19 Maggio 2021
Nella giornata di ieri l’associazione studentesca ASG è stata la prima a divulgare la notizia del ritorno in presenza degli esami per la sessione estiva giugno-luglio. La comunicazione è stata avallata e testimoniata dalla pubblicazione della circolare d’ateneo. Nel documento si leggono le linee guida generali: le prove si terranno dal lunedì al venerdì dalle 08:30 alle 17:30, ci si dovrà prenotare entro e non oltre 7 giorni dall’appello previsto, i dipartimenti dovranno gestire la prenotazione e l’organizzazione delle aule, le informazioni operative relative allo svolgimento degli esami verranno fornite agli studenti via email dal docente titolare dell’insegnamento, l’esame potrà essere suddiviso in turni anche con diversa composizione della commissione tra un turno e l’altro, la modalità di svolgimento a remoto potrà essere richiesta nella sezione “note” durante la prenotazione dell’esame e potrà essere relativa soltanto a motivi di tipo sanitario legati all’emergenza sanitaria e/o impossibilità a spostarsi dalla residenza in virtù delle restrizioni anti-covid. I singoli dipartimenti, prendendo atto del contenuto della circolare, dovranno decidere come comportarsi a riguardo.
Sui social, intanto, la classe studentesca ne ha iniziato a parlare e per quanto si voglia essere felici di tornare in presenza, c’è chi ha legittimamente fatto presente alcune difficoltà. Prima fra tutte quella dei trasporti. Nessun piano rivoluzionario, integrativo, di potenziamento è stato adottato dalla Regione o dalla Provincia, e il sospetto che si possano ricreare gli assembramenti nei mezzi è un rischio reale, concreto, che non si può minimizzare. Dal momento che la campagna vaccinale non è ancora giunta alla fascia d’età ventenne, che occupa la quasi totalità della composizione studentesca, il rischio può dirsi raddoppiato. L’idea che i giovani in estate pensino solo ad uscire e ad andare in discoteca in barba a tutte le norme anti-covid è soltanto un banale cliché. In verità per chi studia all’università restano le preoccupazioni di sempre, come quella di essere un potenziale vettore di contagio per i propri familiari che non è detto siano ancora stati tutti vaccinati. Tentare una ripartenza più sicura a Settembre, che comprenda anche le altre attività formative, dopo un possibile inizio di vaccinazione per i ventenni, è un pensiero più diffuso di quanto si possa immaginare. Ma non è di certo l’unica considerazione sul tema. C’è chi, sempre legittimamente, è a favore del ritorno in presenza per giugno-luglio. La modalità di svolgimento degli esami a distanza non può dirsi di certo la migliore dal momento che sono molte le persone che non sempre possono permettersi di collegarsi da una stanza vuota e silenziosa, con una connessione perfetta, e affrontare il colloquio con la paura di perdere l’esame nel caso in cui la connessione cada o se non si riesce sempre a tenere fisso lo sguardo sulla telecamera. Sono difficoltà anche queste.
La modalità a distanza è nata per essere emergenziale. Cercare di tornare in presenza il prima possibile è naturale. Tuttavia, sappiamo che tornare deve significare tornare in sicurezza. Ogni luogo riaperto ha adottato delle misure per prevenire il contagio. Al momento siamo certi della possibilità di controllare gli ingressi attraverso il sistema di prenotazione qr-code, ma ancora non è noto come i mezzi possano non costituire un luogo di pericolo per i migliaia di pendolari che non conoscono altro modo per giungere in ateneo. La soluzione, forse, almeno per ora, è sperare nella modalità mista che permetta a chi non può collegarsi da casa di sostenere l’esame in presenza e a chi non può raggiungere il campus in piena sicurezza di collegarsi da remoto. Sarebbero quindi da prendere in considerazione altre ragioni, oltre quelle menzionate nella circolare, per giustificare la modalità da remoto. Se non questo, allora, cos’altro si può fare per consentire alla classe studentesca di affrontare con serenità la sessione giugno-luglio senza pagare il prezzo di tutto ciò che non è stato fatto per mettere in sicurezza la vita accademica?