8 Dicembre 2023
Trent’anni fa, una conferenza di quattro ore in California dedicata all’innovazione, rappresentò un input per la creazione di un format gigantesco. TED, organizzazione no profit, due volte all’anno ospita grandi personalità appartenenti a settori più disparati per diffondere idee che possano apportare un cambiamento. Tutte le conferenze sono disponibili online, alla portata del pubblico. Con questo spirito nasce TEDx, un format locale completamente gratuito e senza scopo di lucro, organizzato in maniera indipendente per dare la possibilità ad ogni comunità di godere di un’esperienza TED, raccogliendo voci significative e portatrici di cultura e stimoli. L’Università degli Studi di Salerno ha ospitato l’8 novembre presso il teatro d’Ateneo la prima edizione del TEDxUnisa, con l’idea di coinvolgere studentesse e studenti in un’esperienza formativa e innovativa. Anche Asinu era presente per raccontare le dieci conferenze tenute da personalità locali di spicco.
IL DONO
Il dono è il fulcro della conferenza di Noemi Taccarelli, antropologa, esperta di crescita aziendale e docente presso l’Università degli Studi Niccolò Cusano. Le sue esperienze professionali e personali si intersecano durante l’intervento, che la speaker conduce utilizzando alcuni espedienti narrativi legati alla propria storia. I doni che ha ricevuto assumono un valore diverso a seconda delle relazioni stabilite con chi li ha donati. La provenienza geografica della docente delinea il suo rapporto con il dono: nel meridione è una tradizione, un modo per accedere ai luoghi, presentarsi alle persone e avere a che fare con la realtà che le circonda. Un dono materiale non è però sufficiente per comprendere l’importanza del dono all’interno della società. Per l’antropologo Marcel Mauss, le azioni del donare, del ricevere e del ricambiare hanno permesso alle comunità di “deporre le lance” e di basare i propri rapporti, singoli e collettivi, sulla relazione e lo scambio. E lo scambio, per avvenire, ha bisogno di fiducia e di uno scopo, un’opportunità da cogliere. La conclusione dell’intervento verte sulla possibilità di donare ciò che non abbia a che fare con un bene immediatamente tangibile, ma con una parte del proprio personale, con ciò che determina una relazione tra due persone. Il lavoro di esperta di crescita aziendale ha permesso all’antropologa di applicare la teoria del dono alle sue competenze. Il rapporto di fiducia, il darsi alle persone che si hanno intorno, è l’unico modo per creare un processo d’evoluzione.
IA E COMUNICAZIONE
L’intelligenza artificiale sostituirà mai la mente umana? Secondo Gianpiero Negri, Principal Manager presso Amazon Global Robotics, la risposta è no. I meccanismi intrinsechi alla mente umana sono ancora sconosciuti, ma interrogarsi sulle criticità e le possibilità dell’IA è, in questo tempo, doveroso per comprendere gli strumenti che si hanno a disposizione. L’intelligenza artificiale simula i processi cognitivi umani. In una cronistoria della nascita dell’IA sono, infatti, i sistemi di apprendimento a risultare come l’innovazione più riuscita. In questi sistemi, non vige più l’algoritmo, ma la presa in considerazione non solo del dato disponibile, ma di una elaborazione di possibili risposte. È possibile che ciò avvenga grazie alla mole di dati presenti in rete, una mole da cui attingono i sistemi digitali in questione. L’etica di questi sistemi dipende da questo, da quanto sia possibile addestrare l’IA ad evitare errori e bias cognitivi culturali. La connessione tra l’intelligenza artificiale e la comunicazione umana è quindi una condizione necessaria per renderla realmente performante.
LE COSE CHE NESSUNO FA
L’intervento di Claudio Curcio, Presidente del Comicon, inizia con una domanda: “quanti di voi sanno cosa vogliono fare dopo?”. La sua conferenza è dedicata a tutte quelle persone che non hanno ancora un obiettivo chiaro su cui focalizzarsi dopo gli studi. La sua esperienza personale è l’emblema di quanto possa essere efficace un cambio di rotta rispetto alla scelte intraprese. Alla sua idea di diventare uno scienziato, subentra la passione per il fumetto, un’associazione per ordinare fumetti dagli USA, una libreria dedicata al settore – lavoro per cui allora non esisteva formazione – e un festival a Castel San Giorgio. Ai traguardi più importanti, ci arriva dopo una lunga serie di scelte complesse, ma ciò che potrebbe spingere chiunque voglia impelagarsi in un percorso completamente diverso da quello prefissato è rapportarsi su quanto possa essere rivoluzionaria la propria idea di partenza. Secondo Curcio, se un’idea strampalata non viene presa in considerazione è perché è effettivamente inattuabile o perché non è stata mai pensata. Se invece questa idea la si analizza e la si persegue con ostinazione, dedicandole del tempo e accettandone i limiti e le possibilità che offre, porterà alla realizzazione della propria identità.
IDENTITÀ INVISIBILE
L’identità di Lou S. Femme, attivista, è invisibile. Non solo a sé, quando si poneva domande nel proprio quotidiano, ma all’intera collettività e ad uno stato che non tutela chiunque non si ritrovi all’interno del binarismo di genere. La società impone un modello estremamente rigido, e lo impone dalla nascita: o si è femmina o si è maschio. E tutte quelle persone che non si riconoscono conformi a quelle categorie? L’attivista delinea uno schema per spiegare la questione di genere attraverso un ombrello, sotto cui esistono tutte le identità, riconosciute e non. Cisgender, transgendere, e poi c’è Lou, transgender non binary, appartenente ad una categoria non studiata e che provoca paura e indignazione. Non è possibile avere il giusto riconoscimento dal punto di vista giuridico, dal sistema sanitario, all’interno della lingua. Lou S. Femme è molto attenta a non usare lo schwa, il discusso segno grafico che starebbe ad indicare il neutro, mostrando quanto in realtà la lingua italiana possa fornire numerose soluzioni per evitare distinzioni di genere. La discriminazione verso le persone non binarie è detta endifobia. Riconoscere il diritto di ogni persona a definire la propria identità, scegliere come apparire, la propria espressione di genere, è l’unico modo per creare inclusione e rappresentazione e soprattutto dissipare ogni tipo di diffidenza. Una società accogliente rispetta le esigenze di tutte le persone, anche – ribadisce l’attivista – quelle cisgender.
INNOVAZIONE E RELAZIONE
Che cosa significa innovazione? Roberto Parente, docente ordinario dell’Università degli Studi di Salerno, cerca di proporre una risposta che smonti la retorica legata alla genialità, ad un’idea solitaria, nata da una mente eccellente in uno scantinato, capace di cambiare il mondo grazie soltanto alla sua motivazione. L’innovazione nasce sempre da contesti in cui c’è convergenza di voci, e l’insieme determina una spinta alla creatività. Come si creano questi contesti? Per il docente, gli spazi sono fondamentali, infrastrutture di ricerca dove poter dare la possibilità a tutte le competenze di intersecarsi. Le università potrebbero essere il luogo adatto a fare nascere idee innovative anche se progettate per scopi didattici e trasmissione del sapere? Possono stimolare creatività e capacità imprenditoriali? Cosa significa oggi insegnare alla comunità studentesca a progettare ed innovare? Le parole possono aiutare ad una maggiore comprensione della questione. Proiectare, gettare avanti, fare avanzare. Prevede quindi che si pensi, si studi e si porti avanti qualcosa. L’idea di una singola persona, attraverso le capacità della collettività, si attua. L’innovazione è l’introduzione di nuove soluzioni, in territori inesplorati, con attitudine ad accogliere un’opportunità. Se le università creassero percorsi formativi più flessibili, potrebbero essere il luogo ideale per far sì che si possa progettare l’innovazione.
PRATICARE LA MAGIA
Dario Nuzzo, attore, autore televisivo, conduttore e giornalista, ha imparato in età infantile a “magicare”, un neologismo da lui coniato, legato alla sua passione per l’illusionismo, i giochi di prestigio. Usava le mani per creare stupore, la reazione più comune per chi assiste ad una magia. Quello stupore, dopo i suoi diciotto anni, Nuzzo non lo ha mai dimenticato, tanto da volerlo portare, insieme ad un gruppo di persone, fuori dai teatri, renderlo disponibile a più persone possibile. Le sue competenze si riversano all’interno di un programma televisivo locale per bambini, un’esperienza amatoriale che lo porta a raggiungere numerosi successi. Il personaggio che più ha caratterizzato la sua attività televisiva è Pinocchio, uno dei personaggi più magici della letteratura. Come chiunque in età infantile, Pinocchio inventa, dice bugie, e la magia non è altro che un modo per far sembrare reale ciò che non è, nascondere il trucco. Questa magia, il giornalista la porta adesso nel branding content, veicolando messaggi promozionali o educazionali di ogni tipo. Le campagne di sensibilizzazione sono diventate dei veri e propri prodotti di intrattenimento, un modo per entrare in empatia con il pubblico, trasmettendo un messaggio complesso con metodi alternativi. La magia è un elemento soprannaturale, ma è completamente immerso nella realtà.
DIVENTARE GRANDE IN OGNI PARTE DEL MONDO
Nonostante abbia avuto un’infanzia spensierata, Giovanni Volpe, General Counsel di Still I Rise, è sempre stato sopraffatto da un’angoscia esistenziale fortissima, relativa alla fatidica domanda che attanaglia bambine, bambini e adolescenti di tutte le età: cosa vuoi fare da grande? Dopo aver conseguito un titolo di laurea a pieni voti ed aver lavorato in uno studio legale prestigioso, la proposta di lavorare in un’organizzazione in campo profughi di Samos cambia le sue prospettive, e la sua missione diventa la tutela delle aspirazioni di altre bambine e altri bambini, della loro educazione e formazione. Da Samos al Kenya, dal Kenya al Congo, poi Colombia e Yemen. Le esperienze vissute portano a Volpe ad avere uno sguardo critico verso le problematiche irrisolte da parte delle organizzazioni umanitarie. I fondi vengono spesso dirottati ad associazioni terroristiche e non a chi ne ha bisogno. Una mancanza di responsabilità verso i beneficiari, che rende invece beneficiarie le organizzazioni umanitarie e non chi dovrebbe ricevere sostegno. La mancanza di attenzione all’educazione, alle reali richieste delle popolazioni. L’educazione rappresenta per ogni comunità una possibilità per cambiare ed è la prima esigenza da soddisfare nei paesi coinvolti da crisi umanitarie. Un cambiamento che proviene dal basso, dai primi anni di vita di chi abita quei luoghi. L’unico modo per ottenerlo è fare diventare queste richieste il nuovo focus per le organizzazioni di volontariato, dimenticando il desiderio di profitto.
RIQUALIFICARE LE PROPRIE COMPETENZE
Antonella Arpa, cosplayer e presentatrice, descrive il suo percorso lavorativo attraverso il colore e l’assenza di colore. Una fase in bianco e nero e una fase a colori. Se l’associazione bianco e nero riporta ad un periodo buio della propria esistenza e poco edificante, il risultato di quel percorso mostra invece il contrario. Per la cosplayer, il fulcro del proprio successo è stato proprio il poter qualificare diversamente tutto ciò che aveva appreso durante il proprio percorso accademico, un momento buio, ma estremamente formativo. Verso la fine della sua laurea magistrale, comincia ad avvicinarsi al mondo dei social, nonostante il suo carattere piuttosto schivo. Sentendosi estremamente indietro rispetto a coetanee/ei, con l’avvento della pandemia, sfrutta il boom social, collabora con aziende sempre più importanti, arriva in America. Tutto ad un tratto, l’odiato periodo universitario, diventa un trampolino di lancio verso il mondo del lavoro. La conoscenza delle lingue le permette di interagire con estrema semplicità, ogni nuova sfida diventa più semplice. Il rapporto con il pubblico si rivela gestibile grazie alle capacità comunicative acquisite durante gli studi. Antonella Arpa gestisce la sua ansia da prestazione sul lavoro grazie a quelle skills date da un percorso accademico travagliato in cui è stato fondamentale gestire l’ansia da prestazione. Su tutto ciò che ha compreso ha adesso un giudizio completamente diverso, e ciò che la affliggeva simboleggia adesso la possibilità di evolversi e di reinventarsi.
VIVERE È UN’IMPRESA?
Una delle prime nozioni da imparare per chi frequenta un corso di laurea in Economia e Management è la differenza tra azienda e impresa. Lo racconta Francesco Piemonte, studente Unisa e rappresentante in Consiglio Didattico per il dipartimento DISA-MIS, che da questa differenza trae una chiave per comprendere il proprio vissuto. Un’azienda abbraccia tutto ciò che è materiale, tangibile. Ciò che riguarda l’impresa è tutto il resto, quel sottostante fondamentale, ma difficile da percepire: relazioni, comunicazione, persone, interesse. L’interesse è un punto chiave per comprendere come possa un’impresa perdurare nel tempo. Gli stakeholder, portatori d’interesse, sono tutto ciò che influenza la vita di un’impresa. Provando a calare la propria esistenza all’interno di questa cornice, è possibile diventare il soggetto della narrazione: si vive all’interno di un contesto, si portano avanti i propri obiettivi e si incontrano quegli stakeholder – famiglia, ambiente, contesto sociale – che determinano l’andamento del profitto. Vivere è molto simile al dover gestire un’impresa, e l’unico modo per gestire l’evolversi del nostro stato è l’avere a che fare con ciò che rende un percorso diverso da qualsiasi altra strada: la complessità.
ABRACADABRA
Abracadabra, una delle formule magiche più antiche mai conosciute. Riporta la mente ad un luogo in cui realtà e immaginazione si confondono, luce ed ombra si intersecano tra loro. In questo posto, racconta Sara Matetich, docente a contratto presso il dipartimento DISPAC dell’Università degli Studi di Salerno, ci si può sporcare le mani, senza toccare nulla. Dalle nuove tecnologie e intelligenze artificiali, nasce una nuova realtà, una “digitalizzazione del reale e dell’alienazione del nostro sentire con essa” che permettono di esplorare uno spazio buio e mai esplorato. L’esempio portato dalla docente, l’incontro avvenuto in Corea tra una madre e la figlia deceduta, è il simbolo di questa ibridazione della natura con l’artificio dell’innovazione. Una madre rivede la figlia perduta, senza però abbandonare la consapevolezza della sua scomparsa. C’è percezione di qualcosa che non c’è più. Una promessa, quella della realtà materializzata, che appartiene alla costruzione di un metaverso, quel luogo in cui si riverseranno tutte le capacità immaginative dell’umanità, che dovrà grazie ad essa fare luce, creare un nuovo spazio da abitare e alfabetizzare. Un effetto abracadabra.
Dieci voci, dieci speaker per raccontare la contemporaneità attraverso esperienze personali e competenze, portando al pubblico nuovi modi per comprendere la realtà.