1 Marzo 2020
“Storia di un matrimonio” (Marriage Story) è un film scritto, diretto e prodotto da Noah Baumbach del 2019. È stato distribuito da Netflix e ha collezionato sei candidature agli Oscar e cinque ai Golden Globes. La pellicola parla di Charlie (Adam Driver), un famoso regista teatrale sposato con Nicole (Scarlett Johansson), prima attrice della stessa compagnia del marito, i due hanno un bambino, Henry. Il film si apre con la coppia dal terapista, quest’ultimo aveva suggerito loro di stilare una lista delle cose che all’uno piacciono dell’altro. Nicole alterata se ne va rifiutandosi di leggere il suo foglio. Dopo l’ultimo spettacolo che vede l’attrice protagonista, Nicole accetta un ruolo nel pilot di una nuova serie televisiva a Los Angeles, sua città natale. Charlie invece decide di restare a New York per portare il suo spettacolo a Broadway.
Dopo vari scontri e sedute in tribunale con i rispettivi avvocati, Jay Marotta (Ray Liotta) per il marito e Nora Fanshaw (Laura Dern) per la moglie, la coppia decide di incontrarsi privatamente senza legali. La situazione parte con una conversazione tranquilla precipitando vertiginosamente ad un litigio violento, quasi fisico, dove Charlie tira un pugno al muro, si gira, guarda Nicole e le augura la morte per poi accasciarsi ai suoi piedi, vergognandosi e chiedendole scusa. Successivamente la coppia riesce ad arrivare ad un equo accordo sulla custodia del figlio. Dopo un salto temporale di un anno Charlie ha ricevuto un grande successo a Broadway e Nicole ha avuto molteplici riconoscimenti per la serie televisiva. L’uomo torna a Los Angeles definitivamente ed entra in casa dell’ex moglie. Dall’interno di una stanza si sente Henry leggere la lista di Nicole della prima scena del film, cosa che lei non aveva mai letto all’ex marito. Così il figlio vedendolo gli chiede di leggerla, Charlie accetta e facendolo si emoziona, mentre Nicole li guarda da lontano.
Raggiunto l’equilibrio familiare il film termina con quel sentore di felicità e vicinanza necessaria in una famiglia, seppur divisa. Baumbach nell’incipit del film durante la lettura delle liste fa scorrere immagini, ricordo di un amore consumato ma che può essere ancora esistente, un tema ritornante durante tutto il film che si alterna a scene di profonda crisi tra i personaggi derivate dal divorzio. Per il regista questo è il film più lungo, ispirato dal suo stesso passato: la sua carriera da regista e il suo divorzio da Jennifer Jason Leigh nel 2013. Splendidi gli attori che hanno saputo interpretare alla perfezione il cambiamento emotivo, sentimentale e psicologico durante il divorzio e quindi la durata dell’intero film: la rabbia, la presa di coscienza della situazione, l’affidamento del bambino, di nuovo la rabbia, il giungere alla fine della vita coniugale e infine la serenità dopo la crisi.
Il film è stato presentato alla 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Durante il corso del film si possono notare i continui riferimenti a “Scene di un matrimonio” di Ingmar Bergman. Baumbach, come Bergman, fa un film di interni, teatrale, girato in pochi ambienti. Ma sceglie un timbro diverso, quello di una tradizionale commedia sofisticata. Film sulla rottura dal punto di vista di lui, girato in 35 mm. Formato da tanti primi piani, da scene e scenate ma tutto funziona alla perfezione. Struttura quasi teatrale che rende immediata l’immedesimazione. Sebbene si apra con la rottura tutto inizia con le motivazioni per la quale si sono amati. “Storia di un matrimonio” si evolve continuamente e non crea mai delle divisioni nette su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato perché noi non abbiamo visto con i nostri occhi cosa sia successo in questi dieci anni di relazione.
La regia non si distingue per movimenti di macchina strani o per inquadrature poco utilizzate, semplicemente agisce in funzione della scena, per esempio il grandangolo utilizzato sul climax nell’appartamento di Charlie dove i due si trovano faccia a faccia. Ogni inquadratura risulta calda e familiare, come se tutto fosse pieno di amore e di affetto, tranne quando ci troviamo negli uffici degli avvocati (bianchi e asettici o caotici e disordinati). Forte contrapposizione delle location: New York e Los Angeles. Los Angeles viene descritta come il posto migliore dove crescere un bambino. Questo film non è necessariamente una tragedia su una relazione, parla del lungo processo legale del divorzio e di come possa avvelenare le intenzioni dei due di restare in buoni rapporti. È un film doloroso sulla fine di un matrimonio, ma comunque meraviglioso sull’attesa di poter essere amati ancora una volta.
Gaia Troisi e Chiara Napoli