21 Febbraio 2018
In continuità con l’iniziativa “Libere di scegliere su parto, aborto, contraccezione” avviata 5 anni fa, un gruppo di professioniste/i ed attiviste/i organizzatosi nel “Comitato per la contraccezione gratuita e consapevole” ha lanciato da circa un mese una petizione sul noto sito Change.org. Oggetto di questa è il passaggio di un numero minimo di contracettivi dalla fascia c, per i farmaci volti ad un utilizzo singolo, alla fascia a, che sono invece quelli prescritti nel caso di malattie croniche ed in parte a carico dell’ASL (con variazioni sul pagamento del ticket da regione a regione).
In Italia, come sappiamo e abbiamo già approfondito su Asinupress, l’aborto ormai è diventato quasi un miraggio. Molto spesso la pratica viene anche vista negativamente, come una riparazione ad un uso non consapevole della contraccezione. Molto spesso però, più che discriminanti legate ad una più o meno alta consapevolezza, ad entrare in gioco e a pesare maggiormente sono fattori di natura economica ed anagrafica. Proprio per questo Il “Comitato per la contraccezione gratuita e consapevole” si è mosso ed oggetto del contendere sono pillole di seconda generazione, o terza nei casi di allergie o patologie varie, spirali, impianti sottocutanei, cerotti ed i più semplici preservativi. Come si legge nel comunicato di presentazione un non coretto controllo della propria fertilità può essere più pericoloso di quanto in apparenza possa sembrare. Un numero di figli inadeguato al tenore di vita di una famiglia, una gravidanza in giovane età portano con sé infatti problematiche di natura sociale ed acuiscono i dislivelli culturali già fortemente presenti nel territorio italiano. “Le campagne di informazione lanciate negli ultimi anni – puntualizza nel comunicato stampa per la petizione Marina Toschi – si basano sul fondamento comune della procreazione responsabile, diritto che nel 2017 nessuno metterebbe mai in discussione in un paese democratico. Tuttavia il costo della contraccezione risulta troppo oneroso per tante donne, coppie e famiglie”.
I vari costi risultano quindi troppo gravi, in termini economici, per molte realtà familiari in cui si vanno ad aggiungere disagi di natura sociale e psicologico nella loro economia di vita. Per non parare delle malattie il cui contagio avviene spesso a causa di rapporti, specialmente occasionali, non protetti. La scelta del miglior metodo contraccettivo deve però anche, e soprattutto, essere accompagnato da un potenziamento ed un controllo del funzionamento di strutture come i consultori e da un buon dialogo tra pazienti e professionisti per seguire i criteri aderenti alle disposizioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Raggiunte ormai più di 60 000 mila firme speriamo che ‘AIFA ed il Ministero della Salute degnino questa iniziativa, culturale, prima ancora che medica, della giusta attenzione.
Chiara Pericolo