Il nuovo Regolamento Spazi estromette Asinu e le realtà socio-culturali locali

30 Marzo 2025

Il Bando Spazi è lo strumento attraverso il quale l’Università degli Studi di Salerno affida in gestione temporanea alle associazioni studentesche alcuni spazi presenti all’interno dell’Ateneo. Attraverso alcuni articoli, avevamo già espresso criticità sul modo in cui per anni l’Ateneo ha assegnato gli spazi: 90% alle associazioni di rappresentanza, 10% alle realtà socio-culturali locali e a quelle nazionali. In particolare, l’Ateneo aveva individuato due categorie che potevano concorrere al 10% degli spazi messi a disposizione: la categoria C (associazione socio-culturale che per Statuto non concorre alle elezioni) e la categoria D (associazione a carattere nazionale). Asinu, in quanto associazione socio-culturale che non concorre alle elezioni perché dedita ad attività di informazione, ha sempre partecipato al Bando Spazi rientrando nella categoria C. Avevamo inoltre, già, denunciato la tendenza mostrata nel conferire lo spazio del 10% sempre ad associazioni a carattere nazionale.

Non avevamo, però, immaginato che la situazione potesse degenerare com’è invece accaduto: il 19 marzo è stato pubblicato un Regolamento Spazi che estromette Asinu e tutte le realtà socio-culturali locali dalla partecipazione al Bando Spazi e, quindi, dalla possibilità di ottenere uno spazio in Ateneo. Secondo la nuova normativa, infatti, il 10% degli spazi messi a disposizione (che prima veniva conteso tra le realtà socio-culturali locali e quelle a carattere nazionale) sarà concesso ad associazioni a carattere nazionale e a carattere internazionale. Scompare del tutto la categoria C, che è sempre stata inserita, come dimostra la documentazione presente sul sito d’Ateneo: Regolamento 2013 e Bandi indetti dal 2013 al 2022.

Si tratta di un’evidente discriminazione ai nostri danni che abbiamo già denunciato e fatto presente agli Uffici competenti e a cui scegliamo di far proseguire una denuncia pubblica. La Commissione che, infatti, ha redatto questo Regolamento è formata anche dalla rappresentanza studentesca: una studentessa e uno studente, espressione rispettivamente della coalizione Studenti Unisa e Progetto Unisa.

Che siamo una realtà socio-culturale è scritto letteralmente dappertutto: sul nostro sito, sui nostri canali social e anche nelle e-mail che abbiamo inviato alle associazioni studentesche per svolgere il nostro lavoro durante le elezioni. L’ipotesi, che ci è stata già avanzata, secondo cui la dicitura “associazioni a carattere nazionale e a carattere internazionale” possa includere anche noi è del tutto infondata: le associazioni a carattere nazionale e a carattere internazionale, per essere riconosciute come tali, devono rispondere a specifici requisiti. Se la Commissione avesse avuto intenzione di includere le realtà socio-culturali locali (nel tentativo di unire la categoria C alla categoria D) allora non avrebbe dovuto inserire il carattere della nazionalità e della internazionalità (che prima non c’era). Stabilire che lo spazio del 10% è affidato ad associazioni a carattere nazionale e internazionale significa automaticamente stabilire che quello stesso spazio non può essere affidato ad una realtà locale. L’eventuale integrazione della nostra categoria all’interno del Bando non sortirebbe alcun effetto finale: nel momento in cui il Regolamento non prevede la possibilità di affidare alcuno spazio alle realtà socio-culturali locali, anche se vi fosse la possibilità di partecipare al Bando, non ci sarebbe quella di ottenere punteggio e, quindi, quella per l’ottenimento del 10% sarebbe una competizione sleale e falsa.

Tutto questo non può che confermare l’intenzionalità di escluderci a priori per non consentirci, né col prossimo Bando né con quelli futuri, di ottenere uno spazio in Ateneo e quindi, far venire meno – per noi – la possibilità di accrescere il nostro progetto. L’esclusione, oltre ad essere chiaramente una discriminazione, è un atto vile di repressione e di antidemocrazia che va non solo contro questo progetto associativo e contro ogni ipotesi di progetto sociale e locale, ma anche contro l’interesse della classe studentesca ad essere informata attraverso un progetto associativo indipendente, autonomo e non asservito a interessi.

È proprio il nostro lavoro di informazione e di analisi critica (comprovato da un sito colmo di articoli universitari) a consentire alla classe studentesca di avere a propria disposizione uno spazio terzo in cui mettere in discussione informazioni diffuse sotto forma di propaganda. Già soltanto questo, avrebbe dovuto spingere la rappresentanza studentesca a comprendere che uno spazio dato ad Asinu è una possibilità che si dà allɜ studentɜ di fare, attraverso Asinu, esperienza di tematiche universitarie e conoscenze atte allo sviluppo di capacità di analisi e di scrittura.

In un’università in cui l’agonismo tra le associazioni di rappresentanza (che occupano ogni spazio in Ateneo) è esacerbato fino ad aver indotto a interiorizzare la violenza, il bullismo e gli insulti come forma di espressione di competizione, uno spazio che viene affidato ad una realtà sociale capace di decostruire tutto questo è ciò che di fatto garantisce democrazia e spazi neutrali per lɜ studentɜ. Asinu ha già dimostrato, attraverso il suo lavoro, di non aver paura di assumere posizioni non in linea con la rappresentanza, di non temere la rabbia di chi desidera un giornalismo servile alle sue narrazioni, e di insistere coraggiosamente per la pratica del dubbio anziché propendere per quella dei proclami.

Ma forse, è proprio questo che ha spinto la rappresentanza ad estromettere dal Bando Spazi l’unica realtà sociale che ha denunciato la mancata nomina del Garante degli studenti, l’assenza dei verbali e delle indizioni pubbliche del Consiglio degli Studenti, che ha informato preventivamente sull’attivazione del Servizio Psicologico di base, sui servizi offerti ad oggi per il sostegno psicologico, sull’attivazione dei laboratori in Ateneo per il progetto PRO-BEN, che prende posizione su ciò che accade in Università e che aiuta, attraverso le proprie analisi, a decostruire narrazioni indotte che possono influenzare il benessere psicofisico dellɜ studentɜ.

Il nostro sito è colmo di articoli inerenti all’Ateneo e, più in generale, alle questioni universitarie. Non riconoscere il lavoro che questa associazione ha svolto e svolge in Università è soltanto espressione di profonda disonestà intellettuale.

Uno spazio in Ateneo per Asinu significa intensificare le proprie attività all’interno del Campus, accrescere la partecipazione e dare a questo progetto il riconoscimento che merita.

Il lavoro che abbiamo svolto tramite le interviste aveva lo scopo di consentire alle singole associazioni di rappresentanza e a chi si è candidatə di emergere per le proprie idee (e non per le voci di corridoio). Il nostro spazio web è stato messo a disposizione delle associazioni di rappresentanza affinché emergessero le loro proposte (ma, anche qui, c’è chi ha preferito adottare un comportamento repressivo, che purtroppo non è stato denunciato da nessunə in Ateneo). Abbiamo, quindi, già ampiamente dimostrato di saper confrontarci con le associazioni di rappresentanza, di saper ascoltare le loro idee e posizioni, e di criticare, argomentando, ciò che riteniamo di dover criticare (in virtù di una libertà che, fortunatamente, è garantita dalla Costituzione e non dalla rappresentanza!).

Apprezziamo quando qualcunə mostra aspettative nei confronti dei nostri lavori, ma troviamo assurdo che la rappresentanza non sia in grado di rendersi conto che è scoraggiante e svilente per Asinu svolgere il suo lavoro sempre ai margini fisici dell’Ateneo. Asinu non è soltanto l’articolo che viene pubblicato, è anche tutto quello che c’è prima: la riunione, la discussione, il confronto, lo scambio d’opinione. Asinu è prima di tutto l’ambiente che crea i presupposti per la pubblicazione di un articolo, e non solo l’articolo in sé, che è soltanto la parte finale di un lavoro. L’assenza di uno spazio fisico in Ateneo costituisce un ostacolo alla stabilità del nostro lavoro e dell’espressione di ciò che siamo davvero.

Ma anziché il riconoscimento, è arrivata l’esclusione persino dalla partecipazione stessa al Bando. Non possiamo che leggerci l’ostilità – non tanto sottile – che le associazioni di rappresentanza hanno manifestato non solo nei nostri confronti, ma nei confronti dell’idea stessa che vi sia un gruppo di studentɜ che possa studiare autonomamente le questioni e che sulle stesse scelga di esprimersi liberamente. Prendiamo atto di ciò che sia la rappresentanza a Fisciano: una competizione tra due aggregazioni che non sono l’una alternativa all’altra, ma che semplicemente si contrappongono per il raggiungimento dello stesso traguardo, e che, incredibilmente, quando si tratta di estromettere noi, trova il modo di accordarsi.

 

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