3 Febbraio 2019
Nell’ultimo periodo le tematiche ambientali hanno acquisito particolare rilevanza ed è diventata fondamentale la formazione di giovani professionisti in grado di salvaguardare i territori e l’ecosistema. L’Università degli Studi di Salerno, in questo ambito, ha attivo il corso di studio in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio e, per avere un quadro più specifico di ciò che questo percorso offre agli studenti, abbiamo intervistato il docente Vincenzo Naddeo, attualmente membro della Commissione Paritetica all’interno del dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale.
L’Università degli Studi di Salerno offre due corsi di laurea in ambito ambientale: la triennale in Ingegneria Civile per l’Ambiente e il Territorio e la magistrale in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio. Secondo Lei, l’università svolge un adeguato orientamento verso questi due corsi laurea?
Penso che le attuali politiche di orientamento, negli ultimi anni, siano state potenziate principalmente per la laurea triennale, bisognerebbe fare di più per quello sulla laurea magistrale. Il pensiero generale è che le matricole della triennale saranno anche quelle della magistrale, senza capire che quest’ultima potrebbe attrare studenti anche laureati in altri atenei. Si potrebbe migliorare questo aspetto attuando una campagna di comunicazione nelle altre università. Secondo me, il miglior tipo di orientamento è il placement e far capire come il nostro Ateneo sia collegato al mondo del lavoro, creando una forte comunicazione in questo ambito. Molto spesso, la scelta del corso di studio è influenzata dalla possibilità di trovare successivamente lavoro e si preferiscono città del nord, come Milano. In realtà, i laureti in Ingegneria Ambientale a Salerno trovano tutti lavoro nel giro di pochi mesi.
Sempre in riferimento ai due corsi di laurea offerti dell’Università di Salerno, secondo Lei quali sono i punti deboli e di forza delle offerte formative? Cosa andrebbe migliorato?
Secondo me, i punti deboli possono essere legati ai corsi, perché quelli dell’Università di Salerno, soprattutto per quanto riguarda la triennale in Ingegneria Ambientale sono molto simili a quelli offerti per la triennale in Ingegneria Civile, c’è una differenziazione ma non è forte. In altri Atenei, invece, si fa molto più ambiente e meno corsi in strutture o in ingegneria civile. Ciò potrebbe essere migliorato inserendo negli insegnamenti a scelta più corsi che riguardano l’ambiente: più energia, più qualità dell’aria, più risorse rinnovabili, anche quelle che sono gestione degli idrocarburi, del petrolio, perché in Italia c’è ancora tanto petrolio e va gestito bene. Un punto di forza dei nostri corsi di studio è legato sicuramente alla presenza dei laboratori: Ingegneria Idraulica, Geotecnica, Sanitaria e Ambientale sono solo alcuni dei laboratori che sono a disposizione di tutti i tesisti di laurea magistrale, dove svolgono attività di tirocinio, sperimentazione e ricerca.
Quali sono le difficoltà che incontrano gli studenti, soprattutto durante i primi anni?
Le difficoltà che possono incontrare gli studenti sono quelle tipiche di un corso in ingegneria, tutti i corsi hanno al primo anno le materie di base come fisica, analisi, disegno. A questo proposito abbiamo istituito una campagna di tutorato con l’affiancamento di un tutor sia studente che un tutor docente. Soprattutto durante il primo anno è importante il ruolo del tutor-studente perché le matricole hanno quasi il timore di parlare con un docente e sono più facilitati a parlare con un loro collega avanti negli anni.
Sono molti gli studenti che, una volta conclusa la triennale, scelgono di proseguire con la specialistica? Qual è la differenza maggiore, dal punto di vista della preparazione professionale, tra uno studente della triennale (ingegnerie junior) e uno della magistrale?
Generalmente, il 99% dei laureati prosegue con la magistrale in Ambiente, abbiamo notato anche che molti laureati triennali in Ingegneria Civile scelgono di iscriversi alla magistrale in Ambiente, raramente accade il contrario. La differenza tra uno studente della triennale (ingegnerie junior) e uno della magistrale è legata innanzitutto alla norma: l’ordine degli ingegneri ha due albi separati ed è lo stesso sia per Ingegneria Civile che per Ingegneria Ambientale. È importante sottolineare che l’ingegnere Civile e Ambientale, a differenza di un ingegnere Informatico o Gestionale che di solito lavora presso le aziende, può svolgere una libera professione. Nello svolgere quest’ultima ci sono dei limiti, per esempio non è possibile effettuare determinati collaudi o progettare opere complesse. L’ingegnere junior è come se fosse un “super-geometra”, può essere un buon supporto tecnico in un cantiere ma, a differenza di uno laureato alla magistrale, non può gestire uno studio professionale. Inoltre, generalmente i comuni o gli enti pubblici cercano persone con delle specializzazioni e le più richieste sono quelle nel campo dei rifiuti solidi, della bonifica dei rifiuti contaminati, nell’energia rinnovabile, nella qualità dell’aria. Tutte tematiche e professionalità che si raggiungono con la laurea magistrale.
Secondo l’offerta formativa, il laureato in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, si presenta come un professionista in grado di ideare, pianificare, progettare e gestire sistemi per ambiti quali il risanamento ambientale e la difesa del suolo. Mentre coloro che non proseguono con la specialistica, hanno comunque modo di indirizzarsi direttamente nel mondo del lavoro con specifico riferimento alla professione di ingegnere civile e ambientale junior. In entrambi i casi gli studenti, durante gli anni di studio presso l’università, hanno modo di mettere già in pratica le conoscenze che acquisiscono tramite dei progetti?
Assolutamente sì. Durante i corsi si effettuano visite tecniche, per esempio gli studenti della triennale che si occupano di rifiuti vanno a visitare gli impianti di compostaggio e vedono quello che è un termovalorizzatore. Gli studenti di geotecnica vanno a visitare i cantieri di gallerie e così via. I progetti, le attività di tesi e i tirocini si svolgono presso i laboratori e gli studenti possono accedere alle attrezzature dei diversi laboratori e utilizzarle come se fossero dei professionisti. Per esempio, nel laboratorio di Ingegneria Sanitaria e Ambientale possono provare nuove tecnologie per il trattamento avanzato delle acque o dei rifiuti, per la depurazione, per la produzione di energia.
Quanta importanza è data ai problemi relativi alla regione Campania durante lo svolgimento del corso di studi?
Sì, infatti per ogni tematica ambientale si svolgono casi studio della regione Campania, per esempio sul ciclo di integratore delle acque si fa il caso studio sulla normativa vigente e qual è il ciclo integrato nella nostra regione, lo stesso si fa anche per i rifiuti. Iniziando dalla geotecnica con il caso sul fiume Sarno a tutte le altre situazioni in cui sono coinvolti fenomeni idrogeologici e a quelli che sono i problemi ambientali.
Essendo docente di quattro insegnamenti attivi nei corsi di studio, avrà sicuramente avuto modo di riscontrare l’interesse degli studenti per le tematiche ambientali. Secondo Lei, gli studenti sono realmente motivati a migliorare l’ambiente?
Se gli studenti siano realmente motivati a migliorare l’ambiente dipende più dall’educazione civica. Realmente interessati a lavorare nell’ambiente e consapevoli che senza ambiente non si progetta? Per me sì. Le faccio un esempio, io ho due insegnamenti attivi nei corsi di studio che sono solo a scelta: il corso di “Valutazione e impatti ambientale” e “Sostenibilità energetica ed ambientale”. Nonostante non siano obbligatori per nessuno, hanno un numero significativo di studenti perché, essendo esami a scelta per tutti i percorsi, anche studenti di altre ingegnerie scelgono questi insegnamenti. Questo fa capire l’attenzione e l’interesse che c’è per l’ambiente.
Per quanto riguarda i temi legati all’ambiente, come la difesa del suolo e lo sviluppo sostenibile, a che punto è la ricerca presso il dipartimento di Ingegneria Civile? C’è ancora molto da fare per ottenere un sostanziale miglioramento ambientale?
Consideri che la ricerca non si ferma mai. Il dipartimento di Ingegneria Civile è stato definito dal ministero come dipartimento d’eccellenza per i risultati ottenuti nella ricerca. Nel nostro dipartimento, in accordo alle classifiche fatte dall’Anvur, esistono due settori che sono primi in Italia: quello di Geotecnica e quello di Ingegneria Sanitaria Ambientale. A mio avviso, per ottenere un sostanziale miglioramento ambientale non basta solo la ricerca perché le soluzioni tecniche ci sono, per risolvere i problemi serve la politica che deve prendere atto dell’esistenza di questi e ci vuole una sensibilità dell’opinione pubblica, perché tante situazioni derivano dal fatto che non c’è un’educazione ambientale.
Crede che l’Università dia la giusta importanza ai corsi laurea che si occupano di tematiche ambientali? L’Ateneo presta attenzione alla ricerca e al lavoro svolto nei due corsi di studi e, soprattutto, ascolta i suggerimenti su come migliorare la sostenibilità ambientale all’intero del Campus?
Per entrambe le domande la risposta è sì. Consideri che il referente alla sostenibilità nel Campus è il direttore del nostro dipartimento e, in quanto tale, porta proposte per migliorare la sostenibilità nel Campus che derivano quasi sempre da i suggerimenti discussi in Consiglio di Dipartimento.
Annaclaudia D’Errico
Articolo tratto dal bollettino informativo INTERFERENZE