28 Giugno 2019
Nato in Svezia nel 2016, il plogging è un’attività che unisce fitness ed ecologia: consiste nel ripulire la città mentre si corre, obiettivo dichiarato già nel nome, che deriva dalla combinazione della parola svedese “plocka upp” (raccogliere) e “jogging”. L’inventore di questa intelligente, ecologica e sana attività è stato Erik Ahlström, che ha iniziato a ripulire – correndo – le strade di Stoccolma, raccontando poi su Facebook le sue esperienze. Ed è proprio grazie ai social e alla crescente attenzione per il pianeta che il plogging ha raggiunto numerose persone e si è diffuso in molti paesi, anche in Italia. Sono già tante le città dello stivale che hanno aderito a questa iniziativa: basti pensare a Milano, Roma, Bologna, Bergamo, Firenze, Napoli e Palermo ma, sicuramente, si diffonderà presto anche in altre città.
La tenuta del “plogger” è il classico abbigliamento da runner al quale si uniscono sacchetti o zaini in cui mettere i rifiuti raccolti nel tragitto e naturalmente dei guanti per raccogliere il materiale. Oltre ad essere positiva per l’ambiente, quest’attività è anche ottima per la salute del corpo: oltre alla corsa, sono importanti i piegamenti che il plogger fa per raccogliere i rifiuti in quanto assomigliano agli squat, ideali per rinforzare i glutei.
A quanto pare, però, l’idea di correre e ripulire l’ambiente risale già al 2014: infatti negli Stati Uniti, (nel Kentucky) sono state organizzate le prime “trash run”, in cui i partecipanti interrompevano la loro corsa per fermarsi a raccogliere rifiuti abbandonati a terra ai margini del proprio percorso.
Questa attività ha avuto un grande successo soprattutto partendo dai social. Su Instagram ci sono, infatti, più di 4mila post sotto l’hashtag #plogging: le foto che si trovano online mostrano zaini pieni di rifiuti, selfie prima e dopo una corsa, i parchi ripuliti e soprattutto un grande entusiasmo sui volti di chi ha reso possibile tutto ciò. Infatti, il salvataggio dell’ambiente, per chi pratica questa nuova attività, è una vera e propria missione e non solo un passatempo: perché ogni luogo o spazio va difeso e bisogna far capire a tutti i cittadini che, nel loro piccolo, possono essere i principali responsabili della tutela e della difesa del patrimonio estetico e culturale di ogni città.
Michela Monaco