10 Febbraio 2018
Dopo l’abbuffata natalizia non c’è niente di meglio che rilassarsi, con accanto la giusta compagnia o anche da soli, insieme ad un bel film. Niente di pesante perché già le pance lo sono abbastanza e, perché no, qualcosa di sfizioso che ti spinge a ballare e canticchiare, che diverta anche i più piccoli. The Greatest Showman è perfetto per questa occasione, uscito il 25 dicembre, è ancora nelle sale. Tra balletti e canzoni giusti per ogni momento, l’occhio di tutti cade su due volti noti nel mondo del cinema: Hugh Jackman e Zac Efron. Il primo conosciuto soprattutto per aver vestito i panni di Wolverine; il secondo per essere stato la cotta di tutte le ragazze ai tempi di High School Musical.
La storia vede come protagonista un ambizioso P. T. Barnum, interpretato da Hugh Jackman. Figlio di un umile sarto, si innamora di Charity, unica erede della ricca famiglia Hallet per cui lavora il padre. Per i primi minuti il film segue le vicende dei due che nonostante la distanza e le difficoltà non smettono di scriversi né di cantare la loro canzone, “A Million Dreams”, carica di speranza e amore. Charity viene mandata dai genitori in una scuola di educazione femminile e Barnum affronta la perdita del padre, ma entrambi non smettono di sognare, di aspettare il momento nel quale saranno felici e potranno amarsi senza più barriere. Ed il tempo sembra solo un banale ostacolo che riescono a superare, infatti, diventati adulti, Charity e Barnum volano a New York, nonostante le remore del padre di lei.
Il viaggio temporale, che è durato pochi minuti, si ferma con la fine della canzone. Ritroviamo Charity e Barnum sposati con due figlie, che vivono in un piccolo appartamento in condizioni precarie. Lei è felice nonostante la loro condizione economica non sia delle migliori, ma lui vuole di più. Corre il rischio, giocandosi tutto chiedendo un prestito alla banca per comprare un museo pieno di oggetti macabri e bizzarri, convinto che la gente sia attratta dall’orrore. Sono le figlie a salvarlo, dandogli una brillante idea: le persone vogliono il mostruoso ma vogliono riderne. Così Barnum si mette alla ricerca di uomini e donne con anomalie fisiche o abilità straordinarie, per farli esibire con vari numeri da circo. Successo assicurato, gli incassi vanno alla grande, ma Barnum non è soddisfatto. La sua bramosa voglia di rivincita lo porta a voler raggiungere i ceti più alti ed è così che entra in scena Philip Carlyle, interpretato da Zac Efron.
I due uomini si scontrano in un botta e risposta senza precedenti (“The Other Side”), costellato da balletti e musica che riesce ad appassionare lo spettatore, facendolo anche divertire. Alla fine Barnum ci riesce, convince Philip ad abbandonare la sua gabbia dandogli la chiave per vivere una vita rischiosa, ma decisamente meno soffocante. Grazie a Philip, Barnum e i suoi riescono ad ottenere l’invito per presentarsi alla corte della Regina Vittoria, ma neanche questo gli basta. Durante la permanenza al palazzo reale, P. T. conosce Jenny Lind, la voce più acclamata dagli inglesi, e la convince ad ingaggiarlo come suo manager. Questo suo accanimento verso il successo lo porta a trascurare tutto quello che ha costruito con fatica, fino a sprofondare in un disperato punto di non ritorno. Come uscirne? Cantando ovviamente!
P. T. Barnum riesce anche in questo. Si risolleva dopo essere caduto a suon di corse, balletti e canzoni (“From Now On”) riconquista ciò che ha perso, o almeno la parte più importante. Decide così di dedicare anima e corpo in quello a cui tiene di più: essere un marito fedele e un padre presente. The Greatest Showman riesce a catapultarti in una realtà che sembra lontana, ma in verità è dietro l’angolo. C’è un P. T. Burnam in ognuno di noi, si cela dietro le scelte che facciamo ogni giorno, dobbiamo solo imparare a fermarlo prima che ci porti in quel punto di non ritorno che noi non possiamo riparare a suon di musica e balletti.
The Greatest Showman non è solo un film che invita a riflettere su quanto l’essere ambizioso sia distruttivo, riesce a creare uno spiraglio piccolo anche in quella realtà che, a volte, ignoriamo. Il diverso ci fa ridere, ma non facendo spettacoli comici, solo perché ai nostri occhi risulta ridicolo. Questo porta le persone con qualche malformazione fisica, e non solo, a nascondersi e poche trovano il coraggio di uscire allo scoperto. Tutti abbiamo quella parte di noi che celiamo agli occhi degli altri, perché abbiamo paura di esporla e di essere giudicati. “This is me”, la canzone cantata da Keala Settle che nel film interpreta Lettie Lutz (la donna barbuta) dovremmo cantarla tutti, perché nessuno deve sentirsi costretto a dover chiedere scusa per essere se stesso.
Annaclaudia D’Errico