17 Febbraio 2019
“Sex Education”, la nuova serie inglese uscita l’11 gennaio su Netflix, ruota intorno al tema del sesso nel mondo giovanile: è una serie tv adolescenziale diversa rispetto alle altre, molto originale e ironica, in cui i personaggi sono molto più profondi rispetto a ciò che sembrano. Otis Milburn (Asa Butterfield) è figlio di una nota sessuologa (Gillian Anderson), una donna molto aperta, che cambia spesso partner ed è sempre disposta a parlare col figlio anche degli argomenti più imbarazzanti dei quali, però, lui non vuole assolutamente sapere nulla. Otis è, infatti, insicuro sull’argomento e preda di grosse inibizioni che riguardano la sua sessualità. Il giovane, però, ha sempre origliato le sedute di sua madre quindi è molto bravo a dare consigli sul sesso e sulle relazioni amorose in generale, nonostante sia ancora vergine: non appena questo suo “talento” verrà scoperto da Maeve (Emma Mackey), un’affascinante compagna di scuola che vive una vita molto problematica che nasconde a tutti, lo spingerà a diventare il terapista sessuale dei compagni di scuola, gestendone i vari appuntamenti e i guadagni che ne derivano.
“Sex Education” non è semplicemente un telefilm che parla della “scoperta” del sesso da parte dei giovanissimi ma tratta, in modo estremamente dettagliato, anche argomenti molto aspri e pungenti: un esempio fra tutti è la puntata, molto ben curata, dedicata all’aborto e alle sue cause sia dal punto di vista fisico che emotivo; ma anche la verginità di Otis e la sua mancanza di esperienza che non vengono mai ridicolizzate (come spesso accade) e diventano, con il tempo, lo strumento che utilizza per comprendere sé stesso al cento per cento.
Le vicende che vengono messe maggiormente in evidenza sono quelle dei tre personaggi principali -Otis, Maeve ed Eric– ed è in particolare quest’ultimo che risulta essere il personaggio più complesso e coraggioso di “Sex Education”: è il migliore amico di Otis ed è un gay dichiarato, fiero del suo orientamento sessuale che non esita ad ostentare attraverso il suo carattere eccentrico, il suo modo di vestire e le unghie smaltate. Ma c’è del potenziale anche nei personaggi “secondari”: è il caso di Jackson, promessa del nuoto che soffre di ansia e attacchi di panico per colpa dei genitori che lo costringono a condurre una vita in cui deve eccellere per forza; e di Adam, il bulletto della scuola che reagisce con la violenza alla mancanza di affetto paterno.
Oltre alla profonda caratterizzazione dei personaggi che porta lo spettatore alla comprensione e all’immedesimazione, risulta evidente il rovesciamento degli stereotipi. Anche in “Sex Education” abbiamo la ragazza tosta, lo sfigato, l’atleta, l’omosessuale, che troviamo in ogni serie tv adolescenziale, con la differenza che qui sembrano non fossilizzarsi mai nei loro stereotipi: i nerd non sono considerati degli sfigati e conoscono bene il sesso, gli sportivi non sono dei latin lover ma vogliono un rapporto serio e stabile, le ragazze non sognano ad occhi aperti ma affrontano di petto le situazioni. Inoltre, la madre di Otis spinge il figlio a fare sesso anziché metterlo sotto una campana di vetro e il padre di Eric sembra non essere contrario all’omosessualità del figlio ma si fa in quattro per aiutarlo ad essere sé stesso.
Un altro elemento particolare di “Sex Education” è la scelta dell’ambientazione, a tratti straniante: sembra che i personaggi vivano nell’Inghilterra di molti anni fa e lo si nota sia dal modo di vestire dei personaggi che dalla poca presenza di tecnologia; inoltre la loro scuola è all’ “americana” e lo si nota dalla presenza degli armadietti, dagli atleti con la tipica giacca che li contraddistingue e c’è addirittura un episodio intero dedicato al ballo.
In questo piccolo capolavoro targato Netflix, quindi, il tema della sessualità non risulta essere altro che un pretesto per parlare di amore e di amicizia a trecentosessanta gradi ma anche di argomenti pungenti come il bullismo, la discriminazione e il femminismo. Certo, il sesso viene mostrato senza censure ma, soprattutto, promuove un messaggio positivo: ognuno ha i suoi tempi e non bisogna farlo a tutti i costi solo per paura di “restare indietro” rispetto agli altri.
Michela Monaco