23 Dicembre 2017
In pieno clima natalizio, dopo aver affrontato la folle corsa per gli ultimi acquisti, finalmente si rallenta per godersi i festeggiamenti e, perché no, fermarsi anche al cinema. Tra animazioni, drammi, commedie e i soliti cinepanettoni emerge timidamente il film del regista Bharat Nalluri che ha voluto condurci nella mente del celebre scrittore britannico e fautore del romanzo sociale, Charles Dickens. Diversamente dalla moltitudine di versioni del Canto di Natale “Dickens: L’uomo che inventò il Natale” si presenta come un fantasy metatestuale sospeso tra realtà e immaginazione. Difatti man mano che seguiremo il processo creativo dello scrittore vedremo palesarsi avanti ai suoi occhi gli stessi personaggi da lui inventati.
Tutto ha inizio quando nella metà dell’Ottocento Dickens tende a isolarsi per colpa del famigerato blocco dello scrittore causato dal fallimento di tre dei suoi romanzi. Per affrontarlo si addentra nei vicoli della città, tra i tumulti del mercato, cercando l’ispirazione osservando la povera gente e gli imbroglioni senza scrupoli che cercano di nascondersi tra la folla, in compagnia dell’avaro Scrooge e di altri personaggi della sua storia ancora agli albori. Tutto questo non senza conseguenze per la sua vita privata. Charles inizia a trascurare la sua numerosa famiglia, discute con il padre, un dissipatore di beni patentato, e si trascina alle spalle un passato pieno di sacrifici come una pesante catena della quale non riesce a liberarsi.
Sarà solo grazie ad un serrato faccia a faccia con l’anziano finanziere, personificazione del lato più oscuro e cinico dello scrittore, che finalmente Dickens riuscirà a recuperare i valori di generosità, amicizia e affetto familiare, riuscendo così a concludere l’opera che tutt’oggi ha maggiormente influenzato il nostro modo di vivere il Natale.
Il film è un adattamento del romanzo biografico di Les Standiford: “The Man Who Invented Christmas: How Charles Dickens’s A Christmas Carol Rescued His Career and Revived Our Holiday Spirits”. Lo scrittore e storico americano si dedicò a questo romanzo nel 2008 dopo aver scoperto che “A Christmas Carol” aveva rischiato di non essere pubblicato, tant’è che Dickens stesso dovette auto pubblicarsi.
La trasposizione cinematografica di Nalluri non trascura la critica di Dickens alla società ma la tematica dello sfruttamento minorile non viene adeguatamente approfondita per non perdere i toni leggeri e sognanti che vuole mantenere. Anche il gusto per il racconto gotico dello scrittore viene soltanto accennato quando la giovane inserviente, da poco assunta in casa dello scrittore, non riesce a nascondergli la sua passione per la lettura dei Penny Dreadful, storie gotiche popolari che potevano essere acquistate all’epoca per un solo penny. Il ritratto che emerge da questa pellicola è quello di uomo in continua lotta per i diritti dei ceti sociali economicamente svantaggiati che disapprovava l’analfabetismo aggravato dalla “New Poor Law”, una legge che istituiva le workhouses il cui intento apparente era quello di essere d’ausilio ai poveri ma che invece ne aggravarono lo sfruttamento. L’elemento fantastico, l’ironia e i colori saturi non impoveriscono le tematiche affrontate ma ci trasmettono tutto il calore e la gioia tipiche di questa festività.
Letizia Pizzarelli