29 Dicembre 2020
Chiunque abbia avuto modo di compilare la domanda per la richiesta della borsa di studio da fuori sede o pendolare, avrà sicuramente dovuto selezionare tra le opzioni di pasto gratuito in caso fosse risultato beneficiario. Le due scelte presenti riguardano la possibilità di poter usufruire del pasto completo (primo, secondo, contorno e frutta) oppure di quello alternativo (cestino o pizza) senza dover pagare ogni volta la somma relativa. A seconda dell’opzione selezionata viene detratta una quota, di 700 euro per il pasto completo o di 540 per quello alternativo, dell’ammontare della borsa di studio. Non vi è modo di sottrarsi alla detrazione di una delle due quote poiché è obbligatorio durante la compilazione della domanda selezionare uno dei pasti presenti. In tempi normali, avere l’occasione di usufruire del pasto offerto dalla mensa universitaria senza preoccuparsi di dover ricaricare la tessera costituiva sicuramente un vantaggio, ma adesso rientra tra quei servizi pagati e di cui, dato il lungo periodo di chiusura degli atenei dovuta all’emergenza sanitaria, non è stato possibile beneficiare.
Una realtà che non è stata ignorata dalla grande fetta di studenti che si sono visti sottrarre, come ogni volta, la quota della mensa senza poterne usufruire per quest’anno accademico e che ha mobilitato i rappresentanti dell’università di Salerno, della Federico II, della Parthenope e di quella del Sannio di Benevento. Quest’ultimi, il 21 maggio hanno presentato all’attenzione del presidente dell’Adisurc Domenico Apicella, una richiesta di rimborso della quota della mensa detratta dalla borsa di studio per l’anno accademico 2019/2020. Istanza accolta il 30 giugno, però, solo riguardante il 50% dell’intera somma. Dopo quasi sei mesi, il 18 dicembre, l’Adisurc ha disposto per gli studenti assegnatari della borsa di studio il pagamento del rimborso pattuito. L’aver ricevuto solo metà della quota non ha soddisfatto né gli studenti né le associazioni. Infatti, il 20 novembre, gli stessi rappresentanti hanno presentato un’ulteriore istanza, all’attenzione sia del presidente dell’Adisurc che del direttore generale Maria Salerno, per richiedere l’incremento di tale rimborso considerato il protrarsi del periodo di emergenza.
Decidere di accogliere la prima richiesta presentata dopo il lockdown nazionale da parte degli atenei della Campania è sicuramente un buon auspicio per la seconda. Accettare anche quest’ultima sarebbe un passo avanti nel comprendere le problematiche che gli studenti universitari continuano ad affrontare da mesi, impossibilitati nel beneficiare di servizi che hanno comunque pagato e vagando nell’incertezza di quando sarà possibile tornare ad usufruirne.
Annaclaudia D’Errico