26 Dicembre 2020
«Te piace ‘o presepe?», tutti almeno una volta, durante le cene natalizie con i parenti o mentre si decorava casa, abbiamo sentito questa battuta. È una di quelle frasi che sono cresciute con noi, tramandate di generazione in generazione come l’eterna diatriba della scelta tra panettone e pandoro. Una domanda intramontabile come la mente che ha prodotto l’opera teatrale “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo da cui è tratta, messa in scena per la prima volta il 25 dicembre del 1931 Teatro Kursaal di Napoli (oggi Cinema Filangieri), pioniera della compagnia “Teatro Umoristico I De Filippo”. L’opera, divisa in tre atti, racconta gli avvenimenti che si susseguono tra il 23 e il 28 dicembre in casa Cupiello.
Per onorare la memoria di Eduardo De Filippo nel 120° anniversario della nascita e in un periodo in cui lo spirito natalizio scarseggia considerata l’emergenza sanitaria che si protrae da febbraio e di cui tutti speravamo che per Natale diventasse solo un ricordo, la Rai ha deciso di mandare in onda in prima serata il 22 dicembre una nuova rappresentazione cinematografica di “Natale in casa Cupiello” del regista Edoardo De Angelis, a distanza di più di 40 anni da quella interpretata dallo stesso Eduardo nel 1977. A vestire i panni del patriarca Luca Cupiello, ruolo appartenuto ad Eduardo De Filippo, troviamo l’attore di origini romane Sergio Castellitto a cui è stato assegnato il compito più arduo e non solo per l’uso del dialetto napoletano. Lui stesso ha più volte sottolineato quanto il talento di Eduardo sia inarrivabile e di aver tentato con il suo lavoro di omaggiarlo nel modo più fedele possibile. Una missione che non a tutti è piaciuta, trovando il pubblico diviso tra chi ha apprezzato l’impegno profuso da Castellitto e chi avrebbe voluto vedere proiettata sullo schermo l’opera come se fosse realmente interpretata dal cast originale. Un’aspettativa, probabilmente, impossibile da soddisfare.
Nel film della Rai, oltre a Sergio Castellitto, hanno avuto l’onere di prendere parte alla trasposizione cinematografica anche Marina Confalone, Adriano Pantaleo, Tony Laudadio, Pina Turco, Alessio Lapice e Antonio Milo, tutti attori napoletani. Il regista Edoardo De Angelis, quindi, ha voluto partecipare ad un’ulteriore sfida e cioè quella di affidare il ruolo principale all’unico attore presente nel cast non originario di Napoli. Un azzardo che ha contribuito a dividere ancora di più il pubblico. C’è chi addirittura ha scelto di cambiare canale dopo solo 10 minuti, decidendo di non concedergli nemmeno una chance.
L’impatto iniziale per chi ha avuto occasione di vedere l’opera rappresentata in teatro è di certo stato scioccante, ma una parte di coloro che non hanno scelto drasticamente di spegnere il televisore dando l’opportunità al cast di accompagnarli durante le due ore di trasmissione, se non altro per riconoscere l’impegno nel misurarsi con un lavoro talmente gravoso, si è mostrata piacevolmente colpita. Nonostante i tagli, doverosi dato che originariamente l’opera è divisa in tre atti, previsti nella trama. Quest’ultima, complice anche la scenografia molto fedele all’epoca, ha riportato i dialoghi più rappresentativi. Come la storia del presepe raccontata da Luca Cupiello a Vittorio (Alessio Lapice), inconsapevole che questo fosse l’amante della figlia e la causa delle continue liti tra quest’ultima e il marito, prestigioso imprenditore, scelto dalla famiglia Cupiello. Luca, appassionato al limite dell’ossessione dal presepe, narra ogni pezzo che lui stesso ha costruito come se fosse una favola e lo spettatore non può far altro che perdersi tra le sue parole. Fabbricato che non viene apprezzato dalla moglie Concetta (Marina Confalone) e il figlio Tommasino (Adriano Pantaleo) che più volte risponde in maniera negativa alla domanda “Te piace ‘o presepe?” nonostante i tentativi paterni di corruzione promettendogli un vestito e delle camicie nuove di zecca, il padre arriva addirittura a cacciarlo di casa, cosciente però che sarebbe tornato dopo poco tempo.
Luca Cupiello ha poche certezze e tra queste, oltre a costruire come da tradizione il presepe da solo ostacolato dai parenti, c’è anche l’illusione di aver creato una famiglia felice. Sicurezza che gli crolla addosso proprio la sera della vigilia di Natale quando scopre della relazione extraconiugale della figlia, un colpo talmente doloroso che gli causa un ictus che lo costringe a letto e a cui il medico intervenuto non dà speranza di ripresa. Tutta la famiglia si stringe al suo capezzale perché, come dice lo stesso Luca in una scena dopo l’ennesimo litigio tra Tommasino e lo zio Pasqualino (Tony Laudadio), nonostante le continue discussioni “alla fine siamo una famiglia così, senza rancore”.
I minuti finali della pellicola rappresentano anche quelli più commoventi. Luca morente che cerca di far riappacificare la figlia Ninuccia (Pina Turco) con quello che crede essere suo marito, ma che in realtà è Vittorio, l’amante venuto a dargli l’ultimo saluto, illudendo di riuscirci. E il figlio che alla fatidica domanda se gli piaccia il presepe risponde in modo positivo senza secondi fini, riempiendo di gioia il cuore del padre che lo stringe a sé prima che sia troppo tardi con in sottofondo le note di “E duorme stella” di Enzo Avitabile, colonna sonora del film.
Nonostante le critiche ricevute, complice anche il periodo che stiamo vivendo, “Natale in casa Cupiello” riesce ad entrare nel cuore dello spettatore che si sente a tutti gli effetti parte della famiglia, ridendo e piangendo con loro durante le scene che si susseguono. Edoardo De Angelis e l’intero cast hanno sicuramente vinto la sfida più importante: quella di portare un po’ di spensieratezza nelle case.
Annaclaudia D’Errico