10 Gennaio 2014
Un’altra tranquilla giornata di lavoro, il capo si alza presto come sempre pronto ad aprire la fabbrica, pronto ad aspettare i suoi dipendenti per il primo turno dell’anno, pronto a bersi il suo caffe per darsi la sveglia, per dare la sveglia.
Confida molto nei chicchi tedeschi che gli ha portato un’amica di Amburgo, nella mente di un capitalista con più pregiudizi che poesia nella testa, il termine “tedesco” è sinónimo di qualità ed efficienza, non c’è spazio per le defezioni, e sicuro. Questa mattina non pulirà nemmeno la cucina dai soliti schizzi che gli propina la pomposa miscela arabica.
Stamattina però c’è qualcosa di diverso nell’aria, qualcosa d’imprevisto che non avrebbe mai immaginato, stamattina si riunisce il sindacato del caffè. Sono solo le cinque, l’alba e ancora un sogno, il sogno ha ancora tempo prima dell’alba. Tutti han preso posto, i chicchi, ordinati come sempre, fomentati pero, tostati dalla rabbia, “se l’uomo non l’ha fatto allora lo faremo noi” questo è il motto, sciopero.
Insorgere al sorgere del sole, e deciso. Calmi si presentano al cospetto del cucchiaio, il braccio destro, l’infido, si diverte ogni mattina ha serrarli nella capsula, li percuote in forma liquida impastandoli con lo zucchero, quell’infingardo! Pavido, bianco, cosi puro e senza palle, qualcuno grida tra la folla :”e già li quell’infame, pronto a farsi crema, per te ci sono le lame, suddito del sistema!”. Tutti nella capsula i chicchi coraggiosi, un saluto a chi vedrà il domani, a loro attende solo una lenta cremazione, ma non senza onore, insorgere al sorgere del sole, e deciso.
Il fuoco lento comincia a fare il suo lavoro, solidale si, ma con i figli da mantenere e il gas costa. Cominciano le urla di dolore, l’acqua sale come lava, qualcuno dal fondo tenta di salire, ma dall’alto si leva una voce: “Compagni! Serrate il picchetto, per Dio!”. Il capo fissa la moka, ma questa trema e soffre, costipata di caffe che non vuole saperne. Se ne sta lì, goloso, pensa che il ritardo del piacere e piacere stesso, e l’aroma sarà tutta un’altra cosa. Il tempo pero passa, tra i chicchi non si contano i morti di asfissia, miglior destino degli ustionati, il capo deve aprire la fabbrica, senza caffe sarà una giornata di merda, lo sa.
Si arrende. Il fuoco viene spento, giubilo tra i militanti. ”Compagni! Abbiamo vinto!” gridano con le lacrime agli occhi i superstiti. Il capo stizzito innaffia lo zucchero con l’acqua e lo getta nel lavandino, ovazione! Domani comprerà una moca più grande, altri verranno sacrificati, le resistenze dei chicchi si faranno più blande, con lo zucchero verranno mescolati.
Qualcuno dirà: “Un’azione senza risultato”. Intanto, oggi il caffè ha scioperato.
Salvatore Tancovi