7 Dicembre 2024
In seguito al cedimento dell’albero situato sulla collinetta adiacente all’edificio C e ai nuovi crolli verificatosi durante la giornata del 5 dicembre, in Ateneo il tema della sicurezza delle strutture è diventato una priorità. Mentre si attende che le indagini facciano il loro corso e che le richieste di ascolto da parte degli studenti e delle studentesse vengano accolte dalla governance d’ateneo, è possibile fin da ora porre l’attenzione su un servizio che, indipendentemente dallo sviluppo della tematica della sicurezza delle infrastrutture e degli spazi verdi, può costituire una soluzione per tutte/i coloro che riscontrano difficoltà a recarsi in Università quando le condizioni meteorologiche sono particolarmente avverse: la didattica a distanza.
La DAD è stata attivata nel 2020, quando l’accesso agli spazi universitari era impedito dal diffondersi della pandemia. Tramite l’utilizzo di una semplice app di comunicazione è stato possibile garantire lo svolgimento di lezioni e di esami. In modo graduale, a partire dal 2021, l’erogazione della didattica a distanza è venuta sempre meno, col fine di favorire la completa ripresa delle attività in presenza. La didattica a distanza, pur rispondendo alle esigenze di studenti/esse lavoratori/rici e in generale di coloro che non possono garantire una frequentazione costante degli ambienti universitari, soffre, purtroppo, di un profondo pregiudizio legato alla considerazione che siano sempre da preferire le attività e le interazioni che possono svolgersi di persona. In particolari situazioni emergenziali, tuttavia, non garantire la didattica a distanza non è solo frutto di un pregiudizio ma una vera e propria mancanza nei confronti della classe studentesca che vedrebbe, in questo modo, limitato il proprio diritto allo studio.
Se recarsi in Università significa andare incontro a innumerevoli difficoltà quali restare bloccati in strada, non poter usufruire dei mezzi di trasporto pubblico (in caso di sciopero), camminare con fatica (per via del vento) per raggiungere la propria aula o il terminal, assistere o trovarsi in prossimità di alcuni cedimenti che potrebbero verificarsi, allora agli studenti e alle studentesse deve essere garantita la possibilità di compiere un’altra scelta: non recarsi in Università e seguire la lezione a distanza.
La didattica auspicabile è, quindi, quella mista, che fornirebbe, in questo modo, la possibilità agli studenti e alle studentesse, in condizioni di reale impossibilità a raggiungere il Campus (sia per via delle condizioni meteorologiche avverse, sia in relazione agli scioperi dei mezzi pubblici) di seguire le lezioni a distanza anziché essere costrette/i a rinunciarvi.
Giovedì scorso, 5 dicembre, pur in presenza di un’allerta meteo della protezione civile della Regione Campania, in conseguenza della quale anche il Comune di Fisciano ha rilasciato un avviso, non sono stati presi provvedimenti all’interno del Campus, le cui attività si sono svolte regolarmente. Nel corso della giornata sono stati denunciati nuovi cedimenti che hanno riguardato: alcune lamiere situate all’altezza delle telecamere posizionate sulla facciata esterna del Rettorato, alcune mattonelle di un bagno situato all’interno dell’edificio F, alcuni frammenti del rivestimento esterno di un lampione, il vetro in frantumi di una porta, a cui si aggiungono i video di studenti e studentesse che con difficoltà (per via del forte vento) hanno cercato di raggiungere il terminal. È davvero necessario tutto questo? Perché in una giornata meteorologicamente avversa non può essere garantita la didattica a distanza? Perché gli studenti e le studentesse devono essere costretti a far fronte a situazioni potenzialmente pericolose pur di non assentarsi dalla lezione?
È nota, ormai, per via dei tantissimi casi antecedenti a quelli degli ultimi giorni, una certa fragilità strutturale degli edifici del Campus di Fisciano, in cui nel corso degli anni sono stati registrati molteplici crolli, cedimenti e allagamenti. La tematica della sicurezza in Ateneo è da indagare e da risolvere. L’Università deve garantire sicurezza all’interno degli edifici. Ma in assenza di questa e per via di ulteriori ragioni (quali maltempo, allerta meteo e sciopero dei trasporti) agli studenti e alle studentesse deve poter essere data la possibilità di scegliere una seconda modalità di erogazione di didattica, quella a distanza, che consenta, insieme a quella in presenza, di offrire una didattica costante e non limitata alle sole condizioni di cielo sereno.
L’istituzione della didattica a distanza rispondeva a un’emergenza sanitaria. Pur non trovandoci più in una situazione del genere, non è detto che non si possa far ricorso alla stessa modalità per altri motivi d’emergenza, che sicuramente avrebbero una durata minore, non intaccando in alcun modo sulla vivibilità delle strutture universitarie ma, anzi, salvaguardando la sicurezza degli studenti e delle studentesse nei giorni in cui le strutture universitarie rischiano di essere potenzialmente dannose.