25 Settembre 2021
La “Hanging challenge” a cui partecipò una bambina di dieci anni, in Italia, usando la cintura dell’accappatoio come prova di resistenza, ha rappresentato per l’azienda ByteDance un momento cruciale ed influente sulla decisione, richiesta dal Garante della Privacy italiano, di sospendere il 9 febbraio tutti gli account del paese e richiedere ad ogni utente l’età anagrafica per l’iscrizione al social (non dovrebbe essere inferiore ai 13 anni). Da quel momento, l’escalation di misure per la tutela dei minori è partita e non si è fermata più. Le accuse del comitato del Garante rispetto alla scarsa attenzione per le norme d’accesso a Tik Tok -poca tutela del minore rispetto della privacy, facilità di aggirare le regole d’iscrizione e falsificazione dell’età- hanno portato il colosso cinese ad ulteriori modifiche dell’uso dell’applicazione.
Già in precedenza, a Gennaio 2021, non era più possibile visualizzare i contenuti del profilo appartenente al minore di 16 anni, se non per chi è presente tra la cerchia di amicizie dell’utente. Anche la possibilità di scaricare i tik tok creati sull’applicazione era limitata e concessa soltanto dal/la creator, in modo da rendere, come dichiarato dalla compagnia cinese, “la fascia più giovane dei suoi utenti maggiormente consapevole sul tema della privacy online”. Ad oggi, l’app è in grado di riconoscere, tramite alcuni criteri integrati nel sistema e strumenti di segnalazione e moderazione, chiunque usi Tik Tok al di sotto di 13 anni e di collegare l’account di minorenni a quello del genitore tramite la modalità “family pairing”.
Se l’Europa ha costretto il colosso cinese a muoversi in maniera più consapevole nel campo della privacy e della salvaguardia dell’utenza, la Cina scatta velocemente verso traguardi maggiori e limitazioni importanti per i minori del proprio paese. Il nuovo annuncio della ByteDance, società in cui opera, come in molte altre, una commissione interna del PCC, introduce normative di controllo estremamente stringenti per quanto riguarda non solo l’accesso, ma l’uso dell’applicazione. Il nuovo criterio d’approccio a Tik Tok è infatti il tempo di permanenza sulla piattaforma: chi ha meno di 14 anni non potrà sostare sull’applicazione per più di 40 minuti al giorno, e potrà usare il proprio account soltanto nella fascia oraria compresa tra le 6:00 e le 22:00. La nuova modalità d’intrattenimento, inoltre, non potrà essere disabilitata dall’utente, che con l’assistenza di un genitore durante l’iscrizione, dovrà dichiarare la propria età e sottostare alla regolamentazione. Anche la fruizione dei contenuti cambia: l’algoritmo proporrà infatti ai/alle minori di 14 anni contenuti culturali in linea con le idee del PCC e ricche di consigli su musei, mostre da visitare e guide ad uno consapevole dei social.
La capacità “assorbente” dell’intrattenimento virtuale, rappresenta, negli ultimi anni, una preoccupazione non indifferente per la Cina, che iniziava già nei mesi scorsi a limitare la possibilità di giocare a videogiochi online. Nel paese, è infatti adesso impossibile scegliere per un/a minore tempo da spendere per il gaming e fascia oraria in cui collegarsi a qualsiasi piattoforma. Sarà possibile giocare online soltanto per 3 ore alla settimana, dalle 20:00 alle 21:00 e dal venerdì alla domenica. Una rivoluzione importante, viste le strutture di determinati videogames che pretendono sessioni di gioco molto lunghe.
Le politiche di controllo della salute mentale degli/le utenti da parte del PCC e, di conseguenza, della ByteDance, hanno un effetto importante sulla vita di giovani cinesi, abituati/e a poter fruire di uno dei pochi social concessi all’interno dello stato in maniera effettivamente totalizzante, data la capacità dell’applicazione di rendere contenuti virali e di proporre all’utente, tramite un algoritmo che favorisce quelle “bolle di filtraggio” che propinano alla persona attiva sul social contenuti non solo relativi ai propri follow, ma anche ai propri interessi, a persone estremamente lontane da noi, ma connesse alla nostra quotidianità proprio grazie alle preferenze espresse durante la navigazione. La forza di Tik Tok è proprio quella offrire, nell’algoritmo, anche video poco proficui, ma interessanti per l’iscritto/a e di rendere, grazie ai metodi di editing estremamente semplici, chiunque capace di entrare all’interno dei meccanismi di alta diffusione.
La filtrazione dei contenuti dell’azienda, in collaborazione con il Partito, ha quindi un duplice effetto: da una parte, si assiste al proliferare di informazioni, meme, sovrapposizioni di senso, video che creano infinite connessioni, linee di narrazioni precise ed efficaci che creano effetti in ogni parte del mondo (emblematico la spauracchio creato dalla fanbase dei BTS al comizio di Trump), dall’altro l’influenza socio-politica spinge la governance del colosso ad impedire che determinate tematiche possano diffondersi in larga scala. Impossibile non citare l’accusa alla ByteDance di aver collaborato con il PCC per nascondere le informazioni di denuncia presenti sul Tik Tok riguardanti i campi di detenzione e rieducazione degli uiguri nello Xinjiang, censura evitata da una celebre Tik Toker che ha diffuso informazioni in un Tik Tok fingendo di truccarsi in video e che ha poi sdoganato l’informazione sul tema. Non mancano le proteste di numerose creators eliminate dal social in maniera inaspettata a causa della presenza nei loro account di link del loro OnlyFans, nonostante non ci fossero contenuti espliciti sul loro profilo. Il social cinese rappresentava, anche per chi produceva contenuti relativi all’educazione sessuale, un “posto” molto più libero rispetto ad instagram, che propone restrizioni spesso eccessive per l’uso di determinate espressioni collegate alla tematica. Anche i videogiochi cinesi stanno subendo, come annunciato dal governo, l’epurazione di possibili figure “ambigue” all’interno dei giochi: gli uomini troppo “effemminati” secondo i canoni di alcuni membri estremamente conservatori del Partito, rappresentano un problema per l’educazione giovanile.
Le azioni della ByteDance agiscono in maniera diretta sulla vita di un/a adolescente cinese: se il dictat del tempo rappresenta un modo, seppur coercitivo, per evitare la dipendenza da internet, l’associazione tra limitazione d’accesso e limitazione dei contenuti è lo specchio di quanto la presenza di minori più consapevoli sulla piattaforma, attivi politicamente e consci del mezzo a loro disposizioni sia considerato un problema da arginare. Tik Tok sta diventando, in Cina (e non) un social pericoloso per gli/le adolescenti, usato da adolescenti “pericolosi” per le narrazioni che propongono.
Maria Vittoria Santoro