13 Agosto 2020
Sul canale instagram della pagina Spotted-Unisa tempo fa è comparso un sondaggio che chiedeva agli utenti se preferissero svolgere le attività in presenza o a distanza. Qualcuno ha risposto “i corsi a distanza, gli esami in sede”.
La didattica online si è rivelata una risorsa. Se c’è stato un errore da parte dell’Unisa, è stato senz’altro quello di aver atteso anche troppo prima di garantire questo servizio, che poteva rivelarsi già utile prima per gli studenti impossibilitati a raggiungere con frequenza il campus. Ma per gli esami è diverso. Seguire un corso con le comodità di casa permette di avere un vantaggio in più. Ma gli esami sono un’altra cosa. Nonostante qualcuno li abbia considerati un’esperienza tutto sommato gestibile, ci sono dei fattori che interferiscono sensibilmente con la prova. E arrivati a questo punto non è chiaro perché un’esperienza così determinante per la vita accademica degli studenti debba relegarsi ad una telefonata su MicrosoftTeams.
Contrariamente a quanto spesso si crede, un esame non è mai solo un esame. Non è solo un pensiero in meno, una prova superata che lascia il posto al prossimo step. Durante quei quaranta minuti di tensione esplosiva si cela l’attenzione e la meticolosità di settimane, o mesi, di studio. Analisi, approfondimenti, rielaborazioni, domande, dubbi, e infinite ripetizioni. In quei quaranta minuti prende vita il lavoro interiore e culturale a cui ci si è dedicati. Non ci si limita a rispondere soltanto a qualche domanda ma si espongono le costruzioni concettuali e dialettiche a cui si è giunti con fatica e dedizione.
Quei quaranta minuti sono più importanti di quello che si crede. E sapere che tutto può essere messo al rischio perché la connessione si potrebbe staccare, perché qualcuno potrebbe entrare in camera o perché il docente che ci guarda non ci ascolta con la dovuta attenzione perché troppo preso a capire se la direzione dei nostri occhi va nel verso giusto, non è quello a cui uno studente universitario dovrebbe andare incontro. Dopo la spesa economica, il tempo, il sudore, chi viene esaminato vuole essere certo che la differenza tra un 30 e una bocciatura può farla lui soltanto. Senza alcuna interferenza esterna. Senza alcuno stato agitativo dovuto alle altre venti persone in collegamento o all’imbarazzo che possa scaturire nel ritrovare nell’inquadratura un oggetto personale.
Continuare a credere che tutti abbiano una connessione o un pc efficiente, che tutti possano chiudersi in una stanza e sostenere tranquillamente un esame è terribilmente limitativo. Non si può più accettare che si ritengano questi casi la maggioranza e gli altri, quelli di difficoltà, una minoranza trascurabile. Non si può fare finta, solo perché nessuno ne parla pubblicamente, che non vi siano stati di agitazione e di ansia a cui si va incontro nel sostenere in casa un esame quando si è inseriti in una famiglia che vive delle difficoltà o semplicemente quando si hanno dei genitori apprensivi. Una adeguata organizzazione accademica previene la possibilità che uno studente possa trovarsi in difficoltà, non fa in modo che ci si ritrovi sicuramente.
A meno di un mese dall’inizio della sessione di settembre l’ateneo salernitano non ha dato alcuna comunicazione relativa al sostenimento degli esami. Mentre sui corsi l’ateneo sembra si stia preparando ad ogni eventualità, sulle prove di verifica non si conoscono le indiscrezioni dei dipartimenti. È possibile dunque che la modalità online venga confermata anche per la sessione autunnale.
Ma è davvero una misura necessaria? Tornare a fare gli esami in sede in sicurezza è possibile. Se l’ateneo sta vagliando ogni possibilità su come gestire i corsi, allora potrà sicuramente farlo anche nei confronti degli esami dove la presenza dei candidati è circoscritta e limitata ad un solo momento.
I corsi in presenza sono un utile strumento di confronto tra docenti e studenti, facilitano il processo di condivisione della conoscenza. Ma anche gli esami rivestono un ruolo essenziale nella vita accademica ed è forse giunto il momento di tornare a dare loro la giusta importanza.
Antonella Maiorino