28 Marzo 2017 L’eclettico cantautore cilentano Antonio Russo, presenta il nuovo album “Antunzmask” omonimo al suo nome d’arte. Ho deciso di chiedergli cosa ci riserverà il suo ultimo lavoro.
Dopo l’album AL MOSTRO, dove affronti le tue paure tra diversi suoni tra il punk psichedelico e le ballate, dopo l’ep Canzoni DetESTATE che riflette tratti di estiva melanconia, il tuo ultimo album che prende il tuo nome d’arte: cosa ci riserva?
Ottime osservazioni, mentre Al Mostro affrontava il tema della paura e dell’insicurezza, Canzoni detEstate quello della monotonia, il mio ultimo disco “Antunzmask” mi piace spesso definirlo il mio autoritratto musicale, un summit di tutta la mia etica musicale e morale, una ricerca durata quasi tutta la mia età. Penso che sia il disco che mi rappresenta di più.
Il tuo motto è sempre stato “solo rumore niente politica”, quali tematiche ritroviamo in questo nuovo album che racchiude il tuo autoritratto musicale: un nuovo percorso oppure una continuazione più matura di quel pensiero base dei tuoi testi?
Diciamo che si possono trovare entrambe le cose, di certo il percorso musicale é diventato nettamente più sperimentale, spesso Antunzmask é visto come GLI Antunzmask, appunto perché l’impatto live sia dal punto di vista musicale che scenico é veramente forte. Il pensiero base dei miei testi é lo stesso, parlo del presente, di sogni, di storie bizzarre, non sono nè nostalgico nè ho rimpianti.
Dunque, in questo percorso sperimentale intrapreso, quali novità a livello musicale hai apportato nel nuovo album? Mantengo i generi con cui sono cresciuto come il punk, il grunge e la psichedelica. In questo album, ho cercato di dare un sacco di spazio alla musica più che alle parole: la prima traccia Buongiorno obbligatoriamente ha un lunghissimo intermezzo musicale, così come Radio Ufo dove il testo si riduce a una frase di 13 parole. Vi è una sorta di osmosi tra la prima e la seconda parte del disco, si parte con il rumore per poi planare sulla parte tranquilla e lo schianto. Infine, il ritiro Nella Tana del Kranio dove spiritualità e misticismo vanno a chiudere il disco.
I tuoi live sono di solito liberi di non seguire un filo conduttore: rumorosi e adatti a pogare sotto al palco. Questo nuovo album, quale nuove sensazioni riuscirà a dare nelle tue prossime esibizioni?
Un pogo misto a una sensazione di abbandono totale dove a fare da filo conduttore saranno le mie canzoni, vecchie e nuove. Ci piace anche un sacco proporre delle cover non convenzionali, sabato sera per esempio ad Agropoli (concerto tenutosi all’Officina 72, il 25 Marzo n.d.r.) abbiamo chiuso il concerto con Maniac Depression di Jimi Hendrix. Il divertimento sarà assicurato. La sobrietà no!
Gian Luca Sapere