11 Novembre 2019
Quando due anni fa nell’ateneo salernitano fu approvata la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti, c’erano ancora molti dubbi su quella che sarebbe stata la figura che avrebbe salvaguardato i valori che lo Statuto stava introducendo. Riuscire a suscitare l’attenzione della governance d’ateneo e insistere affinché approvasse un testo che desse maggiore peso ai diritti dello studente, sembrava già l’apice del successo studentesco e forse il tema del garante è inconsciamente passato in secondo piano. Ora che sono trascorsi due anni dalla seduta del Senato Accademico in cui il testo è stato definitivamente approvato, la questione del garante ritorna in primo piano perché, durante tutto questo tempo, l’ateneo salernitano non ha ancora deciso di istituire la figura in modo effettivo.
Tutte le università italiane che hanno integrato i propri regolamenti con una Carta degli studenti, hanno anche lavorato all’individuazione di una persona che potesse recepire le singole denunce e agire affinché a queste fosse data risposta. È il compito affidato dalla Carta: tradurre in azioni concrete la difesa dei diritti sanciti nel documento affinché lo Statuto trovi piena applicazione dei suoi contenuti.
Il garante è stato spesso immaginato come una persona fisica – impostazione presente in molte università – scelta per competenza, in grado di farsi carico delle istanze degli studenti, ma da tempo si è fatta strada un’altra idea: non più quella di una persona fisica ma quella di una commissione paritetica tra docenti e studenti. Se si accogliesse quest’impostazione e la si realizzasse in seno ad ogni Dipartimento le singole istanze si potrebbero vagliare in modo più attento, evitando di caricare troppo un unico organo, ma si potrebbe anche incorrere nel rischio di dover denunciare le irregolarità alle stesse persone che hanno disatteso le indicazioni della Carta. Da questo punto di vista, probabilmente, una commissione paritetica unica per ateneo incoraggerebbe gli studenti a farsi avanti e a parlare più liberamente. Una dipartimentale, tuttavia, permetterebbe ai docenti e agli studenti che si interfacciano ad essa di razionalizzare meglio i principi esposti dalla Carta e magari di lavorare al fine di prevenire i casi di irregolarità. Ad ogni modo, che sia unica a livello d’ateneo oppure singola per dipartimento, la costruzione di una commissione paritetica dove studenti e docenti lavorano nella risoluzione dei problemi permetterebbe di includere la rappresentanza studentesca in un processo fondamentale e ai docenti di prendere maggiore coscienza delle difficoltà o dei semplici problemi a cui gli studenti potrebbero andare incontro. La Carta dei diritti degli studenti lavorerebbe su due fronti: quello pratico, nella conferma dei diritti già espressi, e quello più teorico di diffusione dei suoi contenuti che possano fungere da prevenzione dei casi di violazione delle norme. Un garante unico, individuato per competenza, forse permetterebbe uno scrupoloso lavoro giuridico ma allo stesso tempo impedirebbe la gestione comune della risoluzione dei casi che aiuterebbe a diffondere in modo più capillare i contenuti espressi nella Carta.
L’unica proposta avanzata al momento è quella dell’associazione studentesca Link Fisciano che in Consiglio degli studenti ha ipotizzato come figura del garante una commissione ad hoc in Senato Accademico con cinque docenti e cinque studenti. L’assenza di verbali impedisce di scoprire se la proposta è, e in quale modo, giunta in Senato Accademico. È certo solo che in questi cinque mesi di attesa, da quando il 30 Maggio si è tenuto il Consiglio, ad oggi, il garante continua a non esistere all’interno dell’ateneo salernitano.
Una o più commissioni paritetiche oppure una figura singola: indipendentemente da quale struttura si sceglierà, la presenza di un garante è ormai diventata indispensabile per dar peso ai contenuti della Carta, fondamentale, ad esempio, per accertare l’assenza di casi di salto d’appello imposti dai docenti. Se si fosse lavorato a questo già prima forse gli studenti di lingue si sarebbero risparmiati di affrontare un intero anno accademico con un numero di appelli inferiore a quello minimo imposto dallo Statuto e dove è stata proprio la presenza della Carta in ateneo ad impedire al corso di laurea di approvare in modo definitivo la riduzione degli appelli. A dimostrazione del fatto che un garante in ateneo è tanto importante quanto l’aver approvato la Carta stessa. Ed è per questo che due anni di attesa sono decisamente troppi.
Antonella Maiorino