16 Ottobre 2022
“Sembrava semplicemente troppo per essere vero” – Harry Potter e la Pietra Filosofale –
Una persona completamente fuori standard, in mondi fantastici e non, sconvolge completamente l’esistenza del/la protagonista. Una dinamica importantissima all’interno di una storia. In tutti i romanzi esiste un’energia propulsiva, una relazione tra chi la parola la conduce e chi invece, nelle retrovie, partecipa alla sua generazione.
È un’energia fondamentale per raccontare una storia nuova. Le persone sono storie, e le storie sono persone. L’umanità ha un bisogno spasmodico di narrazioni, di fili conduttori, legami, di ritrovare all’interno del proprio vissuto, tra i meandri della memoria collettiva, le lenti giuste e meno sfocate possibili per riuscire finalmente a vedere il mondo, a svelare l’ignoto o, se questo sembra non esistere, a ricrearlo per comprendere il reale. È un invito all’avventura, quello del fantasy, ad un salto nel vuoto, a darsi la possibilità di abitare altri universi per esplorare il proprio. La saga di Harry Potter, cresciuta insieme alle sue e ai suoi fan, si è strutturata nel tempo e si è impressa nell’immaginario collettivo.
I personaggi prendono vita, sono ormai vive/i dentro e fuori dalle pagine dei testi, hanno un’immagine grazie alle trasposizioni cinematografiche, le persone che li hanno interpretati esistono con quelle identità con profonda gratitudine e sentimenti contrastanti. Robbie Coltrane, artista straordinario venuto a mancare il 14 ottobre 2022, durante la reunion organizzata da HBO, racconta il proprio legame con la saga rafforzando ancora di più l’umanità del suo personaggio, Rubeus Hagrid, per i/le più soltanto Hagrid, “custode delle chiavi e guardiacaccia di Hogwarts”, amatissimo da lettrici e lettori di tutto il pianeta. “Penso che la generazione dei miei figli farà vedere i film di Harry Potter ai loro figli. Quindi, è probabile, che li vedranno ancora tra 50 anni. Peccato che io non ci sarò, ma Hagrid sì.”
Hagrid, personaggio secondario, uno dei caratteri più complessi della saga, rappresenta un vero e proprio motore di scena, di senso per la narrazione. Tutto sommato, nessuna/o avrebbe conosciuto il protagonista senza le sue azioni, la storia perderebbe qualsiasi impulso all’evoluzione, non ci sarebbe nessuna città invisibile da raggiungere. Il bambino che è sopravvissuto, è portato in salvo da Hagrid, sempre custode dell’altro, sempre impegnato nell’atto della cura. E vive in quel ricordo per 11 anni, fino all’arrivo in una catapecchia instabile, per annunciare ad Harry, ignaro di sé, a quale mondo avrebbe dovuto sempre appartenere. In una famiglia fiera di essere “normale”, arriva la figura meno conforme agli standard, anche nel mondo magico, a portarla alla realtà: la magia.
È Hagrid a custodire (ancora una volta) per un breve periodo uno degli strumenti agognati per ottenere l’immortalità, sfidando a causa del suo aspetto e della sua reputazione, una sfiducia senza pari rispetto alle proprie capacità. È lui, nella sua schiettezza e singolare incapacità di mantenere un segreto, a rivelare dettagli fondamentali per permettere al trio protagonista di raggiungere i propri obiettivi. Non c’è libro della saga in cui Hagrid non acquisisca un ruolo fondamentale per il processo creativo. Con il suo ombrello rosa, colpisce un mattone incantato aprendo un muro, il primo muro da abbattere, tra la realtà e un pezzo di mondo magico: Diagon Alley. È nella Camera dei Segreti, rievocato in un ricordo come un omicida, appassionato di creature magiche, mago e mezzo gigante, e per questo maldestro, mostruoso, espulso dalla scuola che chiamava casa, privato della bacchetta, l’unico canale possibile per veicolare la propria magia, a instillare il dubbio rispetto ad un racconto passato mai messo in discussione.
Professore di Cura delle Creature magiche nel Prigioniero di Azkaban, dalle prime pagine dei libri dichiara una conoscenza, seppur incompresa, del mondo magico animale viscerale e forte. In una saga così antispecista come quella di Harry Potter, il divario e l’oppressione per gli animali e le creature non umane è mostrato con crudezza. Quei “mostri”, sottomessi e generatori di paura, Rubeus Hagrid li rispetta, conosce, cura. Il mostruoso, questa passione considerata estremamente irrazionale verso strutture di pensiero e forme non riconosciute, è ciò che il personaggio meglio conosce. Una spericolata cucciola di drago ha un estremo bisogno di carezze, l’acromantula nascosta nella foresta proibita gli è fedele, un cane a tre teste letale per qualsiasi altra creatura nelle vicinanze, si addormenta grazie alle sue nenie.
Nei libri più politici della saga, la storia di Hagrid acquista senso nella presa di coscienza delle sue identità di mago e gigante, e nel contatto con le proprie origini e con un mondo magico sempre più pervaso dalla ricerca di purezza genetica, di rigore e di potere, per la prima volta il personaggio si riappropria di una parte di sé. Tutto ciò che è ordine è minato dal caos del guardiacaccia, del tutto non aderente allo status quo di quegli anni e dal regime dittatoriale che si spargeva sottilmente in quell’universo alternativo. Da un’esistenza ai margini della società, si sposta verso i contorni più estremi, nell’atto di scomparsa dalla storia e poi di riapparizione, portando ai protagonisti una porta verso una realtà celata al mondo magico: la resistenza, le strategie di battaglia, le contrattazioni politiche con la linea nemica, il pericolo. Spia tra i seguaci di Voldemort, Hagrid racconta la rivolta, la sua estraneità alla propaganda, e la sua sofferta vicinanza a quelle creature finite dall’altra parte della barricata, ma somiglianti alla sua parte meno tollerata dalla casa in cui abita.
La sfera emotiva di Hagrid, ritenuta così incongrua con le sue origini e il suo vissuto, è la parte del racconto più impattante su lettrici e lettori. Una figura come quella di Hagrid, incastonata in uno spazio – l’unico possibile grazie alla comprensione di un personaggio come Albus Silente – così strutturato e presente nella comunità di chi legge, o guarda il proseguire di questa storia, rende la sua quotidianità fondamentale per andare avanti, pagina dopo pagina, verso la fine. La casa, quel luogo appartato così poco patinato, reale, accogliente, imperfettissimo, è un rifugio per quelle poche persone che ne apprezzano la compagnia. Un luogo dove un mai amato ama i non amati e le non amate, una strega mezzosangue, uno studente in difficoltà economica e con una famiglia importante e un giovane mago con un fardello insopportabile da sostenere. Una visione periferica così profonda ha fatto da motore, pagina dopo pagina, di un’intera storia fantastica.
“Be’” intervenne Hermione con la voce che tremava appena. “Io so una cosa che potrebbe farvi star meglio, tutti e due”. “Ah, sì?” chiese Harry, scettico. “Sì” rispose Hermione, voltando le spalle alla finestra nera come la pece e bagnata di neve con un sorriso che le si allargava sul volto. “Hagrid è tornato”.
Maria Vittoria Santoro