2 Dicembre 2022
Quella del 2 dicembre 2022 sarà un’altra giornata di sciopero generale. Già preannunciata da quello verificatosi l’11 novembre e indetto dall’Unione Sindacale di Base (USB) a cui avevano aderito molte aziende di trasporti a livello nazionale e regionale. L’ultima manifestazione del 2022 non è di certo una sorpresa e stavolta toccherà tutti i settori pubblici e privati. Ad aderire alla protesta sono Cub, Cib Unicobas, Confederazione Cobas, Sgb, Sicobas, Usb e Usi Cit spinti dal dissenso per le manovre economiche del governo e per la pace sul fronte della guerra in Ucraina, per stipendi, diritti, pensioni adeguate, sanità e scuola. “Giù le armi, su i salari!”: è lo slogan che accompagnerà questo primo venerdì di dicembre.
L’Organizzazione Sindacati Autonomi e di Base (OrSA), in una lunga istanza indirizzata alle maggiori cariche di governo, ha reso note le motivazioni della proclamazione dello sciopero tra cui spiccano: rinnovo dei contratti con conseguente aumento dei salari; introduzione del salario minimo (12 euro l’ora); investimenti economici per la scuola, la sanità pubblica e i trasporti; tutela della salute, parità salariale contro ogni forma di oppressione e descriminazione; introduzione del reato di omicidio sul lavoro; il diritto allo sciopero; l’introduzione di una nuova politica energetica che utilizzi fonti rinnovabili. Questi sono solo alcuni dei punti rivendicati e sottoscritti dai/lle segretari/e generali dei sindacati.
I sindacati si pongono contro l’autonomia differenziata che non farebbe altro che incrementare le divisioni e il divario tra Nord e Sud, le privatizzazioni e il sistema di appalti rafforzati dal DDL Concorrenza per avvantaggiare imprese e speculatori. Prese di posizioni unanime per tutti/e gli/le addetti/e ai settori pubblici e privati che con il loro lavoro rappresentano la forza motrice di un’intera nazione.
A differenza di quello di novembre durato 4 ore, questa volta lo sciopero è stato proclamato per 24 ore e avrà modalità diverse per regione e settore. Punto d’interesse comune è sicuramente l’ambito dei trasporti che creerà numerosi disagi per gli spostamenti quotidiani, scolastici, universitari e lavorativi. Trattandosi di un sindacato autonomo, saranno personalmente gli/le adetti/e al servizio di trasporto pubblico e privato a decidere se aderire o meno allo sciopero. All’interno del sito ufficiale Gruppo FS Italiane, selezionando la regione interessata, si potranno consultare le linee e i treni corrispondenti nelle fasce orarie garantite dalle ore 6.00 alle 9.00 e dalle 18.00 alle 21.00. Le aziende BusItalia garantiranno il servizio nelle ore di maggiore fruizione dalle ore 6.30 alle ore 9.00 e dalle ore 13.00 alle ore 16.30. AirCampania dalle 6.00 alle 8.00, dalle 13.00 alle 15.00 e dalle 17.00 alle 19.00. Eav dalle 6.00 alle 8.00 e dalle 13.00 alle 17.00. Non è esclusa l’eventuale cancellazione di voli tra cui quelli della compagnia aerea Vueling, dei servizi marittimi e di taxi. Per tutti/e i/le pendolari sarà sicuramente una giornata difficile da affrontare su ogni fronte.
Oltre al blocco dei servizi di trasporto, eventuali assenze del personale Ata e docente all’interno dei plessi scolastici e del personale sanitario, sono previste anche delle manifestazioni nelle principali città tra cui Milano, Genova, La Spezia, Torino, Firenze, Sassari, Trento, Palermo, Catania, Reggio Emilia, Bologna e Napoli. L’OrSA, esponente maggiore dello sciopero, dà appuntamento a tutti i sindacati e i/le lavoratori/trice alla manifestazione prevista a Roma per sabato 3 dicembre.
“A fronte del forte peggioramento delle condizioni economiche che ha portato a un aumento generalizzato dei prezzi di tutti i beni di prima necessità e delle bollette di luce e gas, i sostegni messi in campo dal precedente governo si sono rivelati assolutamente insufficienti, come la linea di intervento messa in campo dalla neo eletta presidente del Consiglio che si muove nella stessa direzione. I redditi in Italia non crescono. È un dato di fatto che i salari del nostro Paese, unico tra quelli Ocse, sono più bassi rispetto a quelli di 30 anni fa. A questo si aggiunge l’esplodere di un’inflazione a due cifre, che sta spingendo altri milioni di persone sotto la soglia di povertà”.
L’attuale situazione politica ed economica impone un approccio risolutivo nei confronti delle difficoltà vissute dalla categoria dei/lle lavoratori/trici del settore dei trasporti. Le varie misure messe in atto, tra cui quella del bonus di 60 euro, si sono rivelate insufficienti e non modificative della situazione attuale. Il secondo sciopero, in meno di un mese, deve essere un monito per una gestione tempestiva ed efficace dell’emergenza economica del settore dei trasporti. Lo si deve anche ai/alle pendolari, che hanno la necessità di raggiungere i luoghi di lavoro e di studio in sicurezza e in tranquillità. I trasporti sono una parte fondamentale dell’organizzazione produttiva e sociale, lasciarli indietro significa lasciare indietro un pezzo importante del paese.