9 Luglio 2021
Dalle pendici del monte Sarno, per oltre 20 km, scorre un’acqua diversa da tutte le altre, le cui proprietà sono talmente uniche da averle fatto aggiudicare un importante primato in Europa e nel mondo. Purissima? Levissima? No. Sarebbe troppo scontato. Il suo colore è soggetto a cambiamenti: rosso, verde, nero, grigio scuro, a volte anche tutto insieme. La sua qualità predominante? Essere un’acqua inquinatissima. E per meglio rappresentare idealmente il superlativo, specifichiamo che diversi studi scientifici internazionali hanno rinvenuto tracce di mutazioni genetiche nei ratti (tra le specie più inclini all’adattamento ambientale) che costeggiano il letto del fiume. Un gruppo di attivisti e attiviste – prima noto come “La fine della Vergogna” e ora ribattezzato come “Controcorrente” – ha lanciato già da qualche tempo una nuova campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione di degrado in cui ancora versa il fiume Sarno. È nata così “L’acqua Sarnella”, unica, appunto nel suo genere.
L’alto tasso di inquinamento rappresentato dal fiume Sarno è già noto. Si pensi solo che si parla di emergenza in relazione al fiume Sarno già nel 1995 in un DPCM risalente al 14 aprile di quell’anno. Nonostante i proclami, le promesse, le denunce, non c’è mai stato alcuno intervento serio e profondo per contrastare il gravissimo danno ambientale e umano perpetrato in tutti questi anni. Le mosse da intraprendere sono sostanzialmente due: dare vita ad un’operazione di bonifica e riqualificazione del fiume, e monitorare le attività industriali affinché chiunque abbia in questi anni (e tuttora) versato metalli pesanti e diluenti chimici possa essere fermato, denunciato e impeditogli di perpetrare l’azione criminosa. È chiaro che il secondo punto è un fondamentale presupposto del primo affinché il problema possa dirsi risolto in modo definitivo, e quindi che ciò che serve è una forte operazione di controllo da parte delle forze dell’ordine per l’individuazione e il pattugliamento degli scarichi abusivi.
La gravità dello sversamento di agenti inquinanti nelle acque non si manifesta tanto nel punto in cui avviene l’operazione, ma lo fa a diversi chilometri di distanza dove il danno ambientale si trasforma in un drastico danno umano mettendo a rischio la salute della popolazione che lungo quell’acqua si affaccia e vive. Già nel 1997 L’Organizzazione Mondiale della Sanità segnalava una maggiore incidenza di cancro e leucemia nel bacino del Sarno. Secondo l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale in Campania, i valori del cromo a Nocera Inferiore (comune attraversato dall’Alveo Comune Nocerino) supererebbero di quaranta volte i limiti consentiti. Il tasso di melanomi e tumori registrato qui è il più alto in Italia.
Solo l’attivismo civile sembra riuscire a mettersi di traverso a questo sistema sporco, corrotto, che non si indigna per tutti coloro che sono morti a causa dell’inquinamento e di tutti coloro che sono a rischio. Ragazze e ragazzi, cittadini e cittadine, che conoscono il dramma ambientale e che lavorano assiduamente affinché la consapevolezza popolare aumenti, si rafforzi, e diventi più potente del meccanismo che consente al fiume Sarno di non ritrovare ancora la propria purezza. Lo fanno con studi, ricerche, dati, immagini, video alla mano in grado di testimoniare quello che è agli occhi di tutti. Acqua Sarnella è un’acqua che non disseta, non porta via lo sporco, non riequilibra il corpo. Elimina, e basta. Uccide, e basta.