25 Settembre 2020
Chiunque oggi si sia trovato a Salerno, o in provincia, ha avuto almeno per un attimo un po’ di timore. Chi era a casa si è imbattuto in problemi di rete e correnti d’aria tra le finestre. Chi era in strada, a piedi, si è ritrovato improvvisamente inghiottito da un fortissimo vento al punto da dover chiedere riparo in qualche negozio. Chi si trovava nei pressi della costa salernitana ha da stamattina notato in lontananza una tromba d’aria, nata in mare, che si è lentamente avvicinata all’entroterra.
L’incontro tra il fenomeno meteorologico e le strutture cittadine è stato violento e ha provocato ingenti danni: le porte in vetro di un autobus sono crollate, alcune tendostrutture sono state distrutte, diversi alberi sono stati sradicati e trascinati al suolo, alcune auto sono state danneggiate per via del crollo di piante e rami. I danni peggiori sono stati registrati soprattutto a Torrione.
Le immagini e i video che oggi stanno facendo il giro dei social e dei principali quotidiani hanno generato inquietudine nella maggior parte degli spettatori. Non ci siamo ancora abituati a questi episodi. Siamo ancora fermi al pensiero che nelle nostre zone ci sia quasi sempre un clima mite, mai troppo caldo in estate e mai troppo freddo in inverno. Eppure è da tempo che non è più così: ci siamo appena lasciati alle spalle una delle estati più calde e ora ci siamo ritrovati – in un batter d’occhio – alle prese con temperature tutt’altro che clementi.
A cosa ci fa pensare tutto questo? A qualcosa che già da tempo dovrebbe essere più al centro dell’attenzione pubblica: i cambiamenti climatici. La frequenza ravvicinata con cui i fenomeni meteo catastrofici si presentano sul territorio costituisce l’ennesimo campanello d’allarme. Solo due anni fa Salerno ha assistito ad una tromba d’aria, nei pressi del porto commerciale, che ha causato il ribaltamento di alcuni container e il ferimento di due operai.
Giampiero Maracchi, climatologo dell’Università di Firenze, ne parla già da qualche anno: le trombe d’aria sono sempre più frequenti in Italia e la causa della loro formazione sono i cambiamenti climatici che hanno provocato nell’Oceano Atlantico l’aumento della temperatura di due gradi negli ultimi trenta anni. Con il riscaldamento globale viene liberata una quantità di calore ed energia sempre maggiore, elemento essenziale nell’area mediterranea per la formazione di trombe d’aria. Queste sono solo una delle due manifestazioni del riscaldamento dell’Atlantico, l’altra è costituita dalla manifestazione di piogge intense (cicloni extra-tropicali).
Le soluzioni sono note da tempo: abbandonare le fonti fossili, favorire la transizione energetica, contrastare le deforestazioni, limitare l’uso di carne, contenere l’aumento di temperatura del pianeta, dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2030 e arrivare ad emissioni 0 entro il 2050.
Continuare a non prendere in seria considerazione questo problema, lasciare che continui a peggiore, ci rende in parte responsabili di tali scenari a cui – se continueremo in questo modo – dovremmo iniziare ad abituarci.
Antonella Maiorino