7 Luglio 2020
La Redazione di Asinu, il 26 giugno 2020, ha pubblicato sulle proprie piattaforme social il bollettino informativo “Metamorfosi“, contenente al suo interno un’inchiesta incentrata sulla scissione del dipartimento DISPSC (sociologia, scienze politiche e scienze della comunicazione) in due dipartimenti: DISPC e DISPS (rispettivamente Dipartimento di Scienze Politiche e della comunicazione e Dipartimento di Studi Politici e Sociali). L’inchiesta è composta da due articoli relativi alla scissione e alle problematiche da essa provocate e un’intervista ad alcuni docenti coinvolti.
Oggi, 7 luglio, la Professoressa Paola Attolino ci ha scritto per chiederci di pubblicare la rettifica che ci ha sottoposto in relazione ad alcune espressioni usate nel primo articolo “Punto di rottura” e nel terzo “La parola ai docenti”.
Ecco quanto ci ha scritto:
Nel primo articolo si legge:
La scissione in due dipartimenti, visti i tempi brevi in cui è stata messa in atto, ha causato non poche conseguenze e vuoti da riempire. Come quello lasciato dalla professoressa Paola Attolino, referente per il progetto Erasmus del vecchio dipartimento DISPSC, attualmente docente presso il nuovo dipartimento DISPS istituito. Quest’ultima, con il suo trasferimento, ha portato con sé i fondi e le convenzioni stabilite con varie università afferenti al progetto. Altri docenti hanno seguito il suo esempio e diversi posti sono stati lasciati vacanti, mettendo così in difficoltà sia gli studenti che il personale rimasto.…
Nel secondo articolo (in forma di intervista) si legge:
La Professoressa di Inglese Paola Attolino Referente Erasmus nel lasciare il dipartimento ha portato con sé i fondi e le convenzioni stabilite con varie università aderenti al progetto. Come è possibile che questi fondi siano stati così facilmente trasferiti da un dipartimento all’altro?
Prima di tutto, io non ho “portato con me i fondi” perché il docente tutor (nel mio caso anche referente) Erasmus NON è titolare di fondi (i fondi Erasmus sono fondi di Ateneo), ma titolare e responsabile degli accordi internazionali stipulati personalmente con le università partner e seguiti con impegno nel corso degli anni.
In secondo luogo, non ho causato un “vuoto da riempire”, anzi, mi sono impegnata (e ho anche dovuto insistere con il docente intervistato nel secondo articolo, nonché attuale Presidente del Consiglio Didattico di Scienze Politiche) a continuare a seguire gli studenti in Erasmus del vecchio Dipartimento per tutto l’anno accademico in corso, come si evince dal verbale n.1 del Consiglio di Area Didattica del 26 marzo 2019 (presieduto dal docente da voi intervistato, nonché attuale Presidente del Consiglio Didattico di Scienze Politiche), che al punto 3 cita:
La Prof.ssa Paola Attolino è responsabile ad interim della suddetta commissione, secondo tempi e modalità da concordare con l’Ufficio Relazioni Internazionali/Erasmus di Ateneo.
e come possono testimoniare gli stessi studenti interessati (l’ultimo verbale di riconoscimento degli esami che porta la mia firma è del 16 giugno scorso), e anche l’attuale docente referente del progetto Erasmus del DISPC (collega con la quale ho lavorato in strettissima e armoniosa collaborazione).
Infine, gli altri docenti non hanno “seguito il mio esempio”, ma semplicemente la politica di Ateneo, per cui gli accordi Erasmus non seguono il docente che ne è titolare solo in caso di trasferimento ad altro Ateneo o pensionamento di quest’ultimo, come si evince dall’art. 4.3 del regolamento di Ateneo per la mobilità internazionale, di cui allego il link:
https://web.unisa.it/uploads/rescue/31/16/REGOLAMENTO-DI-ATENEO-PER-LA-MOBILITA-INTERNAZIONALE-.pdf
La Redazione ha già fatto presente che l’espressione “gli altri hanno seguito il suo esempio” faceva riferimento allo spostamento in un altro dipartimento, e non all’attività di Erasmus. Quanto alla rettifica in sé, l’associazione prende atto che l’utilizzo non specifico di determinate espressioni può essere frainteso e quindi siamo più che lieti di condividere il chiarimento in merito a quanto scritto. Come già detto: lo scopo dell’inchiesta non era quello di mettere in cattiva luce l’operato dei docenti, ma solo quello di far luce sui motivi che hanno condotto alla scissione del dipartimento, evento che ha in ogni caso avuto ripercussioni, almeno per l’anno accademico appena conclusosi, sulla vita accademica degli iscritti al corso di laurea in Scienze Politiche.
La Redazione