10 Febbraio 2021
Nel sondaggio svolto dall’associazione Asinu dal titolo “Iniziare l’università ai tempi del Covid”, si sono sottoposte alle nuove matricole di diversi corsi di laurea alcune domande relative alla DAD (didattica a distanza), in virtù di un percorso universitario che per loro è arrivato in un anno un po’ inusuale caratterizzato dall’impossibilità di raggiungere gli edifici del Campus.
Una tra le domande principali presente è stata: “Tra la didattica a distanza e quella in presenza, quale preferiresti?” di fronte alla quale i pareri degli studenti si sono divisi a metà: molti dicono di condividere la modalità a distanza sperimentata in questo anno e la manterrebbero anche per gli anni a venire: “Si risparmiano soldi e ci si può svegliare più tardi. Inoltre nelle ore di spacco si può tranquillamente studiare a casa rimanendo al passo con gli esami da svolgere.”; “Preferisco la didattica a distanza. Perché è più comodo per chi vive fuori porta.”
Altri, invece, continuano a prediligere la classica lezione in presenza perché essa mantiene più alti livelli di attenzione e comprensione: “Preferirei quella in presenza perchè la concentrazione è sicuramente maggiore e perchè interagire con i professori è sicuramente vantaggioso.”, “Quella in presenza, sia per il bisogno di avere rapporti umani sia per una questione di attenzione durante le lezioni; a casa è facile distrarsi, in presenza si segue con più attenzione”.
Mentre un numero minore di studenti sarebbe per la didattica mista perché consente a chi non ha la possibilità di raggiungere il campus, di poter seguire da casa. Il bisogno di “interagire con i professori”, tuttavia, lo si evince anche dal numero di studenti che seguono le lezioni in “live”, ben l’83% contro il 16% di coloro che preferiscono seguire le lezioni registrate. Per di più, sempre secondo quanto si evince dal sondaggio, le matricole sostengono che il rapporto tra i professori e queste nuove tecnologie sia poco più che sufficiente tanto da spingere, probabilmente, molti insegnati a prediligere la lezione frontale.
Un nodo fondamentale sembra essere quello relativo alla fornitura di attrezzature digitali per gli studenti in difficoltà, sebbene siano pochi a non avere una buona connessione internet (solo lo 10,4%), ad essi non sono stati forniti gli strumenti promossi dal bonus ‘’PC e Computer’’ della Regione Campania. Bonus che prevedeva la cessione di 500 euro spendibili in dispositivi o semplici servizi internet utili ad agevolare famiglie dove questi mancano o risultano insufficienti. In molte famiglie il numero di dispositivi digitali, infatti, non soddisfa il numero di figli, e per uno studente universitario convivere con i propri fratelli o sorelle in questo periodo può rappresentare un problema.
Non è un caso che la maggioranza degli studenti alla domanda “Di quali servizi presenti nel campus e non attualmente attivi avresti voluto usufruire?” abbiano incluso la voce “biblioteca”, luogo in cui precedentemente gran parte della classe studentesca era solita recarsi per studiare. Sulla strutturazione dei corsi, molti hanno riscontrato una contrapposizione in parte o in toto tra di essi. E non è andata meglio nemmeno con l’organizzazione degli orari dei pullman per coloro che potevano seguire in presenza, perché sebbene più del 50% degli studenti abbia dichiarato di arrivare in pullman, molti orari sono stati cancellati aggravando ancora di più il rischio affollamento.
Dunque a commentare i disagi che discendono dalla sperimentazione della didattica a distanza ad UNISA sono sufficienti i pareri esposti dalle nuove matricole che hanno per la prima volta visto il volto dell’Università da uno schermo. Sicuramente una didattica a distanza è possibile, ma funziona solo se tutti vengono agevolati e coinvolti nel processo di digitalizzazione, rendendola così libera ed accessibile i in virtù di quel famoso principio Costituzionale che è il “diritto allo studio”, il quale non fa distinzione di genere, colori, o di status sociale. Una didattica inclusiva ed efficace tiene conto anche delle esperienze dello studente in una realtà accademica, fatta di spazi fisici, aule, servizi e docenti, imprescindibili per la sua formazione, e fa di tutto per preservarne la presenza.
Maria Pia Della Monica
Articolo tratto dal bollettino informativo ARROCCHI ARTIFICIALI