l’hijab, che per me resta un simbolo di sottomissione. Per questo ho lasciato l’incontro”.
A distanza di pochi mesi dall’accaduto, il 17 novembre 2020, il presidente Emmanuel Macron ha presentato il disegno di legge contro il “separatismo islamico”, ribattezzato successivamente “per il consolidamento dei principi repubblicani” che ha introdotto la Carta dei Valori Repubblicani. Approvata dall’Assemblea Nazionale a febbraio 2021, quest’ultima prevede interventi nelle moschee e nelle associazioni responsabili dell’amministrazione, il controllo finanziario delle associazioni e delle organizzazioni non governative appartenenti alla comunità musulmana. L’incompatibilità tra il rispetto della propria religione e quella della legge, il divieto di qualsiasi presa di posizione politica nei luoghi di culto, soprattutto per quanto riguarda i “conflitti in atto in altre parti del mondo” (alludendo alle vicende palestinesi, degli uiguri o dei rohingya), l’esclusione di tutti gli organi rappresentativi dell’Islam in Francia in caso di mancato rispetto delle sue disposizioni, la proibizione a prendere parte a qualsiasi gesto che promuove lo Islam Politico, includendo nell’affermazione anche l’indossare il velo. Questi gli altri punti presenti nella Carta dei Valori Repubblicani che in modo implicito e indiretto impongono ogni tipo di restrizione possibile alle comunità islamiche e musulmane. Legge che ha suscitato non poche proteste, l’ultima domenica 14 marzo 2021 organizzata da diversi attivisti per i diritti umani e associazioni come l’Unione dei Democratici Musulmani Francesi (UDMF), il Partito degli Indigeni della Repubblica (PIR), o l’Unione Ebraica Francese per la Pace (UJFP) a seguito dello scioglimento imposta dal governo e tutelato dalla legge sul separatismo delle ONG BarakaCity e Collettivo Contro l’Islamofobia in Francia. “Vogliamo soltanto vivere insieme agli altri” è il grido portato avanti dalle oltre 2mila persone riunite presso la Place de la République a Parigi. Appelli rimasti inascoltati come dimostra l’ultima proposta di legge vagliata dal governo francese.
Le discriminazioni nei confronti dei musulmani sono incrementate dopo gli attentati terroristici da parte dell’ISIS del 13 novembre 2015 a Parigi e da quel momento la situazione è solo peggiorata. L’accanimento contro intere comunità non può venire in ogni caso giustificata. Approvare leggi che privano la libertà e promuovo un meticoloso controllo su ogni minimo gesto che sia anche solo riconducibile alle religioni islamiche e musulmane, non fa altro che alimentare il clima d’odio già fortemente presente in Francia. Liberté, Égalité, Fraternité oltre ad esse il motto ufficiale della Repubblica francese rappresentano anche i principi che la democrazia della nazione ha da sempre ostentato e di cui si è fatta più volte promotrice. Valori che, di questo passo, rischiano di essere (se non lo sono già) macchiati in modo indelebile.
Annaclaudia D’Errico