11 Ottobre 2021
“Nel corso della pandemia l’Unione Europea è passata da politiche restrittive a politiche espansive. Il Recovery Fund con l’emissione di Eurobond ha avviato una politica economica incentrata sulla spesa pubblica in deficit, in controtendenza rispetto alla fase dell’austerità. Tale svolta va resa strutturale”. Le dichiarazioni relative allo sciopero dell’11 ottobre da parte dei sindacati del gruppo COBAS (ADL COBAS – CIB UNICOBAS – CLAP-CONFEDERAZIONE COBAS – COBAS SCUOLA SARDEGNA – CUB – FUORI MERCATO – SGB – SI COBAS –SIAL COBAS – SLAI COBAS S.C. – USB – USI CIT) determinano l’avvenire di una giornata pensata non soltanto per essere visibili, ma per creare un disagio reale dovuto alla propria mancanza, perché si comprenda che un mondo del lavoro senza giustizia e senza diritti si fermi e non abbia motivo di esistere.
Dal nord al sud della penisola, nelle maggiori città italiane sono in atto manifestazioni di sciopero, sit in e flash mob per mostrare in maniera chiara quali sono le richieste dei sindacati: riduzione degli orari di lavoro, parità salariale a annullamento del gendergap, innalzamento dei salari, abolizione del jobs act, reddito universale per lavoratori e lavoratrici esteso anche ai/le migranti, maggiori investimenti nel settore pubblico, maggiore controllo delle inadempienze dei datori di lavoro. Lo sciopero comprende quindi la maggioranza del settore lavorativo pubblico del paese. Ma l’impressione che la realtà si sia davvero fermata, in questa manifestazione di dissenso, la dà come sempre la compagine relativa ai trasporti, una delle categorie lavorative più a rischio non solo per chi lavora in quest’ambito, ma anche di chi fruisce del servizio.
A causa dello sciopero, Alitalia ha cancellato oltre 127 voli per mancanza di personale, cercando di impiegare aerei più capienti e permettere ai/le paganti del biglietto, di recuperare il viaggio in altre fasce orarie. L’azienda ha comunicato di aver soppresso 10 collegamenti nella giornata di ieri ed è pronta a sopprimerne altri 11 nella giornata di domani. Per Trenitalia e Italo, lo sciopero è iniziato ieri alle 21:00 e terminerà alla stessa ora in questa giornata (saranno garantite soltanto le corse di Intercity e Freccia). Il settore trasporti più colpito dallo sciopero è sicuramente quello relativo al trasporto regionale. Nella maggior parte delle città italiane, le aziende pubbliche e private si impegnano a garantire nel rispetto dei/le passeggeri/e le corse presenti in due fasce orarie: dalle 6:00 alle 9 e dalle 18:00 alle 21:00. La città di Salerno, e di conseguenza Fisciano e l’Ateneo salernitano, subiranno il disagio legato al trasporto pubblico, ed è dovuto precisare, che alla categoria della classe studentesca verrà arrecato un danno sicuramente maggiore date le problematiche già presenti nell’erogazione del servizio trasporti da e per l’Università degli studi di Salerno. L’azienda pubblica Bus Italia ha rilasciato un comunicato relativo alla sospensione delle corse, che saranno garantite soltanto dalle 06:30 alle 9:00 e dalle 13:00 alle 16:30. Lo sciopero recherà quindi disagi ulteriori, data la già scarsa presenza di corse fornite da Bus Italia e la possibilità di riuscire ad arrivare al campus in orari successivi a quelli pomeridiani, da parte dei/le fuorisede, praticamente già assente.
Lo sciopero dei trasporti è ovviamente creato per creare scompiglio, per rendere chi fruisce di un servizio consapevole di ciò che accade quando esso viene a mancare. Le richieste espresse da lavoratori e lavoratrici del settore sono necessariamente parte di una battaglia comune per salvaguardare, in questo caso, anche il diritto allo studio, dando dignità alle esigenze di chi usufruisce di un servizio e di chi permette a quel servizio di essere erogato nella maniera giusta. Che lo sciopero sensibilizzi le aziende a rendere il settore trasporti vivibile, finalmente, anche a chi ne ha bisogno. La pandemia ancora in corso sembra non aver rappresentato, da questo punto di vista, nessun punto di rottura con il “passato”, ma soltanto un’esasperazione dello stesso.
Maria Vittoria Santoro