30 Settembre 2018
Il buio della sala cinematografica, il silenzio obbligato, gli immancabili popcorn alla mano e uno schermo grande abbastanza per garantire l’immersione totale nella pellicola. Alcuni pensano che questo sia l’unico modo per dare al film l’importanza che merita, altri invece credono che questo non sia necessario, tutt’altro. La libertà di vedere il film quando e dove vuoi, in viaggio, sul tablet, sul cellulare o al pc, i costi ridotti rispetto al biglietto del cinema, la possibilità di fare binge watching (l’atto di guardare diversi episodi senza sosta) di serie tv e serie cinematografiche. Sono aspetti non trascurabili che cooperano per una maggiore diffusione dei film stessi ostacolando lo streaming illegale. Ma Netflix non è, banalmente, solo una società televisiva. Si presta anche come produttore e distributore internazionale. Il modello della piattaforma streaming ha permesso a film qualitativamente buoni di trovare un posto nel mercato cinematografico che altrimenti non avrebbero avuto. Ed è proprio per questo che sono nati dei problemi.
Tutto ha avuto inizio con il Festival di Cannes del 2017, edizione che ha visto partecipare ben due film targati Netflix e distribuiti unicamente sulla sua piattaforma “The Meyerowitz stories” di Noah Baumbach e “Okja” di Bong Joon-ho. Pedro Almodovar presidente di giuria ha espresso il suo parere in merito ribadendo che non bisogna soppiantare le forme più tradizionali di cinema con le nuove piattaforme distributive reputando erroneo far partecipare film che non sono passati prima per le sale cinematografiche. Da qui all’esclusione dal Festival di Cannes del 2018. In teoria un festival dovrebbe prediligere la creatività, non farsi condizionare dai risvolti commerciali. Tuttavia anche gli autori ed esercenti del Festival di Venezia si sono detti contrari alla scelta di aver inserito nel concorso alcuni film non destinati alla visione in sala, diversamente da quanto aveva deciso il Festival di Cannes. A detta loro “Nel pieno rispetto delle scelte della giuria presieduta da Guillermo del Toro e senza nulla togliere all’alta qualità del film Roma di Alfonso Cuaròn, vincitore del Leone d’oro” definendo il premio come patrimonio degli spettatori italiani che dovrebbe essere alla portata di tutti e non esclusività dei soli abbonati della piattaforma.
Tra attori e registi molti si sono schierati contro la piattaforma. Christopher Nolan ha addirittura dichiarato che non lavorerà mai su Netflix perché la giudica come inadeguata ad una dignitosa presentazione e proposta cinematografica, ribadendo l’importanza del contesto. Per David Linch chi non ha guardato per la prima volta un film al cinema non l’ha davvero guardato. Steven Spielberg ha rilasciato al canale ITV un’intervista affermando che ai film prodotti da Netflix non dovrebbe essere permesso di competere per gli Oscar perché pensati per la tv e non per il grande schermo. Altri registi, come Martin Scorsese, hanno invece accettato di farsi produrre un film da Netflix e David Cronenberg, durante la sua masterclass ha paragonato Netflix alla Tesla, dicendo che crea un giusto scompiglio e dichiarandosi entusiasta della sua utilità e modernità.
La Disney invece ha deciso di prenderla come esempio annunciando ufficialmente il lancio, nel 2019, della propria piattaforma di streaming online, rendendosi autonoma (i film Disney verranno man mano cancellati da Netflix), ammodernandosi e mostrando di aver colto la lezione. Poi ci sono quei film che da Netflix sono passati nelle sale ottenendo anche lì un discreto successo (nonostante fossero già disponibili online) come “Lui è tornato” e il più recente“Sulla mia pelle”, il film sugli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi che a Venezia era in concorso nella sezione Orizzonti.
Su IndieWire, il giornalista Chris O’Falt di recente ha scritto che Netflix non è il problema ma è la pessima qualità dei cinema che sta distruggendo l’esperienza cinematografica. E in Italia le cose non vanno diversamente. I cinema italiani sono spesso lontani dagli spettatori , mal attrezzati, vecchi, molti cadono letteralmente a pezzi o non hanno impianti all’altezza della qualità delle pellicole che escono, e a volte nemmeno schermi abbastanza grandi. Anche la televisione un tempo ha dovuto fare i conti con la qualità del cinema e ora cerca di competere con piattaforme che come Netflix propongono contenuti di qualità e accessibili a tutte le ore. Il futuro si fa avanti e se non ci si adatta il testimone passa ai nuovi mezzi. Come è accaduto al Videocenter di Empoli (nato nel 1985) che ha incolpato Netflix per la sua chiusura. Inoltre questa piattaforma ha un piano ancora più ambizioso. La società potrebbe comprare sale cinematografiche apposite per proiettare le sue produzioni anche sul grande schermo. Il servizio di streaming era già in trattative per acquistare la catena di sale di Mark Cuban, i Landmark Theaters ma, secondo un rapporto del Los Angeles Times, si è ritirato a causa dei costi troppo alti dell’operazione.
Si può rimanere ancorati alla tradizione e vedere Netflix come il “nemico”, oppure ci si può affacciare al futuro e cogliere l’occasione per rinnovarsi. I contenuti che offre sono alla portata di tutti e su alcuni non se ne può mettere in discussione la validità, tanto che alcuni film sono stati scelti per partecipare al prestigioso festival di Cannes e di Venezia. La loro esclusione ha portato solo una perdita in termini di apporto creativo. Inoltre alcuni film sono stati anche riportati al cinema, avendo un discreto successo, nonostante fossero già presenti nel catalogo della piattaforma, il ché fa comprendere che la “minaccia Netflix” potrebbe trasformarsi in una collaborazione e che le pellicole si adattano anche alle sale cinematografiche, dimostrando di poter rispondere al gusto di tutti i tipi di spettatori. Il cinema dal canto suo ha i suoi pregi ineluttabili ma si sta distruggendo da solo, non curandosi delle strutture e non avendo cura di rinnovarsi. Solo avvicinandosi alle esigenze dello spettatore, magari collaborando, le sale cinematografiche riusciranno a sopravvivere e a non lasciar estinguere la loro magia. Altrimenti sarà Netflix ad aprire le proprie sale cinematografiche e il cinema come lo conosciamo finirà in una nicchia ancora più ristretta, resteremo a guardare.
Letizia Pizzarelli