11 Settembre 2019
La storia di XM24 non è soltanto il racconto di un momento di tensione vissuto il 6 agosto durante un’azione di sgombero. Non è soltanto l’ennesimo episodio strumentalizzato dall’allora ministro degli interni, Matteo Salvini, e da molti esponenti politici di diverse fazioni. È l’immagine plastica di una divisione sociale, la contrapposizione tra due idee di società e organizzazione urbana differenti e alternative. La storia di questo centro sociale non inizia oggi, la sua battaglia per una posizione all’interno di Bologna prende piede nel 2000 quando, in occasione dell’OCSE, alcuni collettivi e singoli cittadini si concentrano nei pressi del centro storico. Dopo due anni, su sollecitazione dell’allora sindaco Guazzaloca, si spostano nel luogo che per 17 anni rappresenterà il loro punto di riferimento fisico.
Nella zona ex mercato ortofrutticolo, in via Fiorantani, si è così concretizzata l’idea di uno spazio riempito dal basso, in modo spontaneo, che si nutre di laboratori culturali e sociali attraverso l’impegno e la passione di numerosi attivisti. Nel corso degli anni le attività lì organizzate si sono affacciate sui più disparati campi della quotidianità e degli interessi culturali: la fotografia, il teatro, le scuole di lingua per i migranti, la rivoluzione sessuale, la cura del verde, il riutilizzo di oggetti meccanici, il diritto all’informazione, la privacy, la cucina. Tecnologia, natura, cultura, e cibo, sono visti in una nuova chiave di lettura e interpretazione. Quella che non circoscrive l’uso degli oggetti o lo sviluppo di tematiche in base a canoni esterni e diffusi, ma che lascia a tutti gli interlocutori del laboratorio la possibilità di conoscere e sperimentare daccapo molti degli oggetti, delle questioni e delle attività che occupano la nostra quotidianità e che nell’immaginario collettivo non si presentano mai innovativi. Ripartire da tutto ciò senza manuali alla base che ne indirizzino gli approcci, permette di riscoprire una piccola porzione di mondo sotto una luce diversa. Il centro sociale XM24 è un laboratorio d’avanguardia che si ispira ai principi di auto-determinazione, anti-fascismo, anti-razzismo, anti-sessismo, la cui importanza sociale e politica è riconosciuta a Bologna. Anche dall’amministrazione comunale, anche da chi ha dato il via allo sgombero del 6 agosto.
Fin dal momento in cui il centro sociale ha posto le sue radici nella zona dell’ex mercato, tra l’amministrazione comunale e il centro sociale c’è sempre stato uno tavolo di dialogo e confronto. Tant’è che il centro sociale ha sempre avuto un permesso formale da parte del comune ad occupare e gestire liberamente quello spazio. Non si è mai trattato di abusivismo. Questo, però, fino al 1 luglio del 2017 quando, in occasione della scadenza della convenzione, l’amministrazione non si è più detta disponibile a rinnovare l’accordo.
I rapporti tra le due parti, nonostante abbiano lavorato insieme all’interno del progetto “Laboratorio Bolognina”, spesso non sono stati propositivi. L’amministrazione sembra aver sempre in qualche modo desiderato che il centro sociale si organizzasse sotto forma di associazione e che più attività fossero in concerto determinate. XM24 ha invece rivendicato più e più volte la sua assoluta indipendenza da chiunque, e soprattutto l’importanza di uno dei valori fondativi del centro: l’autogestione. La quale, in quanto tale, non si avvicina alle forme e i modi di un’associazione. Differenze radicali che sono state trasferite anche sul campo dell’organizzazione degli spazi della città. Il piano comunale per costruire, ai danni del centro sociale, una rotatoria stradale, ha visto la contrapposizione di XM24 attraverso la campagna “La realtà non è rotonda” che ha ricevuto il contributo artistico del writer Blu (Occupy Mordor) e l’intervento di ingegneri, che presentando un piano alternativo in grado di palesare la non indispensabilità della rotatoria stradale, hanno solo evidenziato secondo gli attivisti l’ennesimo tentativo di allontanare la realtà del centro.
Dopo anni di dialoghi, confronti e convenzioni, alla fine, è stato deciso che non ci fosse più spazio per XM24. Il centro sociale è stato sgomberato lo scorso 6 agosto dall’amministrazione a guida PD e con il benestare delle opposizioni, le quali però non hanno apprezzato l’ultima vittoria ottenuta dagli attivisti: strappare la promessa all’assessore Lepore che entro il 15 Novembre si troverà un nuovo punto di riferimento fisico dove convogliare le attività degli attivisti. Dal 17 settembre l’amministrazione bolognese vaglierà le proposte di tre edifici alternativi per trovare un nuovo luogo in cui riorganizzare le attività.
“XM24 contro il nulla che avanza” è stato il grido di resistenza che per mesi e mesi ha rappresentato la risposta del centro sociale ad un epilogo inevitabile. Il nulla: è ciò che si è visto tra le schiere di blindati di polizia ma che già da anni si poteva osservare dalla contrapposizione unanime, delle diverse forze politiche, alla realtà creata e coltivata dal basso. Nonostante l’importanza e l’utilità riconosciuta al luogo, e nonostante la possibilità di un costante dialogo con gli attivisti, si è preferita una ruspa. Così, come negli anni passati, si è preferita una rotonda, una caserma dei carabinieri, l’operazione strade sicure. È sempre stato così. Per 19 anni. E forse sarà ancora così, anche nella prossima casa di XM24. Questa esperienza, fatta di attivismo, rivendicazione dei propri valori, laboratori e sperimentazioni culturali, rappresentano la vera storia di XM24. Una storia, come sostengono anche gli attivisti, che non si fermerà facilmente. Una storia infinita.
Antonella Maiorino